giovedì 18 ottobre 2012

Anno della fede:La fede, esperienza d'amore e di gioia





Benedetto XVI : Dalla Lettera Apostolica in forma di Motu proprio
Porta fidei con la quale si indice l’Anno della fede



“…La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia. Essa rende fecondi, perché allarga il cuore nella speranza e consente di offrire una testimonianza capace di generare: apre, infatti, il cuore e la mente di quanti ascoltano ad accogliere l’invito del Signore di aderire alla sua Parola per diventare suoi discepoli…”

“…Solo credendo, quindi, la fede cresce e si rafforza; non c’è altra possibilità per possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio”

“...Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Sarà un'occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia, che è "il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua energia". Nel contempo, auspichiamo che la testimonianza di vita dei credenti cresca nella sua credibilità. Riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, e riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio, soprattutto in questo Anno”.



 La testimonianza delle propria fede genera gioia in noi e negli altri


venerdì 12 ottobre 2012

Anno della Fede: La fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio



Alcuni spunti di riflessione proposti dal Papa all’inizio dei Sinodo dei vescovi a Roma.


Benedetto XVI si rivolge a tutta la chiesa universale, invita a meditare sulla nostra fede in un periodo di silenzio della fede, dell’allontanamento dalla pratica della fede. Parla ai vescovi, ai sacerdoti, agli operatori della pastorale e fedeli tutti.
Tutti siamo invitati a fare ognuno la sua parte.
Come cristiano sogno che questi messaggi trovino nel cuore di chi è preposto all’evangelizzazione un richiamo alla fedeltà al vangelo, ad una testimonianza di fede della missione che è stata loro affidata.
Come possiamo credere e praticare se il messaggio evangelico non ci giunge chiaro, esplicito, accorato, manifestazione dell’amore di Dio per l’uomo.
Come possiamo noi fedeli capire i documenti del Concilio Vaticano Secondo con la nostra poca preparazione se non ci vengono spiegati, o più che spiegati, condotti per mano nella loro applicazione? Non tutto deve essere implicito, non tutto va giustificato semplicemente come colpa dei fedeli. Questi spesso sono abbandonati a se stessi, alla loro buona volontà, alla loro fede semplice, alla loro istruzione religiosa del tempo di catechismo, facilitando così un allontanamento dalla fede e un progressivo avvicinamento alle attrattive di questo mondo.
Ha ragione il Papa quando parla di “ desertificazione spirituale”.
Diamoci tutti una mossa per una nuova primavera della Chiesa, come ci auguravamo tutti coloro che cinquant’anni fa assistemmo al Concilio.


Nell’udienza generale in piazza San Pietro del 10 ottobre

quel Dio, che «esiste realmente, vive, è una persona, è provvido, è infinitamente buono; anzi, non solo buono in sé, ma buono immensamente altresì per noi, è nostro Creatore, nostra verità, nostra felicità, a tal punto che l’uomo, quando si sforza di fissare la mente ed il cuore in Dio nella contemplazione, compie l’atto più alto e più pieno del suo animo, l’atto che ancor oggi può e deve essere il culmine degli innumerevoli campi dell’attività umana, dal quale essi ricevono la loro dignità».

11/10/2012 Apertura dell’anno della fede

Se oggi la Chiesa propone un nuovo Anno della fede e la nuova evangelizzazione, non è per onorare una ricorrenza, ma perché ce n’è bisogno, ancor più che 50 anni fa! E la risposta da dare a questo bisogno è la stessa voluta dai Papi e dai Padri del Concilio e contenuta nei suoi documenti. Anche l’iniziativa di creare un Pontificio Consiglio destinato alla promozione della nuova evangelizzazione, che ringrazio dello speciale impegno per l’Anno della fede, rientra in questa prospettiva.

In questi decenni è avanzata una «desertificazione» spirituale. Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva già sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. E’ il vuoto che si è diffuso. Ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne. Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza. La fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera dal pessimismo. Oggi più che mai evangelizzare vuol dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio, e così indicare la strada.”.

Alla fine della fiaccolata, la sera dell’inaugurazione del Sinodo

La fiaccolata è partita alle ore 19.30 da Castel Sant'Angelo ed ha raggiunto San Pietro dove, dopo interventi, testimonianze e momenti di preghiera, alle ore 21 il saluto e la benedizione da parte di Benedetto XVI che ha ringraziato i presenti facendo proprie le parole del suo predecessore Giovanni XXIII.

"In questi 50 anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce in peccati personali, che possono divenire strutture di peccato, visto che nel campo del Signore c'è anche la zizzania, che nella rete di Pietro ci sono anche pesci cattivi, che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando con vento contrario, con minacce contrarie. E qualche volte abbiamo pensato 'il Signore dorme e ci ha dimenticato'. Ma anche abbiamo fatto esperienza della presenza del Signore, della sua bontà della sua presenza: il fuoco di Cristo non è divoratore né distruttivo, è un fuoco silenzioso una piccola fiamma di bontà: il Signore non ci dimentica, il suo modo è umile, il Signore è presente, dà calore ai cuori, crea carismi di bontà e carità che illuminano il mondo e sono per noi garanzia della bontà di Dio. Sì, Cristo vive con noi e possiamo essere felici anche oggi. Alla fine oso fare mie le parole indimenticabili di papa Giovanni:"Andate a casa, date una carezza ai bambini e dite che è la carezza del Papa".

mercoledì 10 ottobre 2012

Anno della Fede, appunti di riflessione


Dalla meditazione del Papa tenuta nel Sinodo dei vescovi ho estratto dei punti che mi sembra siano anche l’indicatore programmatico di questo anno della fede: li propongo con qualche mia riflessione come preparazione e attenzione a quanto avverrà durante questo anno che spero sia di benedizione per tutta la Chiesa. ( In grassetto le parole del Papa)

 “il Crocifisso è per eccellenza il segno distintivo di chi annuncia il Vangelo: segno di amore e di pace, appello alla conversione e alla riconciliazione”.

Questa affermazione richiede a chi preposto all’evangelizzazione per ministero, per vocazione o soltanto per chi crede di essere cristiano “adulto” un serio esame di coscienza: ci credo veramente fino a ritenermi un testimone della mia fede?

“la nuova evangelizzazione, orientata principalmente alle persone che, pur essendo battezzate, si sono allontanate dalla Chiesa, e vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana”.

In questo sinodo i vescovi riuniti avranno il coraggio e l’umiltà di riconoscere le cause di questo allontanamento, riconoscere le colpe di un’evangelizzazione del passato che non ha tenuto conto dei cambiamenti del mondo contemporaneo? Le colpe non sono solo dei cristiani.

L’Assemblea sinodale che oggi si apre è dedicata a questa nuova evangelizzazione, per favorire in queste persone un nuovo incontro con il Signore, che solo riempie di significato profondo e di pace la nostra esistenza; per favorire la riscoperta della fede, sorgente di Grazia che porta gioia e speranza nella vita personale, familiare e sociale.

Spero tanto che non si facciano tante parole ma proposte concrete da attuare al più presto in tutte le diocesi e particolarmente nelle parrocchie, proposte di lavoro che trovino consenso e forza, tenacia nella loro realizzazione .

“Il tema del matrimonio, propostoci dal Vangelo e dalla prima Lettura, merita a questo proposito un’attenzione speciale….il matrimonio, costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi, in particolare per il mondo scristianizzato”.
.
Valorizzare dunque la famiglia, senza paura di fallimenti (perché questa esiste!) accontentandosi di pochi passi alla volta: l’evangelizzazione di massa non produce molti frutti. Penso in questo momento ai tanti catechisti e ai tanti parroci e alla loro difficoltà.

“C’è un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio”.

Il mea culpa in questo caso è d’obbligo: le strutture create anni fa non hanno funzionato o meglio non hanno dato i frutti desiderati…troppi battesimi sono ancora celebrati per la famiglia e amici e non nella comunità cristiana; tanti matrimoni celebrati non tengono conto della formazione cristiana, la frequenza ai corsi prematrimoniali sono un patentino matrimoniale.

Lo sguardo sull’ideale della vita cristiana, espresso nella chiamata alla santità, ci spinge a guardare con umiltà la fragilità di tanti cristiani, anzi il loro peccato, personale e comunitario, che rappresenta un grande ostacolo all’evangelizzazione, e a riconoscere la forza di Dio che, nella fede, incontra la debolezza umana. Pertanto, non si può parlare della nuova evangelizzazione senza una disposizione sincera di conversione. Lasciarsi riconciliare con Dio e con il prossimo (cfr 2 Cor 5,20) è la via maestra della nuova evangelizzazione. Solamente purificati, i cristiani possono ritrovare il legittimo orgoglio della loro dignità di figli di Dio, creati a sua immagine e redenti con il sangue prezioso di Gesù Cristo, e possono sperimentare la sua gioia per condividerla con tutti, con i vicini e con i lontani.

Si predicherà meno dei doveri e degli obblighi dei cristiani, e predicare invece l’amore di Dio per loro, quell’amore che traspare in ogni pagina dei vangeli, in ogni passo e parola della vita di Gesù quale richiamo ad una decisione libera e convinta?

La vera purificazione avverrà soltanto se si riuscirà a far scoprire e accettare l’Amore di un Dio che ama e vuole essere corrisposto.

venerdì 5 ottobre 2012

Anno della Fede, un articolo di don Tonino Lasconi





 Un occasione per ricominciare, un occasione per ritrovare la fede di una volta, un occasione per conoscere e approfondire una fede vera.
Proponiamo un articolo di Don Tonino Lasconi pubblicato su Bollettino Salesiano, giugno 2012






TONINO LASCONI


                   Ricreare il contatto

La famiglia “di una volta” non proponeva ai figli la fede portandoli al catechismo, che si riduceva a un breve periodo prima dei sacramenti, ma per contatto.

La famiglia ha ancora “ricchezze” capaci di proporre ai figli la dimensione religiosa della vita? Senza perderci in complicate analisi, ci limitiamo a rapidi cenni, dal momento che la storia la stiamo vivendo e perciò la conosciamo. La famiglia “di una volta” (attenzione! “Una volta” non è secoli fa, ma cinquant’anni!) non proponeva ai figli la fede portandoli al catechismo, che si riduceva a un breve periodo prima dei sacramenti, ma con l’imprinting, per contatto. Il rosario, la Messa della domenica, il segno di croce davanti alle “madonnette”, il bacetto a Gesù e alla Madonnina, le feste del patrono, le processioni… facevano respirare la presenza di un Dio che ci ha creato, che ci segue, che ci chiede di vivere secondo le regole e i riti della Chiesa. Questa “aria religiosa” trovava un grosso rinforzo nell’autorità degli adulti.
Un “vai a Messa” del papà, o un “vieni a Messa” del parroco non si discutevano. Alla fine degli anni ’60, tutto è cambiato velocemente.

È terminata così la capacità della famiglia di educare i figli ai valori tramandati, perché cinema, televisione, cantanti, scuola, sport, internet... offrivano proposte nuove e suggestive, nelle quali, tra l’altro, non c’era più bisogno di cercare sicurezza e conforto in Dio, perché offerti da agenzie molto più concrete e verificabili. In questo nuovo contesto, il “vai a Messa” del papà, e il “vieni a Messa” del parroco hanno perso ogni efficacia. 

Arriviamo così al presente. Quei ragazzi che negli anni ’60 si allontanavano dalla religiosità dei genitori oggi sono nonni. I loro figli, che non hanno più “respirato” la religiosità in famiglia, sono gli attuali genitori che hanno vissuto la giovinezza senza preghiere, senza Messa, e senza preoccuparsi delle regole della Chiesa, e che adesso portano i loro figli al catechismo, salvo ovviamente la concomitanza con impegni sportivi, ma non alla Messa della domenica, dedicata al footing, alla palestra, alle gite, allo sport. Li portano al catechismo per la prima comunione e cresima, considerate dalla parrocchia come tappe di iniziazione alla fede cristiana, ma vissute dalle famiglie e dai ragazzi come appuntamenti sociali. In questa situazione abbiamo due possibilità: arrenderci, dichiarando impossibile proporre ai giovani il “vieni e seguimi” di Gesù, oppure attrezzarci per una nuova educazione alla fede, partendo dal ricreare l’imprinting,( l’educazione originaria, come una volta).
Bollettino Salesiano giugno 2012

Inno per l'anno della Fede



CREDO, DOMINE, (Io credo,Signore)
Inno per l’Anno della Fede

Camminiamo, carichi di attese,
a tentoni nella notte.
Tu ci incontri nell’Avvento della storia,
sei per noi il Figlio dell’Altissimo.
Credo, Domine !

Con i santi, che camminano fra noi,
Signore, noi ti chiediamo:
adauge nobis fidem !  (aumenta la nostra fede)
Credo, Domine,
adauge nobis fidem !

Camminiamo, deboli e sperduti,
senza il pane quotidiano.
Tu ci nutri con la luce del Natale,
sei per noi la stella del mattino.
Credo, Domine !

Con Maria, la prima dei credenti,
Signore, noi ti preghiamo:
adauge nobis fidem !
Credo, Domine,
adauge nobis fidem !

Camminiamo, stanchi e sofferenti,
le ferite ancora aperte.
Tu guarisci chi ti cerca nei deserti,
sei per noi la mano che risana.
Credo, Domine !

Con i poveri, che attendono alla porta,
Signore, noi t’invochiamo:
adauge nobis fidem !
Credo. Domine,
adauge nobis fidem !

Camminiamo, sotto il peso della croce,
sulle orme dei tuoi passi.
Tu risorgi nel mattino della Pasqua,
sei per noi il Vivente che non muore.
Credo, Domine !

Con gli umili, che vogliono rinascere,
Signore, ti supplichiamo:
adauge nobis fidem !
Credo, Domine,
adauge nobis fidem !

Camminiamo, attenti alla chiamata
di ogni nuova Pentecoste.
Tu ricrei la presenza di quel soffio,
sei per noi la Parola del futuro.
Credo, Domine !

Con la Chiesa, che annuncia il tuo Vangelo,
Signore, ti domandiamo:
adauge nobis fidem !
Credo, Domine,
adauge nobis fidem !

Camminiamo, ogni giorno che ci doni,
con gli uomini fratelli.
Tu ci guidi per le strade della terra,
sei per noi la speranza della meta.
Credo, Domine !

Con il mondo, dove il Regno è in mezzo a noi,
Signore, noi ti gridiamo:
adauge nobis fidem !
Credo, Domine,
adauge nobis fidem !

giovedì 4 ottobre 2012

Anno della Fede : 11 ottobre 2011- 24 novembre 2013









Benedetto XVI così annunciava e motivava la volontà di indire l’Anno della fede nella sua lettera apostolica dell’11 ottobre 2011:

“Fin dall’inizio del mio ministero come Successore di Pietro ho ricordato l’esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo. Nell’Omelia della santa Messa per l’inizio del pontificato dicevo: “La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza”. 

“Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone…

“…Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta (cfr Mt 5,13-16). Anche l’uomo di oggi può sentire di nuovo il bisogno di recarsi come la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù, che invita a credere in Lui e ad attingere alla sua sorgente, zampillante di acqua viva (cfr Gv 4,14). Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del Pane della vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli (cfr Gv 6,51). 

L’insegnamento di Gesù, infatti, risuona ancora ai nostri giorni con la stessa forza: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la via eterna” (Gv 6,27). L’interrogativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stesso anche per noi oggi: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?” (Gv 6,28). Conosciamo la risposta di Gesù: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato” (Gv 6,29). Credere in Gesù Cristo, dunque, è la via per poter giungere in modo definitivo alla salvezza…
“Alla luce di tutto questo ho deciso di indire un Anno della fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013".




La Solenne Apertura dell’Anno della fede avverrà in Piazza san Pietro il prossimo giovedì 11 ottobre, ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II. Vi sarà una solenne celebrazione eucaristica concelebrata da tutti i Padri Sinodali, dai Presidenti delle Conferenze Episcopali del mondo e dai Padri conciliari ancora viventi se ne avranno la possibilità.

Quanti di noi sono al corrente di questo evento? Ci siamo chiesti quale importanza o quali frutti avrà in seno alla comunità cristiana? O sarà soltanto una celebrazione del papa e dei vescovi? Come hanno risposto e risponderanno le diocesi e assieme a loro le molti piccole o grandi comunità delle parrocchie? O Forse sarà preoccupazione di pochi interessati a questo evento?

Mi auguro e ci auguriamo tutti i credenti che questa celebrazione possa celebrarsi più che a Roma in ogni singola parrocchia, spesso tanto trascurate e lasciate sole, alla buona volontà dei pochi fedeli che ancora rimangono, e forse hanno visto fino ad oggi solamente il solito manifesto delle ricorrenze importanti, senza assistere ad un dibattito preliminare in preparazione o partecipare a delle celebrazioni liturgiche per pregare per un felice esito di quest’anno della Fede.
Mi auguro e auguro a tutti un rinnovamento sostanziale nel nostro modo di vivere la nostra fede, riscoprire una fede vissuta.

A questo scopo cercherò di trasmettere delle informazioni, anche in questo blog in una pagina speciale che si chiamerà appunto ANNO DELLA FEDE, per ricordare, avvicinare, sensibilizzare quanti leggeranno.