giovedì 28 novembre 2013

LETTERA A GESU’ CHE NASCE di don Tonino Bello




Risposta alle tante tue lettere che non ho mai letto


Caro Gesù,
voglio scrivere a te. Per tanti motivi. Prima di tutto, perché so che tu mi leggerai di sicuro e la mia lettera non rischierà di finire come le tue. Ce ne hai scritte tante, e sono tutte lettere d’amore, ma noi non le abbiamo neppure aperte. Nel migliore dei casi, le abbiamo scorse frettolosamente e con aria annoiata.

Poi, perché so che tu non ti fermi all’analisi estetica di ciò che dico. Tu vai sempre al nocciolo, o alla radice, e sei imbattibile a leggere sotto le righe. E anche stavolta, ne sono certo, sotto le righe sai scorgere il mio cuore gonfio di paure e di speranze, di preoccupazioni e di tenerezze.

Poi, perché tu rispondi sempre, e non passi mai nulla sotto silenzio. Non c’è volta che tu ti rifiuti di ricambiare il saluto o di accusare ricevuta. Con gli altri, lo sai, non sempre è così. Più che la ricevuta, sembra che accusino il colpo.

Ma, soprattutto, scrivo direttamente a te, perché so che a Natale ti incontrerai con tantissime persone che verranno a salutarti. Tu le conosci ad una ad una. Beato te, che le puoi chiamare tutte per nome. Io non ci riesco.

Dal momento, però, che passeranno a trovarti, se non nell’eucaristia e nei sacramenti almeno nel presepe, perché non suggerisci loro, discretamente, che non te ne andrai più dalla terra e che, pur trovandoti altrove per i tuoi affari, hai un recapito fisso nella tua Chiesa, dove ti potranno incontrare ogni volta che lo vorranno?

E, a proposito di recapito, non pensi che la tua Chiesa, il cui grembo hai deciso di abitare per sempre dopo aver abitato per nove mesi quello di tua Madre, abbia bisogno di qualche restauro?

Si tratterà, caro Signore, di restauri costosi, perché da ricca deve diventare povera, da superba deve divenire umile, da troppo sicura deve imparare a condividere le ansie e le incertezze degli uomini, da riserva per aristocratici deve divenire fontana del villaggio.

Chi è profano in certe faccende pensa che sia restauro quasi senza spese, sottocosto, perché si tratta di ridurre invece che di accrescere. Invece io so che occorre uno di quegli stanziamenti fortissimi della tua grazia, perché, se no, non se ne farà nulla.

Visto che mi sono messo sulla strada delle raccomandazioni, posso approfittare dell’amicizia per fartene qualche altra?

Aiuta me e tutti i miei fratelli sacerdoti a lasciarci condurre dallo Spirito, che è Spirito di libertà e non di soggezione. Spirito di giustizia e non di dominio, Spirito di comunione e non di rivalità, Spirito di servizio e non di potere, Spirito di fratellanza e non di parte.

Dona ai laici della nostra Chiesa la gioia di te, che fai nuove tutte le cose. Ispira in essi i brividi dei cominciamenti, le freschezze del mattino, l’intuito del futuro.

Esorcizza nelle nostre comunità la paura del vuoto, l’impressione che si campi solo sulle parole, il sospetto che, di ardito, amiamo solo le metafore.

Metti nel cuore di chi sta lontano una profonda nostalgia di te.

Asciuga le lacrime segrete di tanta gente, che non ha il coraggio di piangere davanti agli altri. Entra nelle case di chi è solo, di chi non attende nessuno, di chi a Natale non riceverà neppure una cartolina e, a mezzogiorno, non avrà commensali. Gonfia di speranze il cuore degli uomini, piatto come un otre dissecato dal sole

Ricordati dei ragazzi dell’Istituto *** che non andranno a casa perché nessuno li vuole. Ricordati della famiglia *** che abita in via ***, a Molfetta, e sono otto in una stanza senza luce. Ricordati dei quattro vecchietti che dormono nelle celle di un ex convento a Ruvo, col cartone al posto dei vetri alla finestra. Ricordati di Giovanni che si droga e ogni tanto mi telefona di notte per dirmi che sta male. Ricordati di Antonella lasciata dal marito. Ricordati di tutti i poveri e gli infelici, i cui nomi hanno trovato accoglienza sterile solo sulla mia agenda, ma non ancora nel mio impegno di vescovo, chiamato a presiedere alla carità. Ricordati, Signore, di chi ha tutto, e non sa che farsene: perché gli manchi tu.

