sabato 25 febbraio 2012

La pace verrà



La pace è possibile se tu lo vorrai
                 






Se tu credi che un sorriso è più forte di una lacrima,
se tu credi alla potenza di una mano offerta,
se tu credi che quello che unisce gli uomini è più forte di quello che divide,
se tu credi che l'essere diversi costituisce una ricchezza e non un pericolo,
se tu preferisci la speranza al sospetto,
se credi che devi fare il primo passo anziché gli altri,
allora la pace verrà.

Se lo sguardo di un bambino riesce ancora a disarmare il tuo cuore,
se l'ingiustizia fatta agli altri ti suscita ribellione
come se l'avessi subita tu stesso,
se per te l'estraneo è un fratello che ti viene presentato,
se sai donare gratuitamente un po' del tuo tempo per amore,
se sai accettare che un altro ti renda un servizio,
se dividi il tuo pane e sai aggiungere un po' del tuo cuore,
se credi che il perdono va più lontano della vendetta,
allora la pace verrà

Se puoi ascoltare gli infelici che ti fanno perdere tempo
e conservare il sorriso,
se sai accettare la critica ed approfittarne
senza respingerla e difenderti,
se sai accogliere un consiglio diverso dal tuo e adottarlo,
se ti rifiuti di versare sul petto altrui la tua colpa,
se per te la collera è una debolezza e non una prova di forza,
se tu preferisci essere abbandonato
anziché fare torto a qualcuno,
se tu rifiuti che dopo di te venga il diluvio,
se ti schieri dalla parte del povero e dell'oppresso
senza pretendere di essere un eroe,
se tu credi che l'amore è la sola forza della discussione,
se tu credi che la pace sia possibile,
allora la pace verrà.
(P. Gilbert)





… Se tu preferisci la speranza al sospetto,

se tu credi che devi fare il primo passo anziché gli altri,

allora la pace verrà








giovedì 23 febbraio 2012

quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».


Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà
Dalla  chat serale di Pastorale&Spiritualità


 



















 
Lc 9,22-25
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua
Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».


Commento di Mari:
Finora la liturgia quotidiana seguiva il vangelo di Marco, passo a passo. Ma a partire da ieri fino al giorno di Pasqua la sequenza delle letture del giorno sarà data dalla tradizione antica della quaresima con le sue letture, che ci aiuteranno ad entrare nello spirito della Pasqua
Fin dal primo giorno, cioè domani, la prospettiva è quella della Passione, Morte e Risurrezione e del senso che questo mistero ha per la nostra vita.    
Gesù ha iniziato la sua predicazione con miracoli, guarigioni portentose e proclamandosi, come il Messia annunciato, il Figlio di Dio. Ora parla della sua fine a Gerusalemme, e questo costringe i discepoli ad una severa riflessione.
La morte del Messia non è contemplata nella prospettiva di salvezza che hanno in mente.
I discepoli, infatti, si aspettano un messia per il riscatto della loro vita materiale; non può essere quindi che sia sconfitto vergognosamente su una croce.
Ma il Messia non era un potente secondo i canoni del mondo. Egli era venuto per dare la sua vita per la salvezza di molti.
Si mise perciò a spiegare che mettersi alla sua sequela comportava allontanarsi dall'egoismo, rinunciare all'amore solo per se stessi e abbandonare le abitudini di sempre.
Questo significa "rinnegare se stessi e prendere la propria croce". È la via del vero guadagno!

Al discepolo che vorrà seguirLo, viene chiesto di “rinnegare se stesso, cioè di avere un atteggiamento non più rivolto ai propri interessi, ma a quelli degli altri e di prendere ogni giorno la propria croce per ripercorrere il cammino che Gesù stesso ci indica.
Per il cristiano la Croce deve diventare un segno quotidiano, non riservato a persone eccezionali o da vivere in circostanze straordinarie, ma che caratterizza la vita, non perché la si voglia portare a tutti i costi, ma perché la si deve accettare per essere coerenti fino in fondo a quelli che sono gli insegnamenti  che Cristo ha voluto donarci.
La croce non deve essere considerata un ostacolo per l’uomo, un qualcosa che contrasta la sua felicità.
Guardando Cristo, meditando sul suo amore, sulle sue sofferenze, sulla sua donazione di vita, riusciremo a farci carico della nostra croce, a scoprire che proprio quella croce è la nostra via per il cielo ed il nostro contributo all’opera della salvezza.
E’ un invito che Egli rivolge a ciascuno di noi, ponendosi in netto contrasto con quanto il mondo propone e promette in risposta alla nostra sete di gioia.
Ci troviamo così ad un bivio: da una parte le allettanti offerte di una società che ha imboccato la via del "tutto e subito e a buon mercato"; dall'altra l'austera via di un'esistenza impegnata a realizzare se stessa nel senso più autentico del termine, ossia dono per gli altri.

