sabato 26 febbraio 2011

Ai profesionisti della città

  


                                                               Riporto uno scritto di don Tonino Bello
tratto da “Senza misura” (ed. la meridiana 2010 seconda edizione) , parole rivolte ai professionisti della città e dell’industria.



                     "Coloro che affermano che la dottrina di Cristo è nemica dello Stato, ci diano tali sudditi quali prescrive che siano la dottrina cristiana, e poi osino chiamarla nemica dello Stato: dovrebbero piuttosto confessare che, se essa fosse osservata, sarebbe la potente salvezza dello Stato". ( Sant’Agostino Ep. 138, 2, 15)












Le sentinelle della città


“A voi che siete abituati a riflettere un pochino più degli altri, che leggete di più, che ascoltate di più, a voi uomini di cultura, uomini del libro e della routine quotidiana, a voi sentinelle della città vorrei porre questa domanda: dove va la nostra città? Dove stiamo andando?


Voglio però riflettere con voi sulle cose che succedono in casa mia, cioè in quell’ambito, in quegli spazi dove io dovrei sorvegliare, essere vescovo nel senso etimologico della parola: sorvegliante.


In fatto di vita spirituale, di vita religiosa c'è molta esteriorità. C'è molta voglia di sacro nella nostra città ma poco desiderio di santità.


Il sacro è una tintura che noi mettiamo all'esterno secondo i nostri gusti. Santità invece è vita interiore, è ascolto, è voglia di attingere alle falde freatiche profonde dove scorre l'acqua del silenzio, dei grandi valori della vita, della contemplazione, dello stupore, dell'amore per le cose, del rispetto degli altri, dell'amore per Dio e della polarizzazione della propria vita attorno a Lui. Questa è santità.


Ora io vorrei invitarvi ad essere i promotori di questa santità più di quanto non lo sia il vescovo. Perché il vescovo, purtroppo anche il vescovo, è un uomo del sacro, Io mi vedo moltissime volte interpellato sulle processioni, sui riti. Uomo del sacro.


Siate voi i promotori della santità. Io mi appello a quella santità laica di cui tutti quanti voi potete essere fornitori, protagonisti e propositori La santità laica, i valori del Vangelo che poi sono i valori che si sprigionano dalle viscere della terra.


La solidarietà. La solidarietà non intesa come vago sentimento adolescenziale, ma come farsi carico delle sofferenze degli altri, le sofferenze della città..


La trasparenza. La trasparenza della vita perché non ci siano fratture tra l'audio e il video. C'è molto audio nelle nostre chiese. Ma di video ce ne è poco; si sente bene, ma il video è a strisce; ci sono delle interferenze.


L'accettazione dell'altro. La ricerca dell'altro.


Capite allora? Provocare dalle viscere del territorio questa esemplarità. Questo è promozione nuova per la città. La santità laica, la promozione di questi valori.


Che i vostri figli apprendano da voi quelle fierezze che fanno l'uomo grande, quelle fierezze umane; quelle indipendenze interiori, quei riconoscimenti di subalternità solo dinanzi a Dio. Servi di tutti ma schiavi di nessuno. Protesi in questo servizio straordinario dell'uomo. Quanto merito vi troverete per essere stati promotori di questa santità urbana (aziendale), di questa santità laica, democratizzata, diffusa.




La città langue di interiorità.



giovedì 24 febbraio 2011

Preghiera a Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, entrati nella storia dell’uomo

Preghiera a Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, entrati nella storia dell’uomo





Dio, che sei Padre,
ti ringrazio di avermi chiamato alla mia storia e dentro la mia storia.


Tu da sempre hai preparato un mondo per potermi incontrare,
per potermi dire un giorno tutto il Tuo amore,
che è un amore completo,
un amore di Padre e di Madre per il proprio figlio.


Dammi di credere in Te,
di affidare a te ogni mio passo,
ogni mio desiderio,
per riuscire a essere
veramente nelle Tue mani.


Dio che sei Figlio,
sei entrato nella mia storia e mi hai salvato.


Non hai badato a quanto ti convenisse,
ma hai partecipato al disegno di amore
che il Padre aveva per me e per tutti i miei fratelli e le mie sorelle
che camminano insieme a me.


Dammi di vivere della Tua libertà di azione e di parola,
dammi di capire quanto la verità
possa farmi realmente libero
di fronte al peccato e di fronte agli altri.


