martedì 18 giugno 2013

Chiesa e Famiglia 5: Amare i propri figli





Amare: sembra la cosa più naturale del mondo, invece non lo è!


Rileggendo questo articolo che propongo per genitori e operatori di catechesi sono venute in mente le parole di Papa Francesco rivolte alle religiose: “ Siate madri non zitelle”.

Le madri amano, le zitelle forse…

L’amore che tutto regge, così inizia Pino Pellegrino il suo articolo,  pubblicato nel Bollettino Salesiano di Maggio. Non potrebbero esserci parole più appropriate da comunicare ai genitori dei ragazzi, ai catechisti e operatori di catechesi: Amate i vostri figli, i vostri ragazzi sapendo che l’amore tutto regge. Ma sappiamo amare veramente?
                          





             



 Amare i propri figli di Pino Pellegrino

L’amore che tutto regge.

Dunque, amare il figlio!
Sembra la cosa più naturale del mondo, invece non lo è! Quanti errori si commettono credendo di far del bene!
Aveva ragione il famoso pediatra, che già conosciamo, Marcello Bernardi (1922-2001): "Non è vero che i propri figli si amano perché sono i nostri. Si amano perché si impara ad amarli".
L'amore è un'arte, ci ricordava lo psichiatra tedesco Erich Fromm (1900-80) in un suo celebre libro: 'L'arte di amare' (1956).
Ebbene chi va a scuola per imparare tale arte, viene a conoscere tante cose.
La prima è la distinzione tra ciò che è amore e ciò che amore non è.


Vediamo.
Amare non è strafare
È saggio il proverbio che recita: "La madre troppo valente fa la figlia buona a niente". Dunque, per essere subito concreti: volete fare qualcosa di più per i vostri figli?
Fate qualcosa di meno! Alcune indagini ci dicono che oggi sette ragazzi su dieci sono 'malati di troppo amore'!


Amare non è intronizzare il figlio
Ancora Erich Fromm avvertiva: "Amare significa sostenere qualcuno, non cadere ai suoi piedi!".


Amare non è pensare che sia proibito proibire
Il permissivismo sta all'amore come l'aceto sta al vino, come la sabbia sta alla farina.
L'amore vero è robusto, esigente. Il padre che si impone al figlio: "No, senza casco non vai in moto, per nessuna ragione!", a conti fatti, lo abbraccia!
Ma, insomma, che cos'è l'amore pedagogico?
Amare è accettare il figlio
È dargli la sensazione che si è contenti che ci sia, che sia così com'è è fargli percepire che la sua presenza non pesa, che lo si vuole fino in fondo, senza condizioni. In una parola, amare è dire al figlio: "Tu conti tutto per noi!".


Amare è rinunciare al possesso
I figli sono come le navi: le navi non sono fatte per stare in porto, ma per prendere il largo. Applicando a noi, amare è tagliare, al più presto, il cordone ombelicale.
La cosa non è per niente facile.
Vi sono genitori che temono che il figlio cresca uomo. Lo vorrebbero eterno bambino per poter coccolarlo e vezzeggiarlo per tutta la vita.
Altri cadono nella tentazione del super protezionismo: "Mettiti la maglia, togliti la maglia; sta' al sole, non stare al sole!; a Gennaio non si esce perché fa freddo, a Febbraio c'è il pericolo di raffreddarsi, a Marzo c'è il vento, ad Aprile il primo sole, a Maggio l'allergia"...
No, questo non è amore, questo è soffocamento, freno, incatenamento.


Amare è attrezzare il figlio
È attrezzarlo perché possa gestirsi da solo, camminare sulle proprie gambe, volare con le proprie ali.
Chi ama i fiori, non li calpesta, né li coglie per sé, ma li lascia crescere, liberi e belli, nei prati del mondo

. Amare è rendersi amabili
Se attrezzare il figlio perché sappia vivere da uomo è l'aspetto più alto dell'amore pedagogico, rendersi amabili è l'aspetto più simpatico.
Rendersi amabili, infatti, vuol dire renderci abbracciabili, accoglienti, solari.
Renderci amabili vuol dire dare una ripassatina al nostro carattere forse attaccabrighe, tortuoso, diffidente, acido, freddo, variabile, per rivestirsi di un 'io' festivo, colloquiale, vibratile e tenero, attento e generoso.

 
Una persona tutta amabile educa anche senza saperlo, anche senza volerlo. Contagia, irradia fattori di crescita. Insomma, ama nel senso più puro e più alto.
Ecco il vero amore pedagogico!
Se è così, l'augurio più indovinato che possiamo fare ad un bambino non è quello di essere il più bello, il più ricco, il più famoso, ma di essere il più amato. Nel modo giusto!


Allora - solo allora! - ringrazierà d'esser nato.



PRENDO NOTA


• Con l'amore non si gioca. Con l'amore si vive e si fa vivere.
• Non c'è cura senza cuore.
• 'Accorgersi' è una gran bella parola: significa 'far salire al cuore'. Il bambino sopporta tutto, tranne una cosa: l'indifferenza.
• Se manca l'amore, la casa diventa uno spogliatoio per cambiare gli abiti, un dormitorio per andare a dormire, una trattoria ove si mangia brontolando e si esce senza pagare il conto.
• I bisogni del bambino hanno nomi semplici: pane, casa, vestiti e coccole.
• L'educatore indifferente non dà mai niente.
• Una parola calda riscalda tre stagioni fredde.



IL COLLO DELLA BOTTIGLIA
"La maggioranza degli alcolizzati si attacca al collo della bottiglia perché, da piccoli, non hanno potuto attaccarsi al collo della mamma" (Riflessione di un medico psicologo).

Alla fidanzata


Il poeta cileno Pablo Neruda (1904-73) così scriveva alla fidanzata: "Vorrei fare di te quello che fa la primavera con i ciliegi. Vorrei farti fiorire!".

 
Questo è amore pedagogico allo stato puro!
Amare il figlio è aiutarlo a fiorire!



BOLLETTINO SALESIANO MAGGIO 2013






Beata la famiglia in cui Dio...

Beata la famiglia
Beata la famiglia
il cui Dio è il Signore,
e che cammina
alla sua presenza.

Beata la famiglia
fondata sull'amore
e da esso fa scaturire
parole, gesti, decisioni.

Beata la famiglia
aperta alla vita,
che accoglie i figli
come un dono,
valorizza gli anziani,
aiuta i poveri e i sofferenti.

Beata la famiglia
che prega insieme
per lodare il Signore,
per affidargli la propria vita.

Beata la famiglia
che trova il tempo per
dialogare e fare festa insieme.

Beata la famiglia
dove regna la pace,
e la porta nel mondo.

Beata la famiglia
in cui vivere è gioia,
allontanarsi è nostalgia,
tornare è festa.
Da Tina Maione in Amantidellaparola