Gesù ci mette in guardia da ricette troppo facili e affrettate per essere vere e appaganti: «Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde o rovina se stesso?»
E la gioia non è un frutto spontaneo che cresce in terreni incolti.
Gesù pone tre condizione per raggiungere questa gioia: rinnegare se stessi, abbracciare la croce ogni giorno, e seguirlo!

Come accettare la durezza di questo messaggio e la difficoltà nella pratica quotidiana ?

Citiamo alcuni interventi

Franco
Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?
È una delle frasi molto belle che questa sera Gesù rivolge a ognuno di noi e mi hanno colpito.
Credo che sia un messaggio chiaro in una realtà di oggi dove le persone hanno una voglia smisurata di reggersi su ideali materiali, come il denaro la voglia di vivere nei propri agi senza rendersi conto di chi è in difficoltà o vuole prevalere in tutto e in tutti.
Se vai a  chiedere loro come vivono ti rispondono al settimo cielo.
Puoi vivere nella felicità materiale un giorno o caso mai due, ma non credo che a un certo punto questa felicità resista in quanto il denaro o la voglia di primeggiare rende l’uomo sempre solo e infelice.
E’ questo il senso della domanda che Gesù rivolge a ognuno di noi quale vantaggio guadagni o cerchi di presumerti di essere felice di quello che hai o sei nella società e poi dentro di te ti senti infelice e con gli altri odiato e solo?
Gesù ci ha donato i talenti, ossia le numerosi qualità umane che noi abbiamo per vivere e costruire un mondo sereno e degno,nella bellezza di Dio talenti  non da sprecare, ma importanti per condividerli con gli altri,per metterli al servizio degli altri,  la vera ricchezza e il servizio,come ha fatto Gesù nella sua vita servizio fatto con lo spirito di umiltà di semplicità nelle azioni.
Ecco  abbiamo la possibilità in questi importantissimi giorni di conversione di poterci trasformare dentro, poter veramente gestire i nostri talenti condividerli  diversamente e correttamente.
Anche Gesù fu tentato nel deserto dal demonio a trasformare le pietre in pane,ossia a rendere importante ciò che riguardava l’aspetto materiale, ma Gesù è riuscito a vincere la tentazione e a farci capire che per noi non è importante ciò che di materiale a noi piace ma è necessario poter dedicarci a ciò che il Signore vuole da noi.
La nostra anima ha bisogno di correggersi, di rinascere e la quaresima serve a questo: a permettere a ognuno di noi di chiudere con il passato e dare inizio a una nuova vita una vita capace di riacquistare la felicità, quella felicità vera che solo Gesù può donarci.
E’ un cammino impegnativo: ci saranno momenti in cui il maligno vuole tentarci a mollare ma dobbiamo con tutte la nostra fiducia in Dio,riuscire a resistere, a togliere tutto ciò che di male o deviato abbiamo sperimentato. Sono convinto che c’è la faremo senza pentirci di aver intrapreso la strada giusta.
Voglio dedicarvi una preghiera come augurio per questo bellissimo cammino che intraprenderemo  in questi 40 giorni:

“Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio. Più riceviamo nel silenzio della preghiera, più daremo nella vita attiva.
Abbiamo bisogno di silenzio per smuovere le anime.
Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio. L'importante non è ciò che diciamo, ma ciò che tu dici attraverso di noi.
Tutte le nostre parole saranno vane se non vengono da te. Resteremo certamente poveri finché non avremo scoperto le parole che danno la luce di Cristo. Resteremo ingenui finché non avremo imparato che ci sono silenzi più ricchi dello spreco di parole. Resteremo inetti, finché non avremo compreso che, a mani giunte, si può agire meglio che agitando le mani. Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio”.
(Mons.Helder Camara)


Terval
Da questo brano del Vangelo il mio modesto pensiero coglie un fatto per me molto importante. Gesù annuncia che non sarà accolto ma bensì umiliato, dovrà soffrire molto, poi venire ucciso: muore in croce, la più deleteria delle morti!
Ecco,ora come allora l'uomo continua a rifiutare Gesù, si fa forte di se stesso. L'uomo di oggi non ha capito nulla: i grandi insegnamenti di Gesù tolgono la libertà dicono, perché occorre seguirli,e quindi ci toglie la possibilità di fare quello che noi vogliamo. E’ duro questo, ma ciò che chiamano libertà è solo l'orgoglio che da sempre distrugge l'uomo e che gli fa credere quello che non è. Così facendo perde la possibilità di ravvedersi, di convertirsi…
Gesù ci ha chiamati cuori induriti, ma forse noi il cuore non sappiamo neppure più se esiste,viviamo e basta guardarci intorno tutti i giorni: chi ha troppo vorrebbe ancora di più, e  a fianco c'è chi non ha nulla neppure da mangiare.
Che questa quaresima sia una vera conversione, se apriamo il cuore, se riusciamo a comprendere quello che Gesù vuole insegnarci.
Solo allora riusciremo a vedere con gli occhi che prima non potevano vedere perché il nostro "io" lo impediva e inizieremo ad amare i fratelli.
L’amore che vince sempre è quello di Gesù!


