mercoledì 23 marzo 2011

Tre preghiere: dell’avvocato, dell’artista, del dentista

Preghiera dell'avvocato

Spero che la mia preghiera non ti giunga, o Dio, superficiale o dissonante dalla tua Legge eterna.


La consuetudine invalsa nella nostra professione di "mentire" o di nascondere parti di verità per difendere i nostri clienti può, alla lunga, fuorviare la nostra coscienza. Insegnami a capire che la giustizia si fonda sulla verità, e che la verità, quella somma, sei solo Tu o Dio.


Guidami nella retta comprensione dei casi più complicati.
Ed anche se dovrò invocare pene e sanzioni, non permettere che io sia mosso da malanimo o da spirito di rivalsa o di successo.
La pena deve essere sempre redentiva, rieducativa.


Ti chiedo perdono se qualcuno, per mio scarso impegno personale, sta pagando in qualche carcere.
Aiuta lui e la sua famiglia a ritrovare, presto, libertà e gioia di vivere.
Fa che io sia mosso dalla 'caritas', che supera la legge umana, pur non obliterandola.


Benedici me e tutta la classe cui appartengo, perché tuteliamo veramente la giustizia senza preferenze di persona.


Grazie di avermi ascoltato. E così sia.


dal libro "Filo rosso con Dio" di Giampaolo Thorel, edito dalle Paoline



Preghiera dell'artista


So che tu sei, o Dio, il sommo artista dell'universo. Mi rivolgo quindi a Te perché so di essere capito e aiutato. Desidero fortemente collaborare con Te per un'umanità migliore, per un mondo più bello e più giusto. A volte mi lascio prendere dalle mode per essere applaudito e gratificato anche economicamente.


E' comodo accondiscendere ai capricci della gente che cerca prodotti per non pensare o, al più, per arredare la propria casa. Aiutami, ti prego, ad essere un vero artista; a saper trasmettere i contenuti di elevazione per l'umanità di questa generazione. Aiutami a non essere invidioso verso coloro che sono più fortunati o migliori di me.


Guida la mia mano per tradurre anche esteticamente ciò che vuoi che il mondo veda: una serie di mondi che anche tu avresti potuto creare e che hai lasciato alla creativa immaginazione degli artisti. Fa’, o Dio, che l'eventuale ricchezza non ottenebri la freschezza ingenua dei miei occhi e che sappia sempre stupirmi per quanto tu crei continuamente nella tua concezione immacolata.


E così sia.

dal libro "Filo rosso con Dio" di Giampaolo Thorel, edito dalle Paoline.

Preghiera per imparare a pregare

Preghiera per imparare a pregare




Signore, io non so realmente pregare.
Spesso riempio il tempo di parole che tu già conosci prima ancora che le formuli. Non so cosa dirti e come comportarmi durante la preghiera. Insegnami a pregare come tu realmente vuoi, non come pare a me.


Aiutami a non essere superstizioso e superficiale.
Fammi dire le parole giuste ed insegnami a fare silenzio alla tua presenza.


Fa' che io capisca che c'è una preghiera di ascolto che vale infinitamente di più di tante parole vuote.
Insegnami a soppesare ogni mia parola e che porti profondo rispetto della tua presenza.


Fa' che la mia preghiera sia umile : insegnami a non chiederti con arroganza.
Fa' che la mia preghiera sia continua : che io preghi anche con la mia vita.
Fa' che la mia preghiera sia altruistica : che io non preghi solo per me, ma per tutti i fratelli che hanno necessità.


Fa' che la mia preghiera non sia ipocrita e che ad essa seguano i fatti.
Fa' che la mia preghiera sia secondo la tua volontà.
Fa' che la mia preghiera sia fatta in unione con la Chiesa.
Insegnami a pregare, come hai insegnato ai tuoi discepoli nel Padre nostro.


Che io diventi preghiera come tu lo eri di fronte agli uomini e al Padre.


Pier Angelo Piai

lunedì 21 marzo 2011

La sofferenza che scopre l'amore di Dio

Ho conosciuto su un sito internet Pino Di Iorio: nelle sue condizioni si è dedicato alla riflessione e allo studio della sua fede. Così scrive presentando il suo lavoro, semplice, minuzioso, chiaro e convinto, un po’ apologetico ma convince che “ è tutto vero”.