Dio, che sei Spirito Santo,
è la Tua forza che apre i miei occhi a vedere la storia vera
che sta dietro la facciata di ogni giorno,
è la Tua potenza che mi mostra i miracoli
che avvengono in me e in quanto sono intorno a me.


Dammi i Tuoi doni,
per affrontare il mio cammino
con gli occhi bene aperti,
e le orecchie capaci di sentire la voce che mi richiama alla vita,
il battito di quel cuore che mi riscalda quando ho paura,
la stretta di mano che mi rinforza e mi parla come a una persona,
il sorriso di chi è capace di giocare con la vita divina che è nel mondo.


Riportato da NetCrim.org, (autore anonimo)

lunedì 21 febbraio 2011

A catechismo, a catechesi con mamma e papà

Con mamma e papà


di Umberto De Vanna



Lavora nella parrocchia del Preziosissimo Sangue a Roma, don Michele Baudena. In questa intervista ci racconta la sua esperienza e la sua metodologia.
Don Michele parla con entusiasmo e si sente dalle sue parole che si è legato a doppia corda con i suoi parrocchiani. Attento al mondo dei ragazzi, si è accorto qualche anno fa che la catechesi ai bambini non dava frutto ed è stato tra i primi a introdurre in parrocchia la catechesi familiare.


Quand’è cominciata tra voi la catechesi familiare?
• La nostra esperienza risale a undici anni fa. E non siamo gli unici ad aver fatto questa scelta. Penso che in Roma siano una quindicina le parrocchie che l’hanno adottata con i genitori dei bambini della Prima Comunione.


Che cosa vi ha spinti a questa svolta


• Con i catechisti ci siamo accorti che i genitori portavano i bambini alla catechesi solo per togliersi il pensiero. Essi pensano: «Bisogna fare la Prima Comunione, bisogna fare la Cresima: quanti anni ci vogliono? C’è una parrocchia che fa un anno soltanto per fare prima?». In questa realtà, i genitori ti portano il figlio, lo portano anche alla messa e ti dicono: «Stia tranquillo, padre, lo vengo a riprendere. Io intanto vado al bar». Allora ci siamo chiesti: Che senso ha? È chiaro che nella società italiana del pre-concilio si diceva: «Siamo tutti cattolici, è chiaro che vogliamo che nostro figlio riceva i sacramenti». Ricordo che io ho ricevuto la Prima Comunione a 6 anni e mezzo e la Cresima nello stesso giorno. Se non avessi avuto una famiglia cristiana, dal 1955 non avrei più avuto nessuna catechesi in tutta la mia vita.


È nato qualcosa di realmente nuovo?


• La prima idea è stata quella di organizzare qualche incontro per i genitori. Ma si sa, questi incontri lasciano qualche buon pensiero, ma manca qualsiasi verifica, non c’è nessun riscontro. Il pericolo è che lascerà le cose come sono. L’altra idea è stata: possiamo coinvolgere i genitori in prima persona, non come ascoltatori, ma come docenti e possibili catechisti? Partendo dall’idea che se uno deve mettersi a insegnare qualcosa, si deve preparare per forza. Possiamo chiedere questo ai genitori?


Abbiamo osservato da vicino le nostre famiglie. Il loro livello socio-culturale è medio alto, molti sono laureati, anche se il livello di cultura religiosa è certamente inadeguato. Un altro dato positivo è che la frequenza è più alta che in altre zone, del 20-25%, contro una media del 15% nelle altre parrocchie romane.


Dunque che cosa avete fatto?


• Come chiedere l’impegno delle famiglie? Abbiamo detto loro: dovete sentirvi responsabili in prima persona dei vostri figli. Perché vostro figlio deve vedere e sentire la fede in coloro di cui si fida. Famiglia e parrocchia devono camminare insieme. Anzi, la famiglia è più importante di noi, perché noi chi siamo ai loro occhi? Ci vedono soltanto una volta alla settimana. Ma se i discorsi sulla fede li sente solo da noi, quando esce dal cancello della parrocchia dirà che passa a un altro mondo, in cui entrerà la prossima settimana.


Ma come preparare le famiglie a questo compito?


• Chiediamo alle famiglie di prepararsi, di trasmettere ciò che hanno imparato ai loro figli, i quali tornano in parrocchia per completare quello che hanno fatto in famiglia. Io dedico molto tempo a spiegare questi obiettivi alle famiglie che vengono a iscrivere a catechismo i loro figli. Per fare questo abbiamo coinvolto i catechisti, il consiglio pastorale, coloro che si occupavano della catechesi agli adulti.