Lilla
Gesù pone tre condizioni per raggiungere questa gioia: rinnegare se stessi, abbracciare la croce ogni giorno, e seguirlo! Come accettare la durezza di questo messaggio e la difficoltà nella pratica quotidiana ?
Rinnegare  - prendere –seguire : tre anelli che si intrecciano l’uno nell’altro..
Se si decide di seguire Gesù per forza di cose dobbiamo imparare a rinnegare  noi stessi per scegliere e accogliere sempre e dovunque Gesù; non sentire né pensare  come il mondo ma esercitando il modo di pensare di Dio e questo ci porta inevitabilmente con lui alla Croce. 
Ma il frutto della perdita di noi stessi è il seguire Gesù, è la Comunione con Lui. è salvare la propria vita.
Il dono di una vita vera e piena   questa è la vera gioia.

                                                            . . . . . . . . . . . . . . . . .

Fa paura la Croce? Il messaggio cristiano non chiama alla sofferenza per la sofferenza, ma di abbracciare la sofferenza  con amore, per amore.

 



È indispensabile essere disposti a rinnovare il cuore








Mt 6,1-6.16-18
...Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
 
...In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
...«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
...Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
...E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

    Le ceneri aprono il tempo della quaresima, questa primavera dello spirito ci invita a rompere la corteccia del cuore che i rigori invernali dell'egoismo, possono aver indurito.
Una difesa istintiva, che molto spesso siamo tentati di erigere di fronte alle prove della vita,
ma che blocca la gioia della fioritura e la ricca stagione dei frutti, per cui siamo creati.

L'invito che sentiremo domani nelle letture liturgiche, è a lacerare il cuore. Un termine che richiama la sofferenza dello strappo da cui a primo acchito si vorrebbe fuggire.
Ma a leggerlo in profondità, accostandolo ad altri passi biblici, vi troviamo non un invito alla morte ma alla vita, alla pienezza della vita!!
Infatti solo strappando dal nostro cuore tutto ciò che ci chiude a Dio ed alla sua Parola, possiamo sperare di veder fiorire la nostra esistenza verso l'eternità.
Ecco, dunque, cos'è la quaresima: un tempo veramente propizio per scavare in profondità, rimuovere quanto rischia di soffocare la parte più autentica di noi stessi, quella che attinge direttamente alla Sorgente, ossia a Dio.

Il seme divino della carità, che Dio ha posto nelle nostre anime, aspira a crescere, a manifestarsi in opere e a produrre frutti che in ogni momento corrispondano ai desideri del Signore.
È indispensabile quindi essere disposti a rinnovare il cuore, a ritrovare, nelle nuove situazioni della nostra vita, la luce e l'impulso della prima conversione.
Questa è la ragione per cui dobbiamo prepararci con un approfondito esame di coscienza, chiedendo aiuto al Signore, per poterlo conoscere meglio e, di conseguenza, per conoscere meglio noi stessi
La conversione è cosa di un istante; ma la santificazione è opera di tutta la vita.
Per questo è necessario attraversare ogni anno questo percorso di purificazione e di crescita, per poter giungere alla Pasqua rinnovati completamente.

Il vangelo ci ha ricordato come possiamo farlo, grazie a tre pratiche che, sin dal tempo degli apostoli, esprimono lo sforzo del cristiano per avvicinarsi alla perfezione: l'elemosina, la preghiera ed il digiuno
Tre pratiche fondamentali, già conosciute nell'Antico Testamento, ma che dai discepoli, dice Gesù, devono essere compiute in modo diverso.
Infatti quando facciamo qualcosa di bene, subito nasce in noi il desiderio di essere stimati per questa buona azione, di essere ammirati: di avere cioè la ricompensa, ricompensa falsa però perché è la gloria umana, la nostra soddisfazione, il nostro piacere che vengono premiati.
Il Signore ci chiede di fare il bene perché è Bene !

Fare l'elemosina, pregare, digiunare, devono mirare solo a questo: ricollegarci al Padre, metterci in contatto con Lui, farci entrare nel suo campo visivo.

