martedì 12 aprile 2011

La solitudine: aiuta a saper vivere?

La vera solitudine ci aiuta a saper vivere con gli altri.


Ci sono diversi tipi di solitudine : quella imposta dagli eventi della vita e quella ricercata volontariamente. La prima se non viene accettata positivamente è causa di tristezza ed angoscia, la seconda genera gioia se dona equilibrio e pienezza al proprio esistere quotidiano.


Chi cova dentro di sé conflitto di desideri detesta la solitudine. Se ricerca il potere vuole stare in mezzo agli altri con il fine di dominarli, se è avido di denaro gli altri vengono da lui strumentalizzati per il proprio tornaconto, se vuole il prestigio si aspetta dalla folla applausi e consensi. Se è psicolabile ed instabile ricerca attenzioni ed affetto, senza essere in grado di donarli disinteressatamente. Chi è afflitto da nevrosi cerca nelle persone sicurezza e garanzie ed ha una tremenda paura della solitudine. Vi sono molte persone che non vogliono stare sole e costituiscono un vero tormento per chi gli sta intorno.


Non si può essere in perfetta solitudine, però, se dentro di noi c'è il tumulto delle preoccupazioni o il clamore della folla. Quando uno crede di riuscire a trovare spazi di auto-isolamento ma non sa utilizzare il tempo a favore della vera evoluzione interiore si illude. In questo caso vive una solitudine spaziale, ma nella sua mente fermentano progetti, vanità, illusioni che lo porteranno a ripetere gli stessi errori causando molti guai nella società in cui vive. Questo perché non ha imparato a conoscersi attraverso un sano processo di auto-consapevolezza che si può acquisire maggiormente nel silenzio spazio-temporale, ascoltando se stesso e l'ambiente che lo circonda in un clima di meditazione e preghiera.


Nella vera solitudine impariamo ad osservare il flusso dei nostri pensieri e a percepire le vibrazioni più interiori. Abbiamo anche la possibilità di renderci conto del nostro grado di fragilità e delle nostre reali potenzialità che metteremo a servizio degli altri con più efficacia nell'umiltà.


Tutti i mali del mondo derivano dal fatto che la maggior parte degli uomini non sanno starsene tranquilli in una stanza - sosteneva Pascal. Probabilmente intendeva sostenere che quando non conosciamo le nostre più segrete inclinazioni ed intenzioni con coraggio rischiamo di agire con molta superficialità e questa genera guai sociali devastanti.


Il filosofo indiano Krishnamurti sosteneva che bisogna essere molto intelligenti per desiderare e vivere bene la solitudine.


La cultura di massa odierna le cui ideologie hanno condotto a disastrose ingiustizie sociali a danno di tanti individui, è il frutto della paura di dover pensare individualmente, con la propria mente e liberi dai condizionamenti.


La vera solitudine conduce a pensare, a meditare, a diventare degli autentici "ascoltatori" di se stessi e degli altri, relativizzando molti pregiudizi. Essa è espressione della ricchezza interiore. Chi la ama significa che sta bene con se stesso. Ma deve praticarla con un certo distacco.


Una persona abbastanza equilibrata sta bene con se stessa sia nella solitudine che nella folla. Anzi, la solitudine ben sfruttata crea una riserva energetica spirituale per essere in grado di affrontare con spirito oblativo qualsiasi tipo di folla.


Nella vera solitudine non ci si isola dagli altri per perderli, ma per ritrovarli con uno sguardo più puro e libero dai condizionamenti, sguardo che ci fa riconoscere in ogni essere umano l'unicità e l'irripetibilità divine, in quanto ogni uomo è fatto a immagine e somiglianza del suo Creatore.


Pier Angelo Piai, Riportato da friulicrea.it

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