All’inizio abbiamo fatto un’esperienza mista e hanno scelto la catechesi familiare il 50% delle famiglie. Poi sono stati i bambini stessi che si sentivano in minoranza di fronte agli altri bambini a cui la catechesi era stata fatta dai genitori. «Perché loro sì e io no?». Ed ecco che anno dopo anno è finita che noi facciamo solo più la catechesi familiare e chi vuole quella tradizionale la va a fare nelle parrocchie vicine. Ci sono tre parrocchie nel raggio di un chilometro e ci siamo intesi ottimamente per questo scambio. E noi accettiamo anche quelli delle altre parrocchie che preferiscono il nostro modo di fare catechesi.


Qual è la filosofia che ispira questa scelta?


• In passato facevamo gli incontri per i genitori, ma loro erano passivi. Adesso invece partecipano con la prospettiva di diventare i soggetti destinati a trasmettere ciò che sentono ai loro figli. E per questo sentono il bisogno di prepararsi. In tutto si tratta di otto incontri nell’anno. Diamo loro tre diversi orari nella settimana: il sabato mattina, nel tempo del catechismo del figli e una sera alle 21.


Verso febbraio mando una prima lettera a tutti i genitori dei bambini di seconda elementare. Spiego il nostro modo di fare catechesi: non saremo noi a fare il catechismo ai vostri figli, ma lo farete voi stessi. Il catechista verificherà soltanto quanto i bambini avranno fatto a casa e capito. Completerà, correggerà, farà delle domande. Glielo ricordo ancora con un’altra lettera a Pasqua e entro maggio si passa alle iscrizioni.


Chiediamo anche ai genitori la partecipazione alla messa festiva. Con i figli o senza. I figli per sé non sono ancora tenuti. Loro, gli adulti, sì e devono farlo capire ai loro figli. Ci piacerebbe che qualche bambino ci portasse i suoi genitori e dicesse: «Le ho portato i miei genitori per la messa, io vado a giocare a pallone!». Ma dopo che i bambini avranno ricevuto la Prima Comunione anche loro dovranno impegnarsi a partecipare alla messa domenicale.


Fede razionale e fede vissuta


• La fede ha bisogno di una base razionale. Dio è oggetto di amore più che di studio. Ma noi diciamo ai genitori: quando vi siete fidanzati, vi siete innamorati. Prima del matrimonio però è sperabile che vi siate fermati un momento e vi siate chiesti: stiamo facendo la cosa giusta? Quello/a è proprio la persona giusta per me? E quando avete risposto sì, vi siete rituffati nell’amore.


La stessa cosa vale per Dio. Nei nostri incontri non parliamo solo della fede vissuta, che è un fatto abbastanza personale, ma soprattutto delle basi razionali della fede, che loro dovranno essere in grado di trasmettere al loro figli.


Diamo ai genitori una scheda abbastanza ampia. Le prime pagine sono dense, teologiche, e sono per loro. Dico: «Non posso farvi venire qui per dirvi delle banalità. Vi dirò delle cose nuove, dimostrabili razionalmente». Parliamo dunque di Dio, della sua esistenza, della divinità di Gesù, ecc. Dedichiamo anche cinque minuti a fare una breve Lectio, cinque minuti per pregare da adulti, sulla scorta della Parola di Dio.


Nella scheda seguono le pagine per i loro figli. Le devono leggere bene, e prepararsi a presentarle con parole semplici e chiare ai bambini, cercando di far parlare anche i disegni del catechismo.


Chiediamo infine che preghino con i loro figli. Non tanto con le preghiere tradizionali, quanto con delle preghiere brevissime (un minuto al massimo per non creare disgusto quando diventeranno adolescenti), prendendo lo spunto dal tema della catechesi o dagli avvenimenti della giornata (nella scheda ci sono degli esempi, per facilitare l’esperienza).


Tutto bene, allora?


• La catechesi familiare non è certamente la bacchetta magica che risolve tutto, ma è una nuova opportunità che diamo ai ragazzi e ai loro genitori. I quali tra l’altro per la prima volta possono vedersi offrire una seria catechesi per gli adulti. Oltre a raggiungere risultati più positivi nei ragazzi.


Nell’insieme, sono circa un 20 per cento di famiglie nuove e giovani che si inseriscono ogni anno in modo più convinto nella comunità parrocchiale.