Il testo del vangelo di Matteo continua la meditazione del Discorso della Montagna. Nella prima parte del discorso Gesù sconvolge il concetto di giustizia come lo avevano sempre considerato i dottori della legge ed i farisei: l’osservanza della legge e quindi la pratica della giustizia non deve avere il fine di ottenere l’elogio degli uomini.

L’elemosina, la preghiera ed il digiuno,  erano le tre opere di pietà dei giudei.
Gesù critica coloro che praticano la pietà e le opere buone per essere visti dagli uomini. Gesù non desidera che la pratica della giustizia e della pietà vengano usate come mezzo di autopromozione dinanzi a Dio e dinanzi alla comunità.

Fare l'elemosina, pregare, digiunare non mirano che a questo: ricollegarci al Padre, metterci in contatto con Lui, farci entrare nel suo campo visivo
Dal punto di vista didattico Gesù dice prima come non deve essere e poi subito insegna come deve essere:
-  Devo fare l’elemosina in modo tale che nemmeno io devo avere la sensazione di stare facendo una cosa buona che merita una ricompensa da parte di Dio e degli uomini
-  Bisogna pregare in segreto come anche Gesù pregava spesso di notte e non gli importava l’opinione degli altri.

 Dio è un Padre misericordioso che accoglie la mia preghiera e mi accoglie e quindi non a partire dal fatto che gli altri mi apprezzino come una persona pia che prega. Semplicemente mi accoglie perché desidera convertire il mio cuore, vuole riscattare la mia vita, vuole aprire i miei orizzonti verso l'eternità.

    Allo stesso modo il digiuno deve essere vissuto non come pratica esteriore ma come parte di un cammino di accesso al cuore di Dio che si apre davanti a noi, rinunciare a qualcosa di puramente materiale per arricchirci di spiritualità; per capire che non di solo pane ha bisogno l'uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio.
Mortificare dunque i nostri istinti più umani e materialistici, per raggiungere il senso d'infinito che cerchiamo
L’elemosina, la preghiera ed il digiuno non servono dunque per comprare il favore di Dio, ma sono la risposta di gratitudine all’Amore ricevuto e sperimentato.
Dalla Chat di Pastorale&Spiritualità



domenica 19 febbraio 2012

Si recarono da Lui portando un paralitico sorreto da quattro persone

Commento di Padre Augusto Drago da Pastorale&Spiritualità


 














































































+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 2,1-12 Gesù entrò di nuovo a Cafarnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

E' veramente bello, in questa domenica che precede l'inizio della santa quaresima, accostarci alla Parola del Signore riuniti attorno al Vangelo.
Esso ci ricorda come il Dio a cui fermamente crediamo, il Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo, è il Dio delle novità, il Dio delle nostre ripartenze! Egli ci sorprende sempre.
Il suo agire supera sempre le nostre aspettative! La novità più bella, la lieta notizia per eccellenza, è certamente quella del perdono del peccato.
Ci ricorda il soffio di un sorriso che ricrea la vita.
Là dove c'è perdono, non esiste più peccato: inizia una nuova vita!
Si riparte con il soffio dello Spirito Santo, verso nuovi lidi: le strade di Dio che ci conducono alla piena realizzazione della nostra salvezza.
E' bello credere a questo Dio!
La fonte del perdono è sempre l'amore. Tutto l'universo obbedisce alle leggi dell'Amore!
"amate, amate, il resto è nulla!" Così scriveva La Fontaine.
Dio per primo obbedisce alle leggi dell'Amore, perché essenzialmente è AMORE!
Perciò ama, perdona, dimentica, ricrea, dona nuova vita e nuova bellezza!
"Non ricordate le cose del passato, non pensate più alle cose antiche. Ecco io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia! Non ve ne accorgete?"
Così ci dice il Signore nella prima lettura di questa domenica.
Le cose del passato sono ciò che già il Signore ha fatto di bello e di grande.
Ebbene, il suo Amore è così grande che supera continuamente se stesso. Allora aspettiamo sempre le novità di Dio, senza essere attaccati alle cose del passato!
Aspettare le novità dell'Amore, è dare un senso dinamico alla vita, aspettare significa confidare, sperare con una speranza certa, perché l'Amore di Dio non viene MAI MENO!
Alla luce di queste parole, allora siamo in grado di leggere la pagina del Vangelo di Marco che ci è proposta in questa settima domenica del tempo ordinario.
Gli esegeti hanno sempre sottolineato l'assoluta originalità del racconto marciano.
Esso è totalmente pieno dello stile letterario proprio di Marco.
Egli più che narrare, dipinge, scolpisce ciò che scrive e ce lo rende in maniera assolutamente plastica.
Vediamo allora insieme i singoli passaggi.
Intanto notiamo subito che questa è la prima delle cinque dispute con i farisei e con gli scribi.
La prima, questa, inizia con la rivelazione del dono più grande da parte di Dio: il perdono dei peccati. L'ultima disputa termina con il complotto contro Gesù ordito dai farisei e dagli erodiani.
Gesù entra di nuovo a Cafarnao.
Nella prima volta si era recato presso la sinagoga.
Ora invece Marco ci dice che si trova dentro una casa. Già qui abbiamo una grande novità.
La "casa" nelle prime comunità cristiane era il luogo dove si riuniva l'assemblea.
Dunque una "ecclesìa", una Chiesa. La casa è il Simbolo della Chiesa.
Ci troviamo davanti ad un racconto già contestualizzato. C'è il passaggio dalla sinagoga alla Chiesa. Con ciò Marco ci dice che Gesù, davanti all'assemblea, sta per compiere un atto liturgico. Quale? Quello del perdono dei peccati!
Questo avviene nella Ecclesìa! In essa c'è la presenza del Signore, sempre vivo ed operante, e compie il più grande prodigio che si possa immaginare: perdonare il peccato.
Il seguito del racconto è quanto mai descrittivo e qualche volta appare anche buffo.
Ma non è così: ogni gesto ha il suo significato.
C'era tanta gente in quella Ecclesìa! Non si poteva raggiungere la persona di Gesù.
Nella Ecclesìa si annuncia prima di tutto la Parola. Poi si amministrano i sacramenti.
Poi si compiono i grandi prodigi di Dio.
Ed ecco che si recarono da Lui, portando un paralitico sorretto da quattro.
Attenti: Marco non ci dice chi siano i "quattro". Solo le traduzioni aggiungono "persone", "portantini" o altro. Marco dice semplicemente: portato da quattro!
Sorge subito la domanda: chi erano questi quattro? Le risposte sono tante.
Ma io personalmente preferisco il richiamo al libro del Profeta Ezechiele, dove al capitolo primo, del versetto 4 , ci parla di quattro esseri viventi: non hanno un nome. Il profeta ci descrive solo le loro sembianze. Portano l'Arca dell'Alleanza, il luogo dove abita il Volto dell'invisibile Signore! Allora il senso mi appare chiaro: i quattro di Marco sono coloro che portano l'arca dell'alleanza. L'arca dove si rende manifesta la presenza del Signore. Il paralitico: ecco l'Arca della alleanza, ecco dove abita il Signore: nel paralitico, in questo ammalato paralizzato nel corpo, simbolo di ogni paralisi immobilizzante del peccato.
Il peccato che abita l'umanità.
Ma il Signore non ha paura dell'uomo peccatore: lo cerca!
Ha paura solo del peccato: per questo lo sconfigge con la forza del suo Amore!
Sono i quattro che hanno fede. Il paralitico non può averla: il suo corpo è come ingessato ed immobile. Spiritualmente parlando la paralisi è quella del cuore, dell'anima e della mente: tanto ingessati e resi immobili dal peccato da non poter pronunciare la parola gridata del "Salvami Signore". I quattro hanno una funzione particolare e speciale: come quelli descritti dal profeta Ezechiele, così anche questi quattro portano l'immobilizzato davanti a Gesù, sia pure in maniera teatrale, e fanno tutto quello che dovrebbe fare il povero paralitico.
La paralisi diventa immagine e simbolo di tutte le conseguenze del peccato: indurimento del cuore, paralisi mentale, incapacità comunionale e simili.
L'uomo non vive più, vegeta! Cosa bisogna fare?
Raggiungere l'Autore della vita perché dia un nuovo inizio, una nuova ripartenza, dia una nuova creazione! Ma come fare? C'è tanta gente. La fede non conosce ostacoli!
La scena del tetto e del buco praticato in mezzo ad esso, non è affatto teatrale come dicevo prima! E' la forza creativa della fede che trova sempre nuove possibilità per giungere comunque a Gesù
E poi Marco vuol farci comprendere che quel gesto ha qualcosa di violento in sé.
Spaccare il legno del tetto, praticare un buco sulla verticale dove precisamente sta Gesù, ha un senso particolare. Il senso è questo: a volte l'Amore si esprime con una "sapiente violenza"!
Significa che i quattro vogliono fare "violenza al cuore di Gesù"una santa violenza perché il cuore di Dio si pieghi sull'uomo morto e riviva.
E questa santa violenza ha il suo frutto:
la tenerezza di Gesù: "FIGLIO, TI SONO RIMESSI I PECCATI!"C'è tanta tenerezza in queste parole di Gesù. La tenerezza dell'Amore. Tutti si aspettavano il miracolo della guarigione.
Ma Gesù ha un altro progetto prioritario, assolutamente prioritario: dare la vita nuova, ad un uomo che non è più tale restituire, con il perdono, una rinascita che è infinitamente più grande di una guarigione fisica!
Perché parla così? Si chiedono i farisei seduti sui tronetti. Perché parla così il nostro Gesù?
Semplicemente per farci capire che quando parliamo di guarigione essa non deve essere riferita solo alla malattia del corpo. C'è prima di tutto una guarigione più grande: rinascere ad una nuova vita, fatta di vera ed autentica umanità, ritornare ad essere "uomo" nel pieno senso del termine. E ciò è possibile solo se si vince e si debella il peccato che uccide la vita e preclude ogni possibilità di amare secondo lo spirito dell'AMORE!
Poi la guarigione fisica diviene il segno del potere divino che Gesù ha di rimettere i peccati.
Il racconto di Marco diviene epifanico: mostra chiaramente la divinità di Gesù, dal momento che solo Dio può rimettere il peccato. Gesù è il Signore di tutto l'uomo.
Infine c'è la triplice insistenza posta sul lettuccio."Alzati prendi il tuo lettuccio e và!"
Ed Egli sotto gli occhi di tutti, prese il lettuccio o barella e se ne andò.
Perché questa insistenza sulla barella? Perché torna " a casa sua" con la barella?
Intanto "la casa sua" non è da intendere come un ritorno fisico alla casa dove il paralitico abitava. "Torna a casa tua e prendi la barella!"
Tornare a casa sua significa tornare in se stesso, nella sua interiorità.
Adesso puoi entrare nel tuo cuore e visitarlo ed avere la gioia di vederlo sgombro dal peccato, libero e bello! Ma introduci anche il lettuccio,la barella.
Perché? Perché tu possa ricordare, attraverso la barella, ciò che eri e ciò che ora la grazia di Dio ti ha fatto diventare. La barella è il simbolo dell'antica bruttezza. L'Ora presente è l'ora del rendimento di grazia!
Questo deve avvenire nella santa assemblea ecclesiale: Rendere grazie a Dio perché siamo perdonati e perdonati perché siamo amati! Fratelli e sorelle: come è bello, tenero, affettuoso l'amore che il Signore ha per noi!Come potremmo pensare, sia pure per un solo istante, di poter vivere senza di esso?




martedì 14 febbraio 2012

Dal Cielo una stella verde…sulla terra

   



In cielo c'erano migliaia di stelle di tutti i colori: bianche, argentate, dorate, rosse, blu e verdi.

Un giorno andarono da Dio e dissero:
 "Desideriamo andare sulla terra e poter vivere tra la gente".
"Così sia", rispose Dio. "Io vi lascio così piccole come siete, così che discretamente possiate scendere sulla terra".
E così, in quella notte, ci fu una meravigliosa pioggia di stelle.

Qualcuna si fermò sul campanile, qualcun'altra volò con le lucciole sopra i campi,
qualcun'altra ancora si mescolò tra i giocattoli dei bimbi, così che la terra era meravigliosamente scintillante.

Con il passare del tempo però le stelle decisero di lasciare la gente sulla terra e di fare ritorno in cielo.
"Perché siete tornate indietro?" chiese loro Dio.
"Signore, non potevamo stare sulla terra, dove c'è così tanta miseria, ingiustizia e violenza".
"Sì", disse Dio, "il vostro posto è qui in cielo. La terra è il luogo delle illusioni, il cielo è invece il luogo dell'eternità e della vita senza fine".

Quando tutte le stelle furono tornate indietro, Dio le contò e si accorse che ne mancava una.
"Manca una di voi. Ha forse preso la strada sbagliata?"
Un angelo, che era nelle vicinanze, disse: "No, Signore, una stella ha deciso di rimanere tra la gente.
Ha scoperto che il suo posto era là, dove c'è l'imperfezione, il limite, la miseria e il dolore".
"E chi è quindi questa stella?", volle sapere Dio. 


 
"E' la stella verde,

 
                      l'unica con questo colore,

 la stella della speranza". 




 Così quando ogni sera le stelle guardavano di sotto vedevano la terra meravigliosamente illuminata,
perché in ogni dolore umano c'era una stella verde.

 


Prendi ora questa stella, la stella verde nel tuo cuore.
La stella della speranza non lasciarla andare via. Non lasciare che si spenga!
Stai sicuro: lei brillerà sul tuo cammino e con il tuo cuore illuminato contagerà altre persone..

Da   www.pensieridelgufo.it






domenica 12 febbraio 2012

Soffia su di me, Spirito Santo

Soffia su di me



 Santo Spirito,
mi dicono che sei come il vento:
soffia allora dentro di me
e spazza via le scorie
inquinate delle parole
con cui punzecchio il prossimo.

Mi dicono anche che sei come il fuoco:
sciogli il ghiaccio della mia indifferenza
verso chi ha bisogno di una mano
e viene messo fuori gioco da tutti.

Mi dicono che sei come la colomba:
smorza i miei nervi a fior di pelle
e regalami un po’ di serenità

lunedì 6 febbraio 2012

Un auto nuova nella bibbia

Una laurea e un’auto nuova



Gli era stata promessa per la sua festa di laurea un'auto nuova,
 fiammante, all'uscita dell'università, con il diploma di laurea sotto il braccio.
Quale non fu la sua amara sorpresa quando, il giorno fatidico, il padre lo abbracciò sorridente,
non però con le chiavi della macchina, bensì con un libro in mano, appena ritirato nella vicina libreria.


Una Bibbia.
 




Il giovane neo dottore scagliò rabbiosamente il libro fuori dalla finestra dell'aula e da quel giorno non rivolse più la parola al padre.
Rimise piede in casa quando anni dopo gli fu comunicata la notizia della morte dell'anziano genitore.
La notte del funerale, mentre rovistava tra le carte della scrivania paterna, trovò la Bibbia che gli era stata regalata il giorno della laurea.
In preda a un vago rimorso, soffiò via la polvere che si era depositata sulla copertina del libro e cominciò a sfogliarlo.
Scoprì tra le pagine un assegno datato il giorno della laurea e con l'importo esatto dell'auto promessa.


La Bibbia: un libro sigillato, inutile e polveroso per tanti.
Eppure tra le sue pagine è nascosto il tesoro che tanto sospiriamo...

Da “Pensieri del Gufo” Catechisti.it

domenica 5 febbraio 2012

Giocare con Gesù, preghiera



Giocare con Gesù, preghiera dei bambini e…ragazzi perché no?

Giocare, con te affianco, Signore,a chi non piace giocare?
Anche tu avrai giocato, a Nazareth, con gli amici,e poi la mamma ti chiamava per dirti che la cena era pronta.
E tu andavi, felice. Felice, perché avevi giocato.
Felice, perché Dio era sempre con te, anche durante il gioco

Ed eri sempre corretto,
gentile, simpatico con tutti.
E tutti volevano giocare con te
per divertirsi senza litigare.
Grazie, Signore
perché sei con me quando prego,
quando dormo, quando soffro,
ma anche quando gioco,
perché dove qualcuno sorride
tu sei sempre lì a sorridere con lui.

 Aiutami a divertirmi
senza prendere in giro gli altri,

facendoli partecipi della mia gioia,
senza escludere nessuno.

Come facevi tu,
perché anche tu giocavi.


Aiutami a vincere...
Anzi, no!
Aiutami a fare sempre del mio meglio
e poi, vinca il migliore!
Con te tutto è più bello, anche il gioco!

Grazie, Signore!




sabato 4 febbraio 2012

“ Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e i peccatori?”

Molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù… Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo,seduto al banco delle imposte, e gli disse:
«Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì




Mc 2,13-17
“Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti, infatti, quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori»”.

Gesù è agli inizi della sua predicazione, molte persone lo seguivano per ascoltare dalla sua bocca cose mai sentite, cose nuove che meravigliavano, entusiasmavano. Lo seguivano anche per le guarigioni che Gesù operava.
Mentre camminava, seguito dalla folla, vide un pubblicano, esattore delle tasse e lo invita a seguirlo. Si chiamava Levi, noi lo conosciamo col nome di Matteo l’evangelista. Questi, che stava seduto al banco riscuotendo le imposte, lascia tutto e lo segue, non farà più quel lavoro: era un pubblicano, conosciuto da tutti come un peccatore a causa del suo mestiere, ritenuto ladro, usurpatore… Da ricordare che né Andrea, né Pietro, né Giacomo né Giovanni lasciarono il loro mestiere, forse perché visto non occasione di peccato.
Levi, Matteo sarà stato accattivato dallo sguardo di Gesù, forse aveva già sentito parlare di Gesù, ma vederlo di persona fu un’altra cosa, lo invita a pranzo a casa sua e Gesù non si fa pregare, anzi ha l’occasione di conoscere altri pubblicani amici di Levi, che probabilmente li aveva invitati perché avessero modo di incontrare Gesù che aveva dato un impulso nuovo alla sua vita.
Ma la cosa non piacque agli scribi e i farisei che passando di lì ne furono scandalizzati: Gesù mangiava con dei peccatori! “ Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e i peccatori?” chiedono ai discepoli di Gesù. E avevano in qualche  modo ragione perché avvicinare, stare, addirittura mangiare con dei peccatori era proibito dalla legge, dovevano essere isolati, ma era Gesù che dava loro fastidio perché con le sue azioni e i suoi insegnamenti svelava la loro ipocrisia.
Gesù, udito quelle parole risponde: “: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Non sappiamo la risposta degli scribi e dei farisei, ma conosciamo il loro comportamento in seguito, come osteggiavano Gesù e il suo insegnamento, addirittura cercando di farlo morire.
Ha ragione l‘evangelista Marco quando fa notare che tutti rimanevano meravigliati dell’insegnamento di Gesù.
Anche noi entusiasma questo Gesù che non si stanca mai, sempre attento alle persone, soprattutto i più deboli, il suo amore sempre disponibile pronto a donarsi.
Nello scegliere quelli che saranno i suoi inviati nel mondo, non cerca saggi ma uomini comuni, semplici: anche per Matteo che in questo brano è stato chiamato a seguirlo, giudicato peccatore da tutti, a Gesù è bastato vederlo dedicato al suo lavoro, sì perché Dio è capace di smuovere gli animi con molto poco, con uno sguardo e una parola “Séguimi!”.
Anche noi abbiamo ricevuto un giorno una chiamata dal Signore e quel giorno è stata una festa: hanno fatto festa i nostri genitori al nostro battesimo; abbiamo fatto festa noi al ricevere Gesù per la prima volta, prima comunione; abbiamo fatto festa ricevendo la cresima; hanno fatto festa i nostri genitori e forse anche noi quando davanti all’altare ci siamo sposati; i sacerdoti dopo aver ricevuto l’ordine sacerdotale…
La festa è segno di gioia per qualcosa che ci ha resi felici, l’avere raggiunto uno scopo. Nei momenti religiosi che abbiamo ricordato, abbiamo festeggiato un incontro con Dio, incontri che hanno segnato in qualche modo la nostra vita, un punto fermo nella nostra storia.
Essere cristiani è rispondere alla chiamata, come Matteo. Nel tempo, col passare degli anni, essere cristiano vuol dire essere fedeli a quegli entusiasmi delle feste che per un giorno ci hanno resi felici, continuare a vivere con l’entusiasmo di allora a seguire il grande Maestro.
Essere cristiani è ricordarsi ogni giorno che Dio ci ha sempre amati e ci ama, dà un nuovo senso alla nostra vita. Matteo sembra dirci, dopo aver deciso di seguire Gesù, che lui non fu chiamato a seguire Gesù perché era onesto e convertito quando Gesù si è chinato su di lui e lo ha amato, ha rivolto su di lui l’attenzione e lo ha chiamato.
Dio ci ha chiamati, se siamo convinti della nostra fede, se siamo stati capaci di entusiasmo e gioia per lui: essendo peccatori ci ha salvati, essendo salvati cerchiamo di seguirlo fino a raggiungerlo nel Regno dei cieli.

mercoledì 1 febbraio 2012

A che serve guadagnare il mondo intero se poi...




Un contadino possedeva un misero campicello che produceva un raccolto magro e stentato.
Non c'era giorno che moglie e figli non gli rinfacciassero la sua pochezza.
Un giorno, finalmente, ebbe un insperato colpo di fortuna.
Mentre era intento a sgobbare nel suo campicello,
vide sulla strada un cavallo imbizzarrito che stava per rovesciare
 il calesse di un gran possidente della zona e coraggiosamente lo bloccò
.
Il ricco proprietario terriero per sdebitarsi gli disse:
«Ti regalerò tutta la terra che riuscirai a contornare camminando dall'alba al tramonto.
L'unica condizione è che ti dovrai trovare al tramonto nel punto esatto da cui eri partito al mattino».
Il contadino è sopraffatto della gioia:
«Ho chiuso con i giorni degli stenti e della miseria! Avrò tanta terra e sarò ricco!».

Il mattino dopo, fissò il punto di partenza sull'alto di una collinetta verde e cominciò a camminare allegramente,
senza fretta, con un passo tranquillo.
«Qui costruirò la mia fattoria ... Quello è il posto adatto ad una stalla ...
In questa bella piana coltiverò frumento e laggiù seminerò legumi e patate ... ».
Ma poi gli venne in mente che quella era la sua unica occasione e cominciò a correre.
Il sole stava rapidamente percorrendo il suo cammino in cielo.
Più terra avrebbe inglobato nel suo possedimento, più sarebbe stato ricco.
Era al limite della resistenza, ma c'era ancora un laghetto, un prato verde, un bosco folto.
Il sole declinava sull'orizzonte.
Accelerò il ritmo della corsa.
Sudato, ansante, allo stremo delle forze giunse al traguardo.
Crollò esausto.
Il suo cuore cessò di battere per lo sforzo eccessivo nell'istante in cui il sole tramontava.

Ora possiede tutto il terreno che gli serve: il piccolo lembo di terra in cui è sepolto. 


 A che serve guadagnare il mondo intero se poi...


da pensieri del gufo,dal veb