Verso maggio del 2010 mi sono deciso, da tanti anni desideravo farlo… ho cominciato a scrivere quello che vi ho messo in allegato “se fosse tutto vero?”. Si vede che il Signore adesso mi ha ritenuto maturo… non sono un bambino ho 64 anni.
Sono 142 pagine divise in una prima parte (100 pagine) e una seconda parte (42 pagine). Questo scritto è nato per me e per chi avesse manifestato interesse a questi argomenti quando mi capitava di ragionare con altri.
Ora visto che Fabio posava i suoi commenti al Vangelo… l’altro giorno mi sono iscritto pure io… e qui nasce il problema. Questo breve scritto è molto appropriato, secondo me, per le persone che sono iscritte a questo sito… catechisti di bambini… catechisti di adulti… persone del Cammino… scout… credenti… non credenti… persone in ricerca… insomma tutti.
Ma all’interno di questo scritto io ho fatto ricorso a molti libri letti nel tempo… cioè ci sono molte parti scannerizzate da libri acquistati ma ancora in commercio. Cioè, per quantizzare un po’… 60-70% da libri vari scannerizzati e un 30-40% mio.


Condivido in pieno il tuo commento al mio scritto...
ma io non catechizzo
(nel senso che comunemente s'intende)...
perché avendo avuto una emorragia cerebrale 22 anni fa...
sono in pensione a casa...
e le mie uscite sono molto brevi
(non posso fare lunghi passi a piedi)...
e devono essere accompagnate da una persona
perché ho difficoltà di equilibrio.


Quello scritto che tu hai letto era solo per me...
per riordinare le mie idee...
cioè desideravo mettere nero su bianco
un discorso ragionevole sul senso della vita,
raccogliendo le mie idee e andando a ricercare tutto ciò che avevo letto.


Perché molti dei fatti che oggi si sentono...
fanno capire che in genere si vive senza uno scopo...
senza un obiettivo... senza una meta.
Vedo molte persone come pecore senza pastore... sbandate.


Dopo alcuni mesi, che avevo iniziato il mio scritto,
mi è capitato di andare in vacanza,
e alla visita di un mio amico...
abbiamo cominciato a parlare di problemi religiosi.
Allora visto che è un discorso che non si può esaurire
in poche battute e in poco tempo...

l'ho invitato a leggere il mio scritto che allora stavo organizzando...
perché stavo scrivendo proprio, in parte, sull'argomento che si dibatteva.
Quindi oltre che per me... l'ho scritto anche per lui.
Poi non ti spiego nemmeno perché mi è capitato di iscrivermi al sito...
e così ho pensato che altre persone potevano trarre beneficio da quello scritto...
breve... incompleto... molto parziale.


Comunque ti assicuro che sono assolutamente convinto che il Signore
voglia salvare tutti gli uomini... su questo non ho dubbi e il mio rispetto profondo
è per tutti gli esseri umani a qualsiasi religione essi appartengano.


Il Signore mi ha donato un "tesoro immenso"...
potrei definirlo "la pace del cuore"...
non ho altre parole umane per spiegarlo...
forse è la certezza che Lui c'è e agisce.
Ma come dice san Paolo:
"Questo tesoro lo portiamo in vasi di creta!"...
di creta... non di ferro...
cioè per far vedere il tesoro che c'è all'interno
devono potersi rompere.


Il materiale di cui è fatto il vaso è
una miscela di "umiltà e di misericordia" e
l'unico costruttore che ne conosce il processo di lavorazione
è Gesù Cristo "il mite e umile di cuore" per eccellenza...
e con Lui sua madre la Vergine Maria...
che l'ha imparato direttamente da Lui.


Io naturalmente, questo vaso, non l'ho ancora costruito.
Comunque sono contento che l'hai letto e ti è piaciuto...
non mi ero nemmeno accorto del tuo commento...
l'ho visto per caso.
Pregherò per te...
La pace... Pino


Giuseppe Di Iorio
Alleluja77




Ho voluto riportare questa testimonianza per coloro che non hanno tempo di fermarsi per riflettere sulla propria vita religiosa, che sappiano trovare quel piccolo momento di pausa che Dio ci chiede.



giovedì 17 marzo 2011

Catechista responsabile

Per un catechista responsabile!