E se i genitori sono separati?


• Naturalmente li trattiamo come gli altri. Io chiedo all’inizio se si trovano in situazioni di questo tipo. In genere il loro numero è alto. Dico loro comunque che sono i loro figli e devono ugualmente sentirsi i catechisti naturali dei bambini. E per coerenza chiedo che partecipino anche alla messa e accompagnino in questo modo la Prima Comunione dei loro figli.






I genitori non hanno l’impressione di essere «catturati» attraverso la catechesi dei loro figli?


• Sì, qualche famiglia risente di questo fatto. Ma io spiego sin dall’inizio che ciò che viene richiesta è la coerenza. Se preferiscono scegliere la catechesi tradizionale, possono condurre i loro figli in un’altra parrocchia. Ma se scelgono la catechesi famigliare, dovranno compiere questo cammino per e insieme ai figli. D’altra parte, dico, se conducete i vostri figli, vuol dire che la cosa vi interessa e vi piace.




Modalità della catechesi familiare nella parrocchia del Preziosissimo Sangue a Roma.


I genitori sono invitati ogni tre settimane (hanno cioè otto incontri nell’anno), per questi quattro scopi:


□ una catechesi per loro sull’argomento da trattare con i figli;


□ scoprire come si prega da cristiani adulti;


□ imparare a spiegare ai figli le pagine del catechismo indicate;


□ imparare a pregare con i bambini ogni sera in un modo diverso.


Gli incontri sono tenuti dal parroco e/o da alcuni catechisti laici.


o Nelle due settimane successive al loro incontro, sono impegnati a leggere con i bambini il catechismo, spiegandolo, e soprattutto facendo loro capire che credono in ciò che dicono, e si impegnano a viverlo.


o La parrocchia continua a incontrare i bambini ogni settimana. Non per fare catechismo però, ma per approfondire quanto i genitori hanno fatto a casa, e per presentare ai bambini l’aspetto comunitario della vita cristiana.




Da Dossier Catechista, dicembre 2005 elledci

mercoledì 16 febbraio 2011

Catechismo, catechesi, itinerario catecumenale?

Itinerario catecumenale





Leandro Pierbattisti



Carissimi Catechisti,


nella nostra diocesi di Torino, e in diverse altre diocesi d'Italia, si parla sempre più frequentemente della necessità di itinerari catecumenali per ragazzi, giovani e adulti.


Un argomento questo che ci riguarda direttamente, dal momento che ci stiamo preparando o perfezionando alla missione di Catechisti.


Si tratta di cogliere i nuovi orientamenti che ci vengono dall'Ufficio Catechistico diocesano che, in quanto Catechisti docili alle direttive della Chiesa, siamo tenuti a conoscere, ad approfondire e ad attuare.


L'itinerario catecumenale è un modello di iniziazione cristiana, utilizzato in passato dalla Chiesa e tuttora attivo in molti Paesi di missione.
Storicamente il catecumenato si occupava di formare cristianamente i candidati al battesimo e poi via via della formazione e della preparazione al ricevimento degli altri sacramenti.


Oggi in una società fortemente secolarizzata, qual è la nostra, in cui i valori dello Spirito sono sempre più ampiamente emarginati, occorre ritornare a questo antico modello di formazione cristiana, sia pure in una forma adattata alla società e alla mentalità contemporanee.
La crisi religiosa di oggi non deriva, come un tempo, da un contrasto aperto verso la religione o verso il senso della vita secondo l'insegnamento evangelico, ma è caratterizzata dalla indifferenza e superficialità verso ogni valore dello Spirito.
Tali valori vengono considerati da molti come scelte dei singoli e non come valori da proporre e vivere nella famiglia e nella società


.La religione, si dice, è un fatto strettamente personale, da non imporre a nessuno: i bambini faranno le loro scelte quando saranno diventati adulti.
Con questa mentalità, sempre più estesa, l'identità cristiana rischia di sbiadirsi o anche di scomparire, qualora non venga rimotivata da principi di fede.
Il risultato del diffondersi di tale mentalità riduce spesso la fede ad una serie di pratiche esteriori, che non incidono nella vita, pratiche fatte solo per tradizione e con grande superficialità.


