sabato 18 agosto 2012

È DIO quando senti il desiderio di...




Siamo chiamati ad essere testimoni di Cristo, di Chiara Lubich

        C ommento al Vangelo, Mt 10,32-33 
         «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli»                                                                   
              
                                                                                       

È questa una parola di grande conforto e di sprone per noi tutti cristiani.
Con essa Gesù ci esorta a vivere con coerenza la nostra fede in Lui, poiché dall’atteggiamento che avremo assunto nei suoi confronti durante la nostra esistenza terrena, dipende il nostro eterno destino. Se lo avremo riconosciuto - Egli dice - davanti agli uomini, gli daremo motivo di riconoscerci davanti al Padre suo; se, al contrario, lo avremo rinnegato davanti agli uomini, ci rinnegherà anche Lui davanti al Padre.

«Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Gesù richiama il premio o il castigo, che ci attendono dopo questa vita, perché ci ama. Egli sa, come dice un Padre della Chiesa, che a volte il timore di una punizione è più efficace di una bella promessa. Per questo alimenta in noi la speranza della felicità senza fine e nello stesso tempo, pur di salvarci, suscita in noi il timore della condanna.
Quel che gli interessa è che arriviamo a vivere per sempre con Dio. È, del resto, l’unica cosa che conta; è il fine per cui siamo stati chiamati all’esistenza: solo con Lui, infatti, raggiungeremo la completa realizzazione di noi stessi, l’appagamento pieno di tutte le nostre aspirazioni. Per questo Gesù ci esorta a «riconoscerlo» fin da quaggiù. Se invece in questa vita non vogliamo aver a che fare con Lui, se ora lo rinneghiamo, quando dovremo passare all’altra vita, ci troveremo per sempre tagliati da Lui.
Gesù, al termine del nostro cammino terreno, non farà altro dunque che confermare, davanti al Padre, la scelta operata da ciascuno sulla terra, con tutte le sue conseguenze. E, con il riferimento all’ultimo giudizio, Egli ci mostra tutta l’importanza e la serietà della decisione che noi prendiamo quaggiù: è in gioco, infatti, la nostra eternità.

«Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Come trarre profitto da questo avvertimento di Gesù? Come vivere questa sua Parola?
Lo dice Lui stesso: «Chi mi riconoscerà...».
Decidiamoci allora a riconoscerlo davanti agli uomini con semplicità e franchezza.
Vinciamo il rispetto umano. Usciamo dalla mediocrità e dal compromesso, che svuotano di autenticità la nostra vita anche come cristiani.
Ricordiamo che siamo chiamati ad essere testimoni di Cristo: Egli vuole arrivare a tutti gli uomini col suo messaggio di pace, di giustizia, d’amore, proprio tramite noi.
Testimoniamolo dovunque ci troviamo per motivi di famiglia, di lavoro, di amicizia, di studio o per le varie circostanze della vita.
Diamo questa testimonianza anzitutto col nostro comportamento: con l’onestà della vita, con la purezza dei costumi, col distacco dal denaro, con la partecipazione alle gioie e sofferenze altrui.
Diamola in modo particolare con il nostro reciproco amore, la nostra unità, in modo che la pace e la gioia pura, promesse da Gesù a chi gli è unito, ci inondino l’animo fin da quaggiù e trabocchino sugli altri.
E a chiunque ci chiederà perché ci si comporta così, perché si è così sereni, pur in un mondo tanto travagliato, rispondiamo pure, con umiltà e sincerità, quelle parole che lo Spirito Santo ci suggerirà, dando così testimonianza a Cristo anche con la parola, anche sul piano delle idee.
Allora, forse, tanti di coloro che lo cercano, potranno trovarlo.
Altre volte potremo essere fraintesi, contraddetti, potremo diventare oggetto di derisione, magari di avversione e di persecuzione. Gesù ci ha avvertiti anche di questo: «Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15, 20).
Siamo ancora sulla strada giusta. Proseguiamo perciò a testimoniarlo con coraggio anche in mezzo alle prove, anche a prezzo della vita. La mèta che ci attende lo merita: è il Cielo, dove Gesù, che amiamo, ci riconoscerà davanti al Padre suo per tutta l’eternità.