Scritto da Silvia Bartoletti pubblicato da Catechisti.puntozero



Scelto/a tra molti per un impegno non per tutti


Il parroco e l’incaricato della catechesi ti hanno scelto tra molti per un impegno non per tutti, per un impegno che ti farà onore dinnanzi alla comunità e chiederà un onere, una serie di adempimenti di doveri...


Per un anno ... ogni sabato ...


Non sarà questione di due ore, non sarà una sola partecipazione passiva ad una riunione, bensì un’attiva serie di incontri che ti vedranno “gestore” di 60 minuti importantissimi. Inoltre l’arco di durata dell’impegno sarà nove mesi, una dozzina di sabati e forse più di un anno. Ecco perché è indispensabile essere una presenza, una personalità, un professionista nel tuo lavoro !!!

Non un operaio in una fabbrica di astucci...


La serietà con cui ogni catechista deve rapportarsi è essenziale perché si lavora con ragazzi, con persone. Non si è un operaio che lavora in una catena di montaggio di astucci. Se è distratto, se irresponsabile, se inadatto a portarne le conseguenze sarà un astuccio mal montato, con la cerniera mal rifinita, ma se l’irresponsabile, l’inadatto è un educatore, un catechista a uscire mal rifiniti, rovinati saranno dei ragazzi che si apriranno alla società con idee errate e infondate, con caratteri maleducati e con un povero bagaglio culturale e spirituale. Pensa al prodotto del tuo lavoro !!!


Ragazzi bisognosi della parola del catechista


Forse mai come oggi la società rifiuta e rinnega tutto quanto è morale, etica ed educazione. E mai come oggi i fanciulli sono letteralmente bombardati da messaggi di odio, violenza, immoralità e vera e propria sporcizia per l’anima. Mancano della parola che salva, di due aspetti così importanti per una vita: i valori e le virtù. Anche se soli, anche se parlanti una lingua loro sconosciuta, non stanchiamoci, non vergogniamoci MAI di proporre una vita dignitosa alla ricerca del vero bene, della vera felicità e alla scoperta di quei tesori, capisaldi dell’esistenza umana.


Una guida per la loro crescita


Quanto sarebbe bello se per ognuno dei ragazzi affidati, io catechista, fossi il modello, la guida da seguire! Quanto sarebbe bello che il catechista fosse esemplare di vita cristiana e di bontà! I destinatari della nostra opera sono ragazzi che stanno crescendo e vanno formandosi volontà e carattere. Occorre essere incoraggiamento, additare loro la via in cui incamminarsi e non avere paura a condannare e denunciare tutto quanto è male e diseducativo. Si ricorderanno dei nostri ammonimenti!


Cosa insegnare ???
Quanti dubbi, quante perplessità sugli argomenti! Forse perché noi al catechismo da alunni non ci siamo impegnati a sufficienza o forse perché chi era a capo non sempre ha fatto il proprio dovere. Ora però siamo noi a dover condurre un’ora di lezione e ad insegnare diverse nozioni.


Perché vieni al catechismo


Non ci sta proprio quell’ora di catechismo nell’agenda della settimana ... stona, potrebbe essere sostituita da una partita alla Play Station, da un allenamento di calcio o da una festa con amici, eppure ... I ragazzi invasi da mille impegni e mille altre preoccupazioni considerano l’incontro del sabato pomeriggio una perdita di tempo, l’ultima ruota del carro che poco importa, un obbligo assurdo e stupido!!! Deve essere il catechista a spiegar l’importanza di un’educazione cristiana, spirituale e culturale e deve farsi tramite con i genitori spesso solo innervositi dal fatto che devono accompagnarli in auto. Deve risvegliare l’ardore per la catechesi!!


2. Far conoscere Gesù


Forse sanno poco o niente del Messia. Eppure Egli è venuto nel mondo a condividere la nostra natura umana, a mostrarci qual è la salvezza, a rivelarci l’amore misericordioso di Dio, Padre di tutti gli uomini e a morire in croce per la redenzione di ognuno. In passato era la famiglia, la scuola a parlare di Lui ai piccoli; ora nessuno più si osa o più si ricorda . Deve essere il catechista a renderlo di nuovo importante, a trasmettere la grandezza della sua venuta e della sua opera e a pretendere che ogni ragazzo conosca la sua vita.


3.Portare i ragazzi ad un’intima amicizia con Gesù


Dopo aver fatto conoscere l’eroicità, lo splendore e la magnificenza di Gesù ecco che il catechista è chiamato ad avvicinare ogni ragazzo al Messia affinché come ad una sorgente onde scaturisce acqua pura e fresca, possa dissetarsi e attingere a Lui con gioia. Deve il catechista portare il fanciullo ad un rapporto filiale, di amicizia intima, profonda e sincera con colui che ama il soggetto al di sopra di tutti. Il giovane deve aggrapparsi a Gesù con fiducia e tenere saldo questo legame con una corda ben valida e resistente ...inoltre da Lui non deve più staccarsi, ma vivere in sintonia mettendo la Sua Parola al centro della propria esistenza. Solo allora il catechista avrà svolto al meglio il proprio compito ... e solo se il catechista, per primo, ha capito e messo in pratica tutto ciò. Deve essere il riflesso di questa realtà !


4.«Io sono venuto perché la gioia sia in voi...»


Il catechista deve far presente questo fatto: Gesù è venuto nel mondo perché la gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena. Senza Dio noi non possiamo fare nulla. Soli siamo solo capaci di odio, di violenza, di persecuzioni, di ingiustizie e di morte. Dio invece eleva e perfeziona i nostri cuori e ci invita a costruire una civiltà di pace, di amore, di tranquillità e di serena convivenza (“amatevi l’un l’altro come io vi ho amati”). Deve il catechista far ben presente questo ai ragazzi affinché si convincano che una vita senza Dio è una miseria, un fallimento e una perdita di tempo. Che consolazione se i fanciulli affidati comprendessero questo !


5.Far capire che l’esperienza di Chiesa è qualcosa di bello


Quanti oggi disprezzano la Chiesa, le comunità parrocchiali. Eppure chi si prende cura dei malati è la Chiesa, così per i drogati, per gli immigrati e così nel terzo mondo. Deve il catechista mostrare ai ragazzi la positività e la bellezza di una vita autentica in seno alla Chiesa. Celebrazioni eucaristiche partecipate e animate, incontri formativi, oratori attivi e sfavillanti delle urla gioiose dei fanciulli, malati e poveri soccorsi e aiutati, un clima fraterno all’interno della Parrocchia e tanta felicità... queste le caratteristiche e questi gli ambienti di una vera comunità! Il tutto derivante da un’unione con Gesù, primizia e maestro della Chiesa. Il catechista deve invitare i ragazzi a collaborare tutti insieme per realizzare questo nel proprio paese!


6. Preghiera e Ss. Messa


I due punti su cui insistere devono essere la preghiera e la Ss. Messa. Non basta però dir loro: «domani tutti a Messa», ma con cura spiegare il significato dei sacramenti, della preghiera, abituarli a farli parte integrante della loro giovinezza e una volta compresa l’importanza renderli partecipi nelle celebrazioni e consegnar loro qualche spunto o mezzo per pregare.


7. Si alle nozioni cristiane e alla dottrina della Chiesa


Il tutto però deve essere completato da un’attenta analisi della realtà cristiana...dai fondamenti alla legge, dalla morale alle vicende, garantendo nel corso degli anni una panoramica generale e completa di tutta la cultura religiosa cristiana. Deve il catechista prepararsi con cura ed esporre nel modo più interessante e maggiormente comprensibile gli argomenti. Perché non verificare che i ragazzi le abbiamo imparate????


Il catechismo però non sia un gioco, un’ora di divertimento o un’inutile perdita di tempo. Il catechista richiami con la dovuta esigenza e severità all’ordine, all’educazione, allo studio e alla buona volontà. Non abbia timore a sgridare e a fare le cose per bene. Si allo svago e alla risata,ma quando è ora si pongano dei paletti e si esiga di fare lezione!!!


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Semplice e chiara questa esposizione del catechista responsabile. Credo che ogni catechista vorrebbe essere così come descritto in questo post, ma spesso non è così e non dipende dal catechista soltanto. Purtroppo nella maggior parte delle parrocchie i catechisti sono lasciati a se stessi, alla loro iniziativa, senza un programma preciso, senza una formazione adeguata, senza l'appoggio del parroco che spieghi il senso vero dell'argomento ( Parola) e una metodologia che possa arrivare ad ogni ragazzo, secondo le età per potersi "aggrappare a Gesù" e " vivere nella gioia piena".


I catechisti abbiano il coraggio di chiedere e ottenere l'assistenza del sacerdote, la guida, un programma di tutto l'anno, del materiale e dei libri per migliorare la propria preparazione per tempo.


Inoltre i catechisti formino un gruppo, una piccola comunità nella loro chiesa locale, che sia sale da rendere saporiti i ragazzi e luce per aprire i loro occhi e riempirli di meraviglia e gioia, illuminati.


Nomino un responsabile a cui fare riferimento in qualsiasi occasione e discutere insieme i problemi man mano che sorgono: non lasciare nulla al caso o rimandare.


Per ultimo, non mi piace la parola "sgridare", ma umiltà e pazienza, e usare accorgimenti diversi per richiamare l'attenzione, ovvero il colloquio personale.


Il parroco assieme ai catechisti pretendano la collaborazione dei genitori: è uno sforzo che devono fare se si vuole raggiungere un obiettivo più sicuro. Non dimentichiamo che, oggi più che in altri tempi, i genitori hanno anche loro bisogno di catechesi. Un incontro al mese all'inizio ( anche assieme ai ragazzi) e successivamente incominciare ad invogliare qualche mamma o papà a partecipare come aiuto durante l'ora di catechismo.


Per gli incontri con i genitori cercate argomenti semplici in modo da far parlare loro, esprimersi : l'incontro sia come una discussione tra amici che credono in Dio.


Tanti auguri!!

domenica 13 marzo 2011

L’uomo ricco del Vangelo: di don Tonino Bello

MA….. NE VALE LA PENA????



Mt 19,16-22 Mc 10, 17-22 Lc 18,18-23


Un uomo si avvicina a Gesù, ormai alle porte di Gerusalemme, e gli pone la domanda “Che cosa devo fare per avere la vita eterna?”.


Si presenta, dunque come una persona preoccupata del “fare”. Dietro questa domanda si nasconde una persona sicura dei propri mezzi, che conta di poter “conquistare” la vita eterna con il proprio ingegno. Per “possedere”: il verbo indica la pretesa di comprare, di conquistare e quindi di possedere in tutta sicurezza, la vita. Si sente padrone della situazione. Ha già i suoi piani e vuole essere confermato.


Rispondendo, Gesù corregge l’affermazione: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti”. La vita ci è offerta da Dio, quindi è da accogliere come dono, non tanto da conquistare e possedere.
Il giovane di fronte alle indicazioni di Gesù, si sente e fatto, talvolta, l’elemosina e le altre pratiche di pietà. Non contento, finisce con il mettersi nei guai: “Cosa mi manca ancora?”.


Ora Gesù può chiedere il salto di qualità, alla persona che ha sete di qualcosa di più: “Se vuoi esser perfetto” butta via la tua vita. Non cercare di possederla, di conservarla per te. La perderesti. Come e perché buttare via tutto? “Avrai un tesoro nei cieli”.””


“Avendo ascoltato la parola, il giovane se ne andò triste”. Questo giovane, troppo attaccato alle sue cose, al suo mondo, alle sue abitudini, alla sua immagine di fronte agli altri, non se la sente di lasciare tutto e di fidarsi della parola di Gesù. “Se ne va triste”. Come mai? Perché si è scoperto schiavo, delle cose e del giudizio altrui; perché riconosce di essere posseduto da tante cose a cui non sa rinunciare. Sa di non essere autentico, di non essere vero.
Forse il sentire dire da Gesù: “ti capisco e ti stimo, perché nella vita vuoi fare cose grandi, non ti accontenti, vuoi di più; è buona cosa, ma per il momento non puoi fare diversamente, perché il tuo tesoro è lì e tu non puoi cambiare, da solo, il luogo del tuo tesoro”.


Cercare libertà!! Liberi per amare!!


Teniamolo sempre presente: gli uomini liberi sono uomini legati. Gli uomini liberi sono quegli uomini che si sono liberati da alcune schiavitù per legarsi a qualcosa, a Qualcuno. La libertà è nell’appartenenza. Non dimenticatelo mai, l’uomo libero non è quello sganciato da tutto, quello è un povero uomo e basta, portato dal vento. L’uomo deve aggrapparsi.
La libertà, dice il Vangelo di Giovanni, è frutto della Verità, ti lega alla Verità, obbedisce alla Verità. S.Paolo dice che la libertà è nella schiavitù dell’amore. Dunque dovete avere un ideale a cui appartenere: cercatevelo questo ideale!!


Non basta liberarsi dalla schiavitù!! In fondo è facile liberarsi dalla schiavitù, più difficile è gestire la libertà: una volta che l’hai conquistata la devi orientare, sottomettere a qualcosa.
Se volete far carriera scendete a compromessi, ma se dite la verità proverete la gioia. Il mondo è menzognero, ma occorre aver coraggio, il coraggio della verità. Ci sono troppi opportunisti, portaborse . Per far trionfare il Regno di Dio ci pensa Lui, con la sua Verità. Tuttavia questa strada è davvero la strada della vita: è il centuplo. Hai lasciato da parte le tue ipocrisie, le tue insicurezze....ma è il centuplo!!


Come esserne certi? Provate, rischiate!! Non vuoi rischiare? Pazienza, non pretendere il centuplo, non lamentarti se la tua vita è vuota. Se la riempite solo di cianfrusaglie, avrete solo cianfrusaglie, se la basate sulla potenza non lamentatevi quando verrà meno.
Ma quale strada? E’ necessaria una decisione, è una strada insicura, sconsigliata dai genitori che esasperano la ricerca della sicurezza fino alla frustrazione.


“Gesù fissò su di lui lo sguardo e lo amò” (Mc 10,21)
Con il suo sguardo Gesù gli ha detto: “Ti amo, sono preoccupato di te,su di te veglio, ti perdono ogni tua miseria. Conosco tutte le tue ricchezze, che sono molte, ma, con tutta la potenza del mio essere, il mio sguardo e il mio cuore ti avvolgono”. Ma il giovane non ha creduto allo sguardo di Gesù.


Dire a qualcuno: “ti amo”, significa rendersi molto vulnerabili. Per questo il linguaggio dell’amore è tanto fragile. Si avanza passo a passo, senza troppa fretta, perché l’altro non abbia paura. Amare vuol dire ammansire lentamente. Ma Gesù si mette subito in questo stato di vulnerabilità. Quando si ama si diventa molto poveri, molto piccoli, poiché si può essere feriti se l’altro non accetta la comunione che gli si vuole offrire. Così Gesù ha fatto: egli offre qualcosa di prezioso, la sua intimità, tanto forte che non si ha bisogno di altro. Ma il giovane ricco si è sottratto allo sguardo di Gesù che gli offriva un tesoro.


L’amore è sconfitto, ma si può vivere un amore più forte della sconfitta: ciò è molto bello, ma è un rischio. Certo l’amore può far paura. Amando ti leghi ad una persona: e se poi mi tradisce, non corrisponde? Allora hai paura, invece di aprirti ti chiudi ed è come morire. La paura dell’amore è la paura della morte, perché si rischia tutto se stessi, con una certezza definitiva a volte senza vie d’uscita. La vita vince la morte, l’amore vince la morte.


Ma Gesù lo invita alla sequela lasciando perdere tutto quello che è stato solo premessa alla vita e non pienezza di vita. Quello che sei per ora è ciò che di te hanno fatto gli altri: genitori, educatori, amici.....ecc. Ora, se vuoi appropriarti pienamente della tua vita e registrarla su valori che contino per sempre e in maniera assoluta, generante, certa: lascia tutto, ringrazia e vieni con me.


Un abbraccio troppo stretto. Così è troppo!! “Non avevo alcuna intenzione di compiere un salto di qualità del genere. Credevo che tu continuassi il discorso dei miei genitori, dei miei educatori.....Che ti interessasse il mio bene.....Perchè rinunciare a tutto!! Non ci si può mettere d’accordo: avere una vita di valore senza rinunciare a niente. Mi piace la tua parola: è per me un’altra ricchezza fra le tante....”.


L’invito di Gesù è il metro di misura della bontà del mio cammino che mi ha permesso di arrivare a Lui. Occorre cambiare prospettiva. Alla fine Gesù dirà che cosa deve accadere: tutto è possibile a Dio. Il salto di qualità è determinato dal superamento di quel protagonismo e di quel senso di sufficienza che mi ha permesso di andare verso di lui ma da solo non mi consente di andare con lui. Dopo averlo cercato, chiamato “buono” bisogna che mi renda disponibile a lasciarmi fissare, fare, amare, chiamare.


Ma……ne vale la pena?

la mia vita non può essere una domanda, deve diventare una risposta!!
Don Tonino Bello


Possiamo anche chiedere come ci ha detto spesso Gesù, con fede e fiducia vere, ma la risposta che ci cambierà la vita dipende solo dalla nostra libertà. E' la nostra scelta di vita.

venerdì 11 marzo 2011

Forse è successo anche a Te , oppure no?





DOV'E' DIO?



“Sulle pagine di un vecchio libro della biblioteca del monastero, due monaci avevano letto che esiste un luogo, ai confini del mondo, dove cielo e terra si toccano. Decisero di partire per cercarlo e promisero a se stessi di non tornare indietro finché non lo avessero trovato. Attraversarono il mondo intero, scamparono a innumerevoli pericoli, sopportarono tutte le terribili privazioni e sacrifici che comporta un pellegrinaggio in tutti gli angoli della terra. Non mancarono neppure le mille seducenti tentazioni che possono distogliere un uomo dal raggiungere la sua meta. Le superarono tutte. Sapevano che nel luogo che cercavano avrebbero trovato una porta: bastava bussare e si sarebbero trovati faccia a faccia con Dio. Trovarono la porta. Senza perdere tempo, con il cuore in gola, bussarono. Lentamente la porta si spalancò. Trepidanti i due monaci entrarono e... si trovarono nella loro cella, nel loro monastero.”

Il luogo dove Cielo e Terra si toccano era la loro scelta di vita e loro non se ne erano accorti. Dio c’era, era il loro compagno di cella ma i loro occhi non lo sapevano vedere. E, non sapendolo vedere, non lo vedevano neppure nei momenti di grande gioia o in quelli di grande dolore. E invece era lì, lì con loro e...aveva anche pianto con loro. Amo molto l’immagine del Signore che è capace di ridere e di piangere. Chi non piange per te non ti ama. Lui sa che, a volte, anche la sofferenza è necessaria. Ma sa che la nostra piccola mente e il nostro piccolo cuore non lo possono capire e allora soffre con noi, soffre per noi.

pubblicato da Netcrim.org

domenica 6 marzo 2011

Cecità spirituale: Ecco, il malvagio concepisce ingiustizia

C E C I T A’ S P I R I T U A L E








“ Le nubi a volte nascondono le stelle
ma le stelle sono sempre lì che brillano per te…
Basta aspettare che passi il temporale” Romano Battaglia



Dio creando l’uomo a sua immagine e somiglianza ha lasciato nella sua creatura una traccia della sua divinità, come una piccola luce pronta a diventare molto luminosa se attivata, curata, accarezzata, amata.


Questa piccola luce fa parte inseparabile dell’uomo: è un dono di Dio, una spia divina, un soffio magico, è la legge di Dio nel cuore dell’uomo, l’amore di Dio che sempre ama e vuole essere amato.


Dio creando l’uomo volle fare una creatura speciale, essere intelligente e libero, proprio come lui, “ a sua immagine e somiglianza”, e lo volle signore del creato.


Libero, capace di accettare e rifiutare, scegliere, decidere, prendere o lasciare, dare usando la sua emotività,la sua fisicità, la sua relazionalità, la sua intelligenza, la sua povertà o ricchezza,il suo odio o il suo amore.

Sappiamo come andarono le cose con Adamo ed Eva: prima disobbedienza, primo peccato e conoscenza del bene e del male: un dualismo che per i secoli l’uomo si porterà con sé, un contradditorio che sarà la sua salvezza o la sua rovina.