Noi sappiamo, però, che l'essere battezzati non ci potrà salvare se si respinge la salvezza, compiendo opere contrarie all'insegnamento di Cristo e della Chiesa e se le scelte di ogni giorno non sono coerenti con il battesimo ricevuto.
Ecco dunque la necessità e l'urgenza di una più puntuale formazione cristiana, perché la fede si traduca con maggiore incisività nella vita e nelle scelte di ogni giorno.


Il percorso catecumenale per ragazzi dai sette ai quattordici anni, dei quali prevalentemente desideriamo occuparci, è la proposta di un cammino più maturo e responsabile verso il coinvolgimento della loro vita con Cristo, nella Chiesa, insieme alle loro famiglie.


Riporto a questo riguardo uno stralcio di riflessioni sul catecumenato di Don Andrea Fontana, responsabile del Servizio diocesano per il catecumenato di Torino e membro del Gruppo nazionale di lavoro:


"L'itinerario catecumenale è un modello antico e nuovo di iniziazione cristiana: non è tanto il suo sviluppo pratico che vogliamo promuovere, ma lo spirito che lo anima, quello spirito che sta alla base della presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo.
Né sono le decisioni pastorali che bisognerà prendere a preoccuparci quanto piuttosto i criteri che ispirano le decisioni, le quali in situazioni diverse potranno anche spingere su strade diverse.
Mi permetto solo di rifiutare le obiezioni fatte nel nome di una prassi pastorale immobilistica che aggancia i sospetti verso qualsiasi cambiamento al "si è sempre fatto così", sia perché non è vero (infatti nella storia della Chiesa le prassi pastorali sono state in ogni epoca molto diverse …), sia perché dobbiamo avere il coraggio di aprirci all'azione dello Spirito che ci interpella attraverso le nuove culture e situazioni sociali del mondo contemporaneo.
Nessuno di noi può prevedere quale sarà la pastorale del futuro, ma abbiamo il dovere di costruirla cercando nuove strade e abbandonando strutture che non sono affatto "dogmatiche" né consolidate da una prassi eterna e universale nella Chiesa né adeguate alle situazioni delle nostre parrocchie".


Con la proposta del catecumenati non si intende in alcun modo declassare le benemerite schiere di Catechisti che hanno cresciuto i ragazzi nella fede fino ai nostri giorni; il loro impegno, la loro dedizione, le loro fatiche sono stati un ottimo, valido ed efficace aiuto per la crescita dei battezzati nella fede in un determinato contesto familiare e sociale ora fortemente cambiato.
Quel determinato modo di educare alla fede oggi non incide più perché è cambiata la società e quindi le famiglie.


Da questa realtà nasce l'esigenza e l'urgenza di un cambiamento.


Ma che cosa fare in concreto? Occorre innanzitutto prendere coscienza che l'apprendimento e la traduzione nella vita dei contenuti della fede con le precedenti metodologie oggi non è più sufficiente e, pur non rigettandole in blocco, occorre individuare e provare vie nuove che risultino più efficaci e adatte ai ragazzi dell'odierna società e alle famiglie così come sono oggi.


Chi pensa che nulla debba cambiare, rifiuta in partenza l'impegno di trovare vie nuove, più efficaci, per la trasmissione della fede.
Oggi occorre una catechesi che coinvolga maggiormente la famiglia, perché sia essa a sostenere la formazione cristiana dei figli, in stretta collaborazione con il parroco, con il responsabile della catechesi e con i Catechisti.


Da dove partire allora per dare un giro diverso alla nostra azione formativa?


Non ci sono ricette risolutive, tocca a noi inventare e provare modi nuovi di fare catechesi in grado di coinvolgere congiuntamente bambini, famiglie e parrocchia.
Se non si coinvolgeranno le famiglie soprattutto, le nostre catechesi rischieranno di tradursi in un "buco nell'acqua".


Prima di avviare qualsiasi proposta innovativa, occorre tenere presente che nessun cambiamento potrà essere attuato se prima non ne sarà condivisa la necessità, sia da parte del parroco, come pure del responsabile delle catechesi, del catechista e della famiglia.


Per questo occorre innanzitutto chiarirci le idee per poi proporle con carità e fermezza negli ambiti decisionali e operativi.
La proposta di un diverso itinerario catecumenale per ragazzi non deve in ogni caso consistere in una rivoluzione formativa e metodologica che sconvolga le nostre parrocchie.


Non è infatti possibile né opportuno un cambiamento totale e istantaneo della formazione Catechistica di una parrocchia.
Si tratta di un cambiamento graduale, attenendosi a quanto suggerito dall'Ufficio Catechistico diocesano.