Chiara Lubich



Credo nella famiglia





Credo nella famiglia (padre Enrico Masseroni, arcivescovo)

Credo nella famiglia, o Signore:
quella che è uscita dal tuo disegno creativo,
fondata sulla roccia dell’amore eterno e fecondo;
Tu l’hai scelta come tua dimora tra noi,
Tu l’hai voluta come culla della vita.

Credo nella famiglia, o Signore:
anche quando nella nostra casa
entra l’ombra della croce,
quando l’amore perde il fascino originario,
quando tutto diventa arduo e pesante.

Credo nella famiglia, o Signore:
come segno luminoso di speranza
in mezzo alle crisi del nostro tempo;
come sorgente di amore e di vita,
come contrappeso alle molte aggressioni
di egoismo e di morte.

Credo nella famiglia: o Signore: come la mia strada
verso la piena realizzazione umana
come la mia chiamata alla santità,
come la mia missione per trasformare il mondo
a immagine del tuo Regno.
Amen.

venerdì 10 agosto 2012

Quando si ama veramente per fidanzati e sposati



Quando ti amo

 

Se non condivido la tua vita, la mia si complica. 

Se non ti cammino accanto, mi affatico. 

Se non ti comprendo, mi confondo. 

Se ti ferisco, mi sento lacerato. 

Se ti escludo, perdo le mie radici. 

Se ti trascuro, mi sento ingiusto. 

Se non percorro la tua strada, smarrisco la mia.

Ti ascolto e mi ritrovo più saggio. 

Ti ringrazio e divento più ricco. 

Ti parlo e guarisco le mie ferite. 

Ho fiducia in te e cresce la mia speranza. 

Ti accarezzo e mi sento appagato. 

Mi consegno a te e mi sento protetto.

Ti stimo e sento di valere. 

Ti guardo con purezza e comprendo ciò che è sacro.

Ti sono fedele e mi sento genitore affidabile.

Cerco la tua anima e trovo la mia. 

Cerco di essere più degno per te e mi sento degno di Dio.
Prego per te e Dio mi sorride. 
( dal Veb)

giovedì 9 agosto 2012

Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime


Gesù prese con sé


Pietro,Giacomo e Giovanni

e li condusse

su un alto monte



 
Mc 9,2-10

Dal vangelo secondo Marco

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse
su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti
divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe
renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui;
facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva
infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la
sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato:
ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno,
se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò
che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed
essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.


Li condusse…in disparte…loro soli… perché?.
Sono i tre apostoli a cui Gesù aveva cambiato il nome:  Simone in Pietro, Giacomo e Giovanni i “figli del tuono”.

Pietro sincero, impetuoso, il più vicino a Gesù, come Pietra, roccia, sarà il capo della Chiesa; Giacomo e Giovanni sono quelli che pretendevano di sedersi accanto a Gesù.., carattere ambizioso? Visione terrena del Regno?...Gesù li volle testimoni della sua divinità… volle dare ai suoi un motivo in più di fede e speranza per il futuro in vista degli avvenimenti e delle prove che dovevano affrontare.

Gesù fu trasfigurato (dal Padre?) davanti a loro. Marco descrive questa rivelazione, perché di rivelazione si tratta con parole molto belle: “le sue vesti divennero splendenti, bianchissime”, una luce che emanava da Gesù, una luce che era sua,  che era lui stesso, quella stessa luce della quale Giovanni era stato mandato per  dare testimonianza (Giov1,7).
E subito un raffronto con  la realtà umana: “nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
Pensare al cielo e ritornare in terra…

Come se ciò non bastasse altri personaggi si fanno avanti: Elia e Mosè e conversano con Gesù: non sappiamo cosa si siano detti, ma la compagnia era buona, piacevole se Pietro, il solito Pietro, chiede a Gesù di potersi stabilire sul monte.
Rimanere in terra  con la gioia del Cielo…

Marco osserva : Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati, forse intimoriti per il ritorno di Elia e di Mosè, forse ancora attaccati ad una tradizione, ancora forte in loro…credenza in un messia restauratore del regno di Israele.
Qui il Vecchio si incontra con il Nuovo: il profeta Elia aveva annunciato la fede nell’unico Dio ,amante dell’uomo, ed era stato assunto in cielo su un carro di fuoco…Mosè, il condottiero, aveva condotto il popolo di Dio dall’Egitto alla terra promessa.

Due personaggi importanti dell’antico testamento, due personaggi che eseguono il comando di Dio: il primo ne afferma l’unicità e l’amore per gli uomini, il secondo è artefice della promessa di Dio al suo popolo.
Così assistiamo alla conferma che l’antico precede il nuovo che conferma il vecchio e lo rinnova, lo completa: comprendiamo bene l’antico testamento soltanto se lo leggiamo attraverso Gesù, inviato dal Padre per completare la storia della nostra salvezza.

A questo meraviglioso appuntamento arriva in mezzo ad una nube  il Padre che fa sentire la sua voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato:ascoltatelo!”.
Mentre Pietro pensa di godersi la bellezza di quei momenti fermandosi sul monte,
la Voce lo richiama alla realtà: “ascoltatelo!”.
Ascoltare è più che vedere, è più di udire, ascoltare vuol dire capire, seguire, accettare…

E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Pensavano di rivedere ancora Elia e Mosè ma si trovano soli con Gesù: un ritorno alla realtà di sempre, un bel ricordo  che lo Spirito Santo ricorderà loro assieme a tutto quello che non avevano potuto capire prima affinché lo tramandassero a tutti i futuri discepoli di Gesù.

Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò
che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti.

Questa ultima annotazione di Marco sembra messa lì per caso, un semplice desiderio di Gesù.Mentre è una esplicita volontà di Gesù: Gesù non voleva che il fatto suscitasse euforia nella gente, come per i miracoli; il fatto poteva non essere capito come del resto non lo avevano capito nemmeno gli apostoli; gli apostoli lo avrebbero divulgato dopo la risurrezione di Gesù e dopo  aver ricevuto lo Spirito Santo che avrebbe dato loro il dono di discernimento delle cose che avevano visto fare a Gesù e di tutto quello che aveva rivelato della volontà del Padre. 

Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Il messaggio di questa sera mi sembra chiaro: nella nostra vita ci capita spesso di entusiasmarci di fronte a qualche emozione vissuta intensamente e sono momenti in cui tutto ci sembra a portata di mano, facile, bello…

Spesso abbiamo costatato che abbiamo fatto la scelta giusta nel seguire Gesù e siamo contenti della scelta fatta, anzi entusiasti…

Sicuramente ci è capitato di ascoltare una spiegazione di un brano del vangelo e  sentire il nostro cuore battere forte…

Ovvero durante una preghiera intensa, meditando in silenzio, al sentire Dio molto vicino a noi ci sarà scappata anche qualche lacrima di gioia…

E ancora dopo aver offerto un gesto amoroso ad un fratello abbiamo pensato di averlo fatto a Gesù stesso sentendoci più leggeri , contenti nell’animo…

Ancora , prima di annunciare la Parola ci siamo rivolti allo Spirito Santo per ricevere lumi da Lui e poi costatare con gioia e gratitudine  di averli ricevuti…

E così potremmo continuare a descrivere tanti momenti belli che il Signore ci ha donato…

Ma è lecito chiedersi: quanto è durato in noi quello stato?...

Quanto forti sono le nostre radici, per resistere ai vari venti , alle contrarietà, alle prove della vita?

Riusciamo a rimanere in terra con la gioia del Cielo?

Ovvero pensando al Cielo rimaniamo in terra?...

Se il Gesù della trasfigurazione e il Gesù della sofferenza sono abbracciati da noi allo stesso modo riteniamoci pure figli prediletti da Dio. Così sia!