Buon Natale, fratello mio Gesù, che oltre a vivere e regnare per tutti i secoli, muori e sei disprezzato, minuto per minuto, su tutta la faccia della terra, nella vita sfigurata degli ultimi.

  Tonino Bello

venerdì 22 novembre 2013

Quando si ama tutto è possibile...






Amore: piccole accortezze per scongiurare la crisi




di Carlotta Quadri
Si dice che quando una coppia scoppia, c’è sempre una delle due parti che non si sarebbe aspettata la rottura. Ho pensato per molto tempo che fosse un’affermazione stupida e superficiale poiché, mi dicevo, non è possibile che non ci si accorga che l’altro non ci ami più. Eppure, negli anni, mi sono resa conto di quante volte le persone, forse in nome del quieto vivere, fanno di tutto per negare che vi sia una crisi e dunque, quando si lasciano, solitamente si sente dire a uno dei due che non si aspettava assolutamente che accadesse.

Il primo segreto in amore credo sia quello di riuscire a captare i segnali dell’altro, prima che le incomprensioni diventino crateri troppo grandi da colmare.
Quando si è piccoli, si pensa generalmente ai propri genitori come a due persone risolte, si invidiano per aver lasciato alle spalle gli anni tormentati dell’adolescenza e per avere un amore consolidato. Convinti che la decisione di stare insieme tutta la vita, di fare dei figli, di costruire un futuro insieme sia il punto di arrivo dopo il quale, presa una decisione tanto importante, sarà tutto più facile. Non si immagina minimamente che possa essere, al contrario, un punto di partenza. Un inizio per un lavoro su se stessi, sul sentimento, sulla propria crescita. Un’evoluzione che porta necessariamente a dei cambiamenti strutturali del proprio carattere dove le certezze categoriche tipiche della gioventù, lasciano il posto a moltissime sfumature di grigio.

Il secondo segreto credo sia proprio cercare il più possibile di condividere questi mutamenti con l’altro. Per non farlo restare indietro, per crescere insieme, spiegando perché e su cosa abbiamo cambiato idea. Cosicché possa continuare a capirci, prima di ritrovarsi un estraneo al fianco. Senza pretendere che intuisca da solo e senza addossargli la colpa di non aver capito un percorso tanto complicato anche per noi.
Occorre impegno certo, ma soprattutto, voglia.
Nell’immediato, così come è più facile dire a un figlio un sì rispetto a un no, è certamente più comodo evitare lo scontro. Ci vuole tanta pazienza nel tornare a casa e, magari dopo una giornata di lavoro estenuante, mettersi a tavolino a discutere su dissapori e incomprensioni della coppia.

Il terzo segreto credo sia non pensare che lasciando correre, insabbiando le insofferenze, queste passino come sono venute. Un giorno ci si potrebbe ritrovare, senza capire come ci si è arrivati, a provare quel fastidio alla bocca dello stomaco anche solo per come l’altro tiene la forchetta, sta seduto a tavola, o lava i denti.
Sottovalutare i segnali di insoddisfazione può essere molto pericoloso (nervosismi e sciocchezze a parte). Vero é che le donne nel manifestarli possono essere davvero esageratamente criptiche. Per un uomo, abituato generalmente a essere più lineare e dunque a pensare che tutto vada bene fino a quando non sia posto di fronte a un problema effettivo, può essere molto difficile accorgersene.
Quindi se siete donne, cercate di esternare i vostri malumori senza pretendere che il vostro lui abbia la palla di vetro, se invece siete uomini, quando la vostra donna, scherzando o velatamente, vi muove una critica, non risolvete la questione nella vostra testa con un “le passerà”.
Per quanto possa essere noioso e senza importanza per voi, se lo è per lei…



Scritto da Carlotta Quadri, Giornalista, autrice e speaker radiofonicaMentre frequenta la Bocconi, capita per caso in radio. Il giorno dopo, come accade nei film, è in onda. Lascia un anno più tardi per concludere gli studi in economia e, una volta laureata, diventa giornalista professionista. Dopo aver collaborato con diverse testate, torna al primo amore: la radio.In questo blog, riesce a realizzare il sogno di coniugare le sue due grandi passioni..

martedì 19 novembre 2013

sono innamorato della donna del mio amico




Troppo facile dire sono innamorato della donna del mio amico 


di Carlotta Quadri

Oggi un ragazzo, sposato con figli, ha chiesto consiglio a noi di Tutto Esaurito perché non sa come fare poiché innamorato della donna del suo migliore amico (sposati con figli), che ricambia i suoi sentimenti.
Mi sembra di sentirle le voci di quelli che diranno, leggendo questo post, che in amore non ci sono regole, che una volta che hai la fortuna di provare quel sentimento tanto anelato, lo devi vivere fino in fondo. Beh, non sono d’accordo.
Quante probabilità ci sono che l’uomo della nostra amica sia proprio quel Lui o, come in questo caso, la donna della nostra vita? Con sette miliardi di persone su questo pianeta, quanti casi di vero amore per la stessa donna (o uomo), da parte di due persone che si conoscono da sempre, ci saranno che sanciranno realmente che quell’unico individuo, sia proprio l’altra metà della mela?
Se si potesse avere per un secondo la sfera di cristallo e si riuscisse a sbirciare il futuro vedendo la sofferenza, i sensi di colpa e le lacrime che un nostro gesto potrebbe portare, sarebbe tutto più facile, certo.

«Ma così non è.»
E allora bisognerebbe riuscire ad essere saggi al punto da riuscire ad allontanarsi dalle situazioni pericolose in tempo, senza alimentare fantasie che hanno poco a che fare con l’amore, ma piuttosto con il proprio egoismo.
È troppo facile trincerarsi dietro all’innamoramento a cui, proprio non si può rinunciare.
Nell’arco di una vita è facile provare l’infatuazione per qualcuno per cui non avremmo dovuto provare sentimenti, vuoi perché eravamo impegnati, vuoi perché era impegnata l’altra persona, o ancora, perché non eravamo ricambiati. Fa male, certo. Ma quel sentimento, se si ha il coraggio e la voglia di non concentrarsi esclusivamente su noi stessi, passa.
Non è amore. È incaponimento. Voglia di avere ciò che non possiamo ottenere.
L’amore, anche se spesso si confonde, non è sinonimo di infatuazione, attrazione fisica, frustrazioni di coppia, voglia di evasione o ricerca di un pizzico di pepe in una vita monotona.
Ci sono momenti nell’esistenza di un adulto in cui si è chiamati a far vedere chi si è. Si tratta di dimostrare se siamo esclusivamente individui in preda a pulsioni animalesche proprie della nostra natura o persone.
Con un cuore e dei valori. Come l’amicizia. 


Scritto da Carlotta Quadri, Giornalista, autrice e speaker radiofonica
Mentre frequenta la Bocconi, capita per caso in radio. Il giorno dopo, come accade nei film, è in onda. Lascia un anno più tardi per concludere gli studi in economia e, una volta laureata, diventa giornalista professionista. Dopo aver collaborato con diverse testate, torna al primo amore: la radio.In questo blog, riesce a realizzare il sogno di coniugare le sue due grandi passioni.
Dal Blog.vanityfair.it, Carlotta Quadri

lunedì 18 novembre 2013

Per trovare la serenità







Siamo all'Università di Berkley, in California. Un professore della Facoltà di Psicologia fa il suo ingresso in aula, come ogni martedì. Il corso è uno dei più gremiti e decine di studenti parlano del più e del meno prima dell'inizio della lezione. Il professore arriva con il classico quarto d'ora accademico di ritardo. Tutto sembra nella norma, ad eccezione di un piccolo particolare: il prof. ha in mano un bicchiere d'acqua.



Nessuno nota questo dettaglio finché il professore, sempre con il bicchiere d'acqua in mano, inizia a girovagare tra i banchi dell'aula. In silenzio. Gli studenti si scambiano sguardi divertiti, ma non particolarmente sorpresi. Sembrano dirsi: "Eccoci qua: oggi la lezione riguarderà sicuramente l'ottimismo. Il prof. ci chiederà se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Alcuni diranno che è mezzo pieno. Altri diranno che è mezzo vuoto. I nerd diranno che è completamente pieno: per metà d'acqua e per l'altra metà d'aria! Tutto così scontato!".

Il professore invece si ferma e domanda ai suoi studenti: "Secondo voi quanto pesa questo bicchiere d'acqua?". Gli studenti sembrano un po' spiazzati da questa domanda, ma in molti rispondono: il bicchiere ha certamente un peso compreso tra i 200 e i 300 grammi. Il professore aspetta che tutti gli studenti abbiano risposto e poi propone il suo punto di vista: "Il peso assoluto del bicchiere d'acqua è irrilevante. Ciò che conta davvero è per quanto tempo lo tenete sollevato". Felice di aver catturato l'attenzione dei suoi studenti, il professore continua: "Sollevatelo per un minuto e non avrete problemi. Sollevatelo per un'ora e vi ritroverete un braccio dolorante. Sollevatelo per un'intera giornata e vi ritroverete un braccio paralizzato".

Gli studenti continuano ad ascoltare attentamente il loro professore di psicologia: "In ognuno di questi tre casi il peso del bicchiere non è cambiato. Eppure, più il tempo passa, più il bicchiere sembra diventare pesante. Lo stress e le preoccupazioni sono come questo bicchiere d'acqua. Piccole o grandi che siano, ciò che conta è quanto tempo dedichiamo loro. Se gli dedichiamo il tempo minimo indispensabile, la nostra mente non ne risente. Se iniziamo a pensarci più volte durante la giornata, la nostra mente inizia ad essere stanca e nervosa. Se pensiamo continuamente alle nostre preoccupazioni, la nostra mente si paralizza." Il professore capisce di avere la completa attenzione dei suoi studenti e decide di concludere il suo ragionamento: "Per ritrovare la serenità dovete imparare a lasciare andare stress e preoccupazioni. Dovete imparare a dedicare loro il minor tempo possibile, focalizzando la vostra attenzione su ciò che volete e non su ciò che non volete. Dovete imparare a mettere giù il bicchiere d'acqua".
Da Ritagli, Qumran.net

domenica 17 novembre 2013

Ogni giorno un passo avanti e...un sorriso










Ogni giorno bisogna fare almeno un passo avanti nella via dell'amore,
non ha importanza quanto lungo perché può essere quello del bimbo
o quello del gigante, ma in ogni giorno massimo sia lo sforzo per andare avanti
con impegno e con volontà.
(G.G)




Sappi sorridere molto, giacché il sorriso
crea un ambiente.


                                                          


venerdì 15 novembre 2013

Un fiore, una lacrima, una preghiera



Un fiore presto appassisce





Una lacrima presto l'asciuga il vento






 

Una preghiera la raccoglie Dio 

Sant'Agostino

lunedì 4 novembre 2013

La pace , quella vera, è un dono di Dio






SPEZZATI IN QUATTRO PER LA PACE
don Tonino Bello



Prega per la pace. La pace vera, quella totale, completa, è un dono di Dio. Non è solo frutto degli sforzi umani. Se tu la implorerai come dono di Dio, la pace diventerà anche storicamente possibile, politicamente raggiungibile e diplomaticamente realizzabile.

Allenati al dialogo. Fin da ora. Con i genitori. Con gli educatori. Con i compagni. Con chi non la pensa come te. Combatti contro la corsa alle armi. Grida a tutti che è una cosa ingiusta fabbricare armi mentre la gente muore di fame.

Cambia il tuo cuore. È dal cuore vecchio che nasce la guerra. Chiedi al Signore che ti tolga il cuore di pietra e te ne dia uno di carne.

Educati alla pace. Si, perché la pace è anche un’arte che si impara. Non basta lo slogan. Non basta una marcia. Non basta un cartello. Ci vuole lo studio. Occorre il confronto. Occorre soffrire. Ti sarà necessario anche prendere posizione: l’equilibrismo non è il modo giusto per difendere la pace.

Per la pace fatti in quattro pure tu! Ce la farai!