COSTITUZIONE DEI GRUPPI


La prudenza consiglia di iniziare questa nuova esperienza solo in uno o due gruppi "pilota" di ogni parrocchia e di riunire in questi gruppi solo bambini o ragazzi i cui genitori accettino di essere parte attiva nella formazione cristiana dei figli, in stretta collaborazione con la parrocchia.


Tali gruppi saranno costituiti da genitori e ragazzi insieme, con momenti formativi congiunti e distinti.
Prima dell'avvio di questo importante cammino, i genitori di questi ragazzi dovranno essere sufficientemente informati e trovarsi concordi che la data per il ricevimento di un determinato sacramento non potrà essere prefissata all'inizio del percorso formativo, ma che dovrà essere stabilita di comune accordo con i responsabili delle catechesi, quando il gruppo abbia raggiunto una adeguata formazione spirituale e dottrinale.


IPOTESI OPERATIVA DI ITINERARIO CATECUMENALE


A titolo esemplificativo, suggerisco una procedura che potrà ovviamente essere cambiata, modificata e adattata alle esigenze locali, sempre in pieno accordo con il parroco e con il responsabile della catechesi.


A. Incontro di inizio anno con tutti i genitori dei ragazzi di un determinato gruppo, precedentemente contattati e consenzienti al nuovo itinerario formativo.


B. Incontro di inizio anno con i genitori dei bambini o dei ragazzi insieme.

C. Ogni due mesi ripetere i due incontri come quello di inizio anno, e cioè quello solo con i genitori e quello con genitori e ragazzi insieme.


Nel corso dell'anno prevedere almeno cinque pomeriggi di spiritualità in cui si trovino insieme genitori e ragazzi per:


- lo sviluppo di temi formativi legati al nuovo percorso formativo dei ragazzi


- la verifica del cammino intrapreso


- lavori di gruppo


- celebrazioni liturgiche o paraliturgiche


- momenti di festa


- altro


La traccia proposta non è che un suggerimento per cominciare ad interiorizzare un possibile cambiamento e a muovere i primi passi.


Come già detto, si tratta di un cammino che potrà essere successivamente perfezionato in base alle difficoltà incontrate e ai risultati raggiunti.


Cambiare comporterà certamente qualche fatica in più, ma anche maggiori future consolazioni.


Non scoraggiamoci! Non siamo soli, Gesù è con noi.


Per riuscire ci occorre tanta preghiera, perché lo Spirito di Gesù riempia i nostri cuori e li renda capaci di intraprendere quelle vie nuove e più impegnative che oggi "i segni dei tempi" ci suggeriscono.


Che il Signore ci aiuti in questo faticoso, ma entusiasmante, cammino per giungere, insieme ai nostri ragazzi e in ogni nostra attività, ad una sempre più perfetta comunione con Dio e con i fratelli, che è il fine per cui siamo stati creati.


Con fraterno affetto e con i migliori auguri di buon cammino





venerdì 11 febbraio 2011

preghiere varie

La stretta della tua mano






Ti prego:
non togliermi i pericoli,
ma aiutami ad affrontarli.


Non calmar le mie pene,
ma aiutami a superarle.


Non darmi alleati nella lotta della vita,
eccetto la forza che mi proviene da te.


Non donarmi salvezza nella paura,
ma pazienza per conquistare la mia libertà.


Concedimi di non essere un vigliacco
usurpando la tua grazia nel successo,
ma non mi manchi la stretta della tua mano
nel mio fallimento.


Tagore








Preghiera di serenità


Che Dio mi conceda la serenità
di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare quelle che posso cambiare,
e la saggezza di distinguere tra le due.


Vivere giorno per giorno,
godersi un momento per volta,
accettare le avversità come una via verso la pace,
prendere, come Lui fece,
questo mondo corrotto
per quello che è,non per quello che vorrei,
confidare che Lui sistemerà tutto
se mi abbandonerò alla Sua volontà.


Che io possa essere
ragionevolmente felice in questa vita
e sommamente felice accanto a Lui
nella prossima, per sempre.


Dammi il supremo coraggio dell'Amore,
questa è la mia preghiera,
coraggio di parlare,
di agire, di soffrire,
di lasciare tutte le cose,
o di essere lasciato solo.


Temperami con incarichi rischiosi,
onorami con il dolore,
e aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò.


Dammi la suprema certezza nell'amore,
e dell'amore,


questa è la mia preghiera,
la certezza che appartiene alla vita nella morte,
alla vittoria nella sconfitta,
alla potenza nascosta nella più fragile bellezza,
a quella dignità nel dolore,
che accetta l'offesa,
ma disdegna di ripagarla con l'offesa.


Dammi la forza di amare
sempre
e ad ogni costo.


Reinhold Niebr


















Tagore


Se vuoi conoscere Dio,
non essere un solutore di enigmi.
Piuttosto guardati intorno,
e lo vedrai giocare con i tuoi bambini.






Kahlil Gibran


~ Il profeta ~
Se vuoi essere più vicino a Dio,
stai più vicino alla gente.






Kahlil Gibran


~ Massime Spirituali ~






Voglio ringraziarti Signore,
per il dono della vita;
ho letto da qualche parte
che gli uomini hanno un'ala soltanto:
possono volare solo rimanendo abbracciati.


A volte, nei momenti di confidenza,
oso pensare, Signore,
che tu abbia un'ala soltanto,
l'altra la tieni nascosta,
forse per farmi capire
che tu non vuoi volare senza di me;
per questo mi hai dato la vita:


Perché io fossi tuo compagno di volo,
insegnami, allora, a librarmi con Te.
Perché vivere non è trascinare la vita,
non è strapparla, non è rosicchiarla,
vivere è abbandonarsi come un gabbiano
all'ebbrezza del vento,
vivere è assaporare l'avventura della libertà,


vivere è stendere l'ala, l'unica ala,
con la fiducia di chi sa di avere nel volo
un partner grande come Te.


Ma non basta saper volare con Te, Signore,
tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello
e aiutarlo a volare.


Ti chiedo perdono, perciò,
per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi,
non farmi più passare indifferente
vicino al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala,
inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine
e si è ormai persuaso
di non essere più degno di volare con Te.


Soprattutto per questo fratello sfortunato dammi,
o Signore,
un'ala di riserva.










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Chiesi a Dio...


di essere forte per eseguire progetti grandiosi:


Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà.


Domandai a Dio che mi desse la salute


per realizzare grandi imprese:


egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.


Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:


mi ha fatto povero per non essere egoista.


Gli domandai il potere


perché gli uomini avessero bisogno di me:


egli mi ha dato l'umiliazione


perché io avessi bisogno di loro.


Domandai a Dio tutto per godere la vita:


mi ha lasciato la vita


perché potessi apprezzare tutto.


Signore, non ho ricevuto niente di quello


che chiedevo,


ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno


e quasi contro la mia volontà.


Le preghiere che non feci furono esaudite.


Sii lodato; o mio Signore,


fra tutti gli uomini


nessuno possiede quello che ho io!






Kirk Kilgour




Preghiera scritta da famoso
campione olimpionico nella pallacanestro
rimasto paralizzato nel '76
a seguito di un incidente durante un allenamento.
La preghiera è stata letta dall'autore
in sedia a rotelle di fronte al Papa
durante il Giubileo dei malati a Roma.

mercoledì 9 febbraio 2011

Preghiere del Catechista

Dalle ricerche sul blog ho visto che sono richieste alcune preghiere per i catechisti e per i bambini. Ho pensato di fare cosa gradita pubblicarne qualcuna, come esempio e guida.
Ritengo importante comunque che il catechista sia lui per primo uomo/donna di preghiera, che preghi, si faccia vedere che prega, preghi assieme ai ragazzi a volte con formule comunitarie, altre spronandoli  a pregare con parole proprie, magari dopo una lettura  di una pagina del vangelo, di un racconto, di un commento ad un fatto veramente accaduto, bello o triste, dopo una gita e così via...
Ecco a voi interessati alcuni spunti:

Preghiere del catechista per se', per i suoi ragazzi, per i genitori.



di Cecilia Furno



Preghiere dei bambini e dei ragazzi.
Ragazzi in preghiera.

Si ricomincia!

Siamo di nuovo qui,
in massa davanti alla chiesa.
I genitori ci lasciano i bambini
con un pizzico di ansietà:
"Come andrà questo
nuovo anno catechistico?".


Siamo di nuovo qui.
Nella nostra sala di catechismo,
ci troviamo insieme
con una punta di ansietà:
"Come riusciremo a crescere insieme?".


Siamo di nuovo qui,
guