giovedì 31 gennaio 2013

La cosa più bella del papà





Il papà chiede ad Alessio, 5 anni:
" Che cosa ti piace di più del papà?"
E Alessio, dopo aver riflettuto un po', rispose:
"La mamma".





"Quand'è che  ti accorgi che la tua famiglia va bene?", chiesero ad una bambina.
" Quando vedo papà e la mamma che si danno i bacetti", rispose.


I genitori non devono nascondersi nell'armadio per darsi i bacetti.

 Ogni volta che manifestano l'amore che li unisce, i bambini si sentono inondati di calda e gioiosa fiducia. 

Sanno bene che l'amore reciproco dei genitori 

è l'unica roccia solida su cui possono costruire la loro vita
.
Bruno Ferrero in "C'è qualcuno lassù", ELLEDICI










lunedì 28 gennaio 2013

Don Antonino Bello, la sua malattia, il suo calvario



Questa è una testimonianza di don Tonino Sofferente, la sua malattia, il suo calvario che diventano

 speranza e opera di salvezza ,

 sorgente della fede, luogo della fede.




Il calvario, testo di un’omelia dettata e fatta leggere durante la messa crismale del giovedì santo, 8 aprile 1993.

Il calvario è lo scrigno nel quale si concentra tutto l’amore di Dio.

Quando io sento dire che la croce, manifestazione suprema dell’amore di Dio, è una crudeltà che ha inventato il Signore… quando sento dire che non deve il Signore far soffrire coloro che ha creato per amore… quando sento dire che il Signore è duro con noi… io mi sento male, perché non è così.
La croce è la manifestazione, è l’epifania più alta dell’amore di Dio per noi. Ha mandato il Suo Figlio sulla croce perché ci togliesse tutti i nostri peccati, ci redimesse, ci rendesse puri.
Anche noi sulla croce rendiamo più pura l’umanità e più buono il mondo.

Anche il letto del nostro dolore dovrebbe essere fontana di carità. Ognuno dovrebbe dire: “Signore, io non soltanto mi affido a te e sono felice di partecipare a questa operazione della carità in cooperative con te, ma Ti ringrazio di questo privilegio". Perché tra gli operai scelti, tu hai preso proprio me. Mi hai chiamato per nome perché io collabori con la tua opera di salvezza…
…Coraggio! La nostra sofferenza non è inutile. Il nostro dolore alimenta l’economia sommersa della grazia…

…Il calvario non è soltanto la fontana della carità, ma anche la sorgente della speranza…
…Speranza significa forza di rinnovare il mondo, forza di cambiare le cose… E’ proprio dal calvario che si diparte la speranza. Il mondo può cambiare. E noi che siamo ammalati o che siamo vittime di tante sofferenze morali, noi possiamo contribuire a cambiare il mondo. Con grande fiducia, appoggiando il nostro capo sul capo di Gesù che rantola sulla croce…
…Riconciliamoci con la speranza!...

…Il Calvario non è soltanto la fontana della carità. Non è solo l’acquedotto della speranza, ma è anche la sorgente della fede…Fede vuol dire abbandono…
…Il Calvario è il luogo della fede. Ma anche il nostro piccolo calvario, quello che si racchiude nel perimetro di quattro pareti, deve essere il luogo della fede, della fiducia, del nostro abbandono in Dio.
C’è una preghiera molto bella di Charles de Foucault, che traduce questo abbandono. Io avevo paura quando stando in buona salute, ogni sera la ripetevo. Adesso che sto ammalato la dico con gioia.


“Padre mio, io mi abbandono a Te,
fa' di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me,
ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto,
purché la tua volontà
si compia in me
e in tutte le tue creature.
Non desidero niente altro, Dio mio;
rimetto l'anima mia nelle tue mani
te la dono, Dio mio,
con tutto l'amore del mio cuore,
perché ti amo.
Ed è per me un'esigenza d'amore
il darmi,
il rimettermi nelle tue mani,
senza misura,
con una confidenza infinita,
poiché Tu sei il Padre mio”.

E’ una preghiera che sa di gioia, di luce, di pace, di conforto non soltanto per noi, ma anche per coloro che stanno bene e non hanno problemi…
…E quando la gente viene da noi e ci dice, come le vergini stolte, "on abbiamo più olio" noi possiamo rispondere:
“ Non vi preoccupate, venite nel nostro frantoio, ne abbiamo a quantità per voi e per tutti”.

Don Antonino Bello in “Ti voglio bene” ed. la meridiana.





sabato 26 gennaio 2013

La fede: a volte basta poco...



 

 

La fede 

I campi erano arsi e screpolati dalla mancanza di pioggia.
Le foglie pallide e ingiallite pendevano penosamente dai rami.
L'erba era sparita dai prati.
La gente era tesa e nervosa, mentre scrutava il cielo di cristallo blu cobalto.
Le settimane si succedevano sempre più infuocate.
Da mesi non cadeva una vera pioggia.
Il parroco del paese organizzò un'ora speciale di preghiera nella piazza davanti alla chiesa per implorare la grazia della pioggia.
All'ora stabilita la piazza era gremita di gente ansiosa, ma piena di speranza.
Molti avevano portato oggetti che testimoniavano la loro fede.
Il parroco guardava ammirato le Bibbie, le croci, i rosari.
Ma non riusciva a distogliere gli occhi da una bambina seduta compostamente in prima fila.
Sulle ginocchia aveva un ombrello rosso.

 (don Bruno Ferrero)
                                                                                                                      Fonte: C'è qualcuno lassù









La bontà cambia i cuori 

Un vecchietto che da molto tempo si era allontanato dalla Chiesa, un giorno andò dal parroco. Sperava di essere aiutato finalmente a risolvere i suoi problemi di fede. Quando entrò nella canonica, c'era già una persona a parlare con lui. Il sacerdote intravide il vecchietto in piedi in corridoio, e subito, uscì a portargli una sedia.
Quando l'altro si congedò, il parroco fece entrare il vecchio signore.
Conosciuto il problema, gli parlò a lungo e dopo un fitto dialogo, l'anziano, soddisfatto, disse che sarebbe tornato alla Chiesa. Il parroco, contento, ma anche un po' meravigliato, gli chiese: «Senta, mi dica, di tutto il nostro incontro, qual è l'argomento che più l'ha convinta a tornare a Dio?»
«Il fatto che sia uscito a portarmi una sedia», rispose il vecchietto.


 (don Bruno Ferrero)
Fonte: C'è qualcuno lassù 



                                                              La fede è credere, 
                                       avere fiducia.  
       La fede è testimonianza







 

mercoledì 23 gennaio 2013

Quando dico "Sono un Cristiano"



Quando dico "Sono un cristiano", non lo dico per...




Quando dico "Sono un Cristiano", non sto gridando: "Ho una vita immacolata, senza peccati". Sto sussurrando: "Ero perso, ma sono stato ritrovato e perdonato ponendo fede alle parole di Gesù. Nel passare sopra alle offese, vengo a mia volta perdonato di quelle che involontariamente cagiono agli altri.
(Matteo 6:14)".

Quando dico "Sono un Cristiano", non lo dico per vantarmi, ma confesso di essere imperfetto, un peccatore salvato per grazia e di aver bisogno di Cristo come guida. 
(Matteo 23:10).

Quando dico "Sono un Cristiano", non confido nella mia forza ed intelligenza, ma confesso la mia debolezza e di aver bisogno della Sua forza e sapienza per proseguire nel cammino. 
(2° Corinzi 12:10).

Quando dico "Sono un Cristiano", non mi vanto dei successi che alimentano ed inorgogliscono il mio io, ma ammetto i miei fallimenti e dichiaro il mio bisogno di Dio per lavare la mia sozzura, le mie iniquità, mediante il sacrificio di Gesù alla croce 
(1° Giovanni 1:7).

Quando dico "Sono un Cristiano", non affermo di essere perfetto, le mie mancanze sono evidenti; ma confido nell'opera del Suo Santo Spirito nel mio cuore e nella certezza che, per Dio, ne valgo la pena e sono prezioso agli occhi Suoi 
(Isaia 43:4).

Quando dico "Sono un Cristiano", sento ancora le fitte del dolore ed ho la mia parte di sofferenze al pari di tutti gli uomini; ma posso portarle ai piedi del Signore e considerare che son fatto partecipe delle sofferenze che anche Lui ha patito sulla terra per le mie colpe 
(Giovanni 16:23).

Quando dico "Sono un Cristiano", non sono più meritevole o più santo di te, ma riconosco fortemente di essere un peccatore e ripongo unicamente nella Grazia di Dio (Cristo) la viva speranza della salvezza della mia anima (Efesini 2:8).

Quando dico "Sono un Cristiano", non è per mia presunzione ma è assoluta fiducia in Colui che attesta che chi Lo riceve con il cuore diventa di diritto Figlio di Dio 
(Giovanni 1:12).

Quando dico "Sono un Cristiano", credo nell'efficacia della preghiera di Gesù che chiede al Padre la benedizione non solo per gli apostoli ma anche per coloro (i cristiani) che credono alla loro parola trasmessaci a mezzo dei vangeli e delle lettere del Nuovo Testamento ad opera dello Spirito di Dio (Giovanni 17:20).

Cresciamo nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo. A Lui sia la gloria e l'onore in eterno!


By Piero,  da YOU TUBE






martedì 22 gennaio 2013

Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei.










Per questo è importante lasciare che certe cose se ne vadano. Si distacchino.
Gli uomini hanno bisogno di comprendere che nessuno sta giocando con carte truccate:
a volte, si vince; a volte, si perde.
Non aspettarti che riconoscano i tuoi sforzi, che scoprano il tuo genio, che capiscano il tuo amore.
Bisogna chiudere i cieli. Non per orgoglio, per incapacità o superbia.
Semplicemente perché quella determinata cosa esula ormai dalla tua vita.
Chiudi la porta, cambia musica, rimuovi la polvere.
Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei.

- Paulo Coelho - Lo Zahir -


sabato 19 gennaio 2013

Potenza di una goccia d'acqua


Nella foresta scoppiò un terribile incendio.
Le fiamme divoravano sterpaglie e alberi con voracità inarrestabile.
Tutti gli animali si lanciarono in una fuga disperata, come un fiume disordinato e urlante davanti alle fiamme.

Solo un colibrì volava in senso contrario con una goccia d'acqua nel becco.

«Cosa credi di fare?», gli chiese il leone.
«Vado a spegnere l'incendio!», rispose il piccolo volatile.

«Con una goccia d'acqua ... ?».

«lo faccio la mia parte!», rispose il colibrì.

 
Il mondo è in fiamme?  Spegni l'incendio con la tua goccia...



da Catechisti.it  Il Gufo

mercoledì 16 gennaio 2013

Il Bene e il Male nella natura umana

L’uomo ha a volte l’impressione che il male sia onnipotente, che domini in modo assoluto nel mondo…




Ecco il pensiero di Giovanni Paolo Secondo
nel suo libro  
“Memoria e identità” Rizzzoli

«Mi è stato dato di fare esperienza personale delle "ideologie del male".
È qualcosa che resta incancellabile nella mia memoria.
Prima ci fu il nazismo. Quello che in quegli anni si poté vedere era già cosa terribile. Ma molti aspetti del nazismo, in quella fase, di fatto rimasero nascosti. La reale dimensione del male che imperversava in Europa non fu percepita da tutti, neppure da quelli tra noi che stavano al centro stesso di quel vortice.
Vivevamo sprofondati in una grande eruzione di male e soltanto gradualmente cominciammo a renderci conto della sua reale entità. I responsabili di esso facevano infatti molti sforzi per nascondere i loro misfatti agli occhi del mondo.
Sia i nazisti durante la guerra che, più tardi, nell'Est dell'Europa i comunisti, cercavano di occultare all'opinione pubblica ciò che facevano. Per lungo tempo l’Occidente non volle credere allo sterminio degli Ebrei. Solo in seguito questo venne pienamente alla luce…
…Più tardi, ormai a guerra finita, pensavo tra me: il Signore Dio ha concesso al nazismo dodici anni di esistenza e dopo dodici anni quel sistema è crollato. Si vede che quello era il limite imposto dalla Divina Provvidenza a una simile follia…
…Se il comunismo è sopravvissuto più a lungo e se ha ancora dinanzi a sé, pensavo allora tra me, una prospettiva di ulteriore sviluppo, deve esserci qualche senso in tutto questo…
…Ma dopo la vittoria sul nazismo nella seconda guerra mondiale i comunisti si sentirono rinfrancati e si accinsero con sfrontatezza ad impadronirsi del mondo o almeno dell’Europa…
…Ciò che veniva fatto di pensare era che quel male fosse in qualche modo necessario al mondo e all'uomo. Succede, infatti, che in certe concrete situazioni dell’esistenza umana il male si riveli in qualche misura utile, in quanto crea occasioni per il bene. Non ha forse Johann Wolfgang von Goethe qualificato il diavolo come "una parte di quella forza, che vuole sempre il male e opera sempre il bene"?
San Paolo, per parte sua, ammonisce a questo proposito: “ Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rm 12,21).
In definitiva si arriva così, sotto lo stimolo del male, a porre in essere un bene più grande”.

                                                

Spesso viviamo un cristianesimo negativo, pensiamo di più al male che vediamo e meno al bene spesso nascosto; ci facciamo coinvolgere dalla notizia giornalistica, notizia del male e raramente del bene; il male fa più scalpore, ci turba, sorprende, fa il giro del mondo…entra dentro di noi e quello che è peggio ci lascia impotenti, rimaniamo impotenti…
Rimanere impotenti: debolezza umana, omissione, incapacità di mezzi, fede debole, ipocrisia, solitudine, vita cristiana individuale e non comunitaria…?
Eppure non c’è altra religione più positiva, più ottimista come quella del cristianesimo, che dà spinta alla vita, all’amore: non è un peccato tenere nascosto questo bene immenso?

Gesù aveva detto: zizzania e grano crescono insieme, bisogna arrivare alla mietitura per separare l’una dall’altro, la prima sarà bruciata il grano riposto nel granaio.

Tornando al pensiero di Giovanni Paolo Secondo:  

“ Questo vuol dire, se il male esiste accanto al bene, il bene però persevera accanto al male e cresce, per così  dire, sullo stesso terreno, che è la natura umana. Questa, infatti, non è stata distrutta, non è divenuta completamente cattiva, nonostante il peccato delle origini. La natura ha conservato una sua capacità di bene, come dimostrano le vicende che si sono susseguite nelle varie epoche della storia” (id.).


Natura umana, capacità di bene: cosa aspettiamo a far prevalere il bene, a vincere con il bene il male?




martedì 15 gennaio 2013

La vita chiama - preghiera di Don Tonino Lasconi)



La vita chiama 

 

 

Signore,
il sole è sorto
e mi metti in mano
un'esperienza nuova.
Sarà bella? Sarà noiosa?
Sarà utile?
Non lo so ancora.
Però son certo
che molto dipenda da me.
Questo fammelo capire...
perché spesso rischio
di aspettarmi tutto dagli altri;
tutto da te.
Fammi sentire responsabile
di quello che faccio.
Tu hai creato l'uomo
senza chiedergli il permesso;
ti sei però subito "legato le mani"
e non gli puoi fare niente
se non lo vuole...
Signore,
aiutami a spalancare gli occhi,
per vedere dove mi trovo
e chi avrò vicino.
Signore,
aiutami a drizzare bene le orecchie,
per raccogliere tutte le voci
che la vita mi invia
e rispondere con coraggio e fantasia!

(Don Tonino Lasconi)

sabato 12 gennaio 2013

Don Tonino Bello ai giovani: esortazioni sempre attuali





Carissimi,
lo so che di tempo ne avete da vendere...

Sono decenni che venite sottoposti ad analisi puntigliose, senza che se ne ricavi gran che. E sulla vostra pelle sono visibili i lividi lasciati da infiniti prelievi, senza che ancora si profili la più pallida ipotesi di terapia per quel male oscuro che si chiama disoccupazione. Non c'è che dire: le prospettive non sono proprio tali da tenervi su di morale. E mi sento demoralizzato anch'io. Tantissimo...

Quanta tristezza! Ma perché vi scrivo?

Sostanzialmente per tre motivi.

Anzitutto per dare spessore alle vostre speranze. Coraggio! Un giorno o l'altro le cose cambieranno. Sono in tanti a pensare che non potranno andare avanti così per molto tempo... Ma è indispensabile che la solidarietà reciproca la viviate prima voi, al punto da anteporla perfino alla vostra riuscita personale. Guardatevi dall'insidia di chi, sfruttando gli istinti di sopravvivenza, cerca di tenervi separati nelle rivendicazioni, magari con contentini a macchie di leopardo. E tenetevi lontani dalla logica del “si salvi chi può”, o “dell'ognuno per sé e Dio per tutti”. La quale logica, anche se vi dà l'apparenza del successo immediato, si ritorcerà domani sui vostri figli... 

La seconda cosa che voglio dirvi è questa: non vendetevi a nessuno. Anche a costo di morire di fame. Resistete tenacemente alle lusinghe di chi pensa di manipolarvi il cervello comprandovi con quattro soldi. Attenzione, perché di questi osceni tentativi di compravendita morale ce ne sono in giro parecchi. Anzi, alle vostre spalle c'è tutta un'orchestrazione di sfruttatori del disagio che vogliono ridurvi a «zona denuclearizzata». Ad automi, cioè, espropriati di quell'intimo nucleo di libertà da cui si misura la grandezza irripetibile di ogni uomo...

E infine voglio dire una cosa di cui forse solo i credenti potranno capire il paradosso. La vostra condizione, nonostante il vuoto pauroso delle tasche, vi conferisce un enorme potere d'acquisto sui mercati generali della redenzione...

Con voi, titolari della beatitudine che assicura sovrumani appagamenti a chi ha fame e sete della giustizia, la Chiesa oggi promette di essere solidale affinché sulla steppa della vostra desolazione maturino presto frutti di libertà.

Vostro + don Tonino, Vescovo

sabato 5 gennaio 2013

Epifania: SIATE ADORATORI DELL’UNICO VERO DIO

In occasione dell’Epifania, A Sua Immagine Giornale,
dedica uno spazio speciale alle riflessioni sulla figura dei Magi e la loro Adorazione.
In questo numero i pensieri di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II,
accompagnati da una breve riflessione di Frère Roger. Un modo per accostarci al mistero della nascita di Gesù con gioia e consapevolezza.



Proponiamo alla riflessione  i testi pubblicati



SIATE ADORATORI DELL’UNICO VERO DIO
Le parole di Benedetto XVI
Nel nostro pellegrinaggio con i misteriosi Magi dell’Oriente siamo giunti a quel momento che san Matteo nel suo Vangelo ci descrive così: «Entrati nella casa (sulla quale la stella si era fermata), videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono» (Mt 2, 11). Il cammino esteriore di quegli uomini era finito. Erano giunti alla meta. Ma a questo punto per loro comincia un nuovo cammino, un pellegrinaggio interiore che cambia tutta
la loro vita. Poiché sicuramente avevano immaginato questo Re neonato in modo diverso. Si erano appunto fermati a Gerusalemme per raccogliere presso il Re locale notizie sul promesso Re che era nato. Sapevano che il mondo era in disordine, e per questo il loro cuore era inquieto. Erano certi che Dio esisteva e che era un Dio giusto e benigno. E forse avevano anche sentito parlare delle grandi profezie in cui i profeti d’Israele annunciavano un Re che sarebbe stato in intima armonia con Dio, e che a nome e per conto di Lui avrebbe ristabilito il mondo nel suo ordine. Per cercare questo Re si erano messi in cammino: dal profondo del loro intimo erano alla ricerca del diritto, della giustizia che doveva venire da Dio, e volevano servire quel Re, prostrarsi ai suoi piedi e così servire essi stessi al rinnovamento del mondo. Appartenevano a quel genere di persone che hanno fame e sete della giustizia (Mt 5, 6). Questa fame e questa sete avevano seguito nel loro pellegrinaggio – si erano fatti pellegrini in cerca della giustizia che aspettavano da Dio, per potersi mettere al servizio di essa.
Anche se gli altri uomini, quelli rimasti a casa, li ritenevano forse utopisti e sognatori – essi invece erano persone con i piedi sulla terra, e sapevano che per cambiare il mondo bisogna disporre del potere. Per questo non potevano cercare il bambino della promessa se non nel palazzo del Re. Ora però s’inchinano davanti a un bimbo di povera gente. Il nuovo Re, davanti al quale si erano prostrati in adorazione, si differenziava molto dalla loro attesa. Così dovevano imparare che Dio è diverso da come noi di solito lo immaginiamo. Qui cominciò il loro cammino interiore. Cominciò nello stesso momento in cui si prostrarono davanti a questo bambino e lo riconobbero come il Re promesso. Ma questi gesti gioiosi essi dovevano ancora raggiungerli interiormente.
Dovevano cambiare la loro idea sul potere, su Dio e sull’uomo e, facendo questo, dovevano anche cambiare se stessi. Ora vedevano: il potere di Dio è diverso dal potere dei potenti del mondo. Il modo di agire di Dio è diverso da come noi lo immaginiamo e da come vorremmo imporlo anche a Lui. Dio in questo mondo non entra in concorrenza con le forme terrene del potere. Non contrappone le sue divisioni ad altre divisioni.
Erano venuti per mettersi a servizio di questo Re, per modellare la loro regalità sulla sua. Era questo il significato del loro gesto di ossequio, della loro adorazione. Di essa facevano parte anche i regali – oro, incenso e mirra – doni che si offrivano a un Re ritenuto divino. Servendo e seguendo Lui, volevano insieme con Lui servire la causa della giustizia e del bene nel mondo. E in questo avevano ragione. Ora però imparano che ciò non può essere realizzato semplicemente per mezzo di comandi e dall’alto di un trono. Ora imparano che devono donare se stessi – un dono minore di questo non basta per questo Re.
«Entrati nella casa, videro il bambino e Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono» (Mt 2, 11). Cari amici, questa non è una storia lontana, avvenuta tanto tempo fa. Questa è presenza. Qui nell’Ostia sacra Egli è davanti a noi e in mezzo a noi. Come allora, si vela misteriosamente in un santo silenzio e, come allora, proprio così svela il vero volto di Dio. Egli per noi si è fatto chicco di grano che cade in terra e muore e porta frutto fino alla fine del mondo (cfr Gv 12, 24). Egli è presente come allora in Betlemme. Ci invita a quel pellegrinaggio interiore che si chiama adorazione. Mettiamoci ora in cammino per questo pellegrinaggio e chiediamo a Lui di guidarci.

Le parole di Giovanni Paolo II

Offrite anche voi al Signore l’oro della vostra esistenza, ossia la libertà di seguirlo per amore rispondendo fedelmente alla sua chiamata; fate salire verso di Lui l’incenso della vostra preghiera ardente, a lode della sua gloria; offritegli la mirra, l’affetto cioè pieno di gratitudine per Lui, vero Uomo, che ci ha amato fino a morire come un malfattore sul Golgota.
Siate adoratori dell’unico vero Dio, riconoscendogli il primo posto nella vostra esistenza! L’idolatria è tentazione costante dell’uomo. Purtroppo c’è gente che cerca la soluzione dei problemi in pratiche religiose incompatibili con la fede cristiana. E’ forte la spinta a credere ai facili miti del successo e del potere; è pericoloso aderire a concezioni evanescenti del sacro che presentano Dio sotto forma di energia cosmica, o in altre maniere non consone con la dottrina cattolica.
Giovani, non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale! Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media.
L’adorazione del vero Dio costituisce un autentico atto di resistenza contro ogni forma di idolatria. Adorate Cristo:
Egli è la Roccia su cui costruire il vostro futuro e un mondo più giusto e solidale. Gesù è il Principe della pace, la fonte di perdono e di riconciliazione, che può rendere fratelli tutti i membri della famiglia umana» .
Neppure la prova o il dolore deve farci paura se, con Gesù, sapremo riconoscervi la volontà Dio, ossia il suo amore per ognuno di noi. Anzi, potremo pregare così: «Signore, dammi di non temere nulla, perché tutto ciò che succederà non sarà che la tua volontà! Signore, dammi di non desiderare nulla, perché niente è più desidera bile che la tua sola volontà. Che importa nella vita? La tua volontà importa. Dammi di non sgomentarmi di nulla, perché in tutto è la tua volontà. Dammi di non esaltarmi di nulla, perché tutto è tua volontà».
Le parole di Frère Roger

È attraverso il cuore, nella profondità di sé stesso, che l’essere umano comincia ad afferrare il Mistero della Fede. Una vita interiore si elabora a poco a poco. Ci addentriamo nella fede oggi un po’ più di ieri, avanzando per tappe. All’intimo della condizione umana rimane l’attesa di una presenza, il silenzioso desiderio di una comunione.
Non lo dimentichiamo mai, questo semplice desiderio di Dio è già il principio della fede. La fede è una realtà semplicissima, così semplice che tutti la possono accogliere. È come un sussulto ripreso mille volte lungo tutta l’esistenza e fino all’ultimo soffio.