Scrive l’apostolo Paolo: “ In me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compirmi bene che voglio, ma il male che non voglio” (Rom 7,18-19).


Questa la situazione dell’uomo: una scelta continua, stare dalla parte del bene o del male, una scelta del relativo o dell’Assoluto.


In ogni momento l’uomo esprime e sperimenta la sua profonda natura nel piano materiale e in quello spirituale prendendo così consapevolezza di quello che è, della sua coscienza e del suo potere decisionale. Le sue decisioni buone o cattive, le sue azioni, i suoi sentimenti, i suoi rapporti con gli altri esseri umani vanno rapportati alla legge divina, a leggi universali e valori etici comuni.

Il bene è luce, il male è tenebra. La luce brilla, mostra la bellezza della vita, del creato; il male è la negazione, è oscurità o bene passeggero che presto passa e non dura.

Chi pensa di potere fare tutto ciò che vuole e si adopera in questo senso, rimuove i suoi lati oscuri creando una personalità, una mentalità, un comportamento obbligato, un agire anomalo che diventa abitudine: “ so di voler fare il bene , ma il male mi appaga subito”; il non fare il bene fa perdere la consapevolezza di potere fare il bene allontanandoci da quel barlume di divina sapienza che è dentro di noi.

Qui inizia la cecità spirituale: fare l’abitudine a tutto ciò che utile, possesso, piacere, ricchezza, disprezzo, appagamento egoista del proprio istinto; disinteresse per Dio e per il prossimo; sempre divisi tra l’ideale e la realtà dell’operato.

“ Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore:
Dio non ne chiede conto, non esiste,
questo è il suo pensiero. (Sal 10)


Ecco, il malvagio concepisce ingiustizia,
è gravido di cattiveria, partorisce menzogna.
Egli scava un pozzo profondo
e cade nella fossa che ha fatto” Sal 7,15-16

Cecità spirituale è anche quella di cui parla il profeta Isaia, 29,13


“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.

A queste parole fa eco Gesù:


Non chiunque mi dice “ Signore, Signore”, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt 7,21).

L’apostolo Paolo, citato prima, ci vuole invitare a vedere noi stessi realisticamente con i nostri lati luminosi e con quelli oscuri. Solo allora il nostro impegno spirituale porterà frutto.


Spesso la cecità spirituale è come una malattia, spesso temporanea più o meno lunga se riusciamo a trovare la medicina giusta: desiderio, volontà, preghiera, consiglio, coraggio di incominciare ogni qualvolta ci “rilassiamo” rompendo con i ritmi di vita che avevamo imposto alla nostra vita: la coerenza segna l’inizio della guarigione, della salvezza, l’uscita dalla cecità.


Per tante persone il ricorso ad un amico, il farsi aiutare da persone veramente devote può significare l’inizio di un cammino nuovo, il ritrovare quella fede, forse creduta persa o molto debole, quella fede che Gesù poneva come condizione per fare dei prodigi, guarire, perdonare.


Per tutti, per non cadere nella cecità spirituale importante è la preghiera, il dialogo con Dio, il mettersi nudi davanti a Lui sapendo che Dio ci conosce a fondo, incontrarlo per chiedere aiuto, ringraziare, lodare, adorare.


Tutti sappiamo che la fede è un dono di Dio che riceviamo nel Battesimo: non basta averla, bisogna conoscerla perché conoscendola possiamo farla crescere e soprattutto dare le risposte che Dio si attende da noi, chiederla e chiederla con insistenza specialmente nei momenti in cui ci sentiamo lontani da Dio, svogliati o perché non avvertiamo la sua presenza. Dio spesso è silenzioso, sa attendere, è paziente, ci ama, vuole salvarci ma non senza di noi.

Uscire dalla cecità spirituale vuol dire trasformarsi: adesso vediamo, capiamo, comprendiamo , siamo rinati: “Prima ero cieco e ora ci vedo” (Giov 9,25) testimoniava il cieco nato guarito da Gesù.

Dalle tenebre alla luce, dalla luce alla testimonianza: "Rispose loro quell'uomo"Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha perto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto dire nulla" (Giov 9,30-33).


Chiediamoci spesso: Chi è Dio per me?
                               
                                                 Ho veramente incontrato Dio?

                                                 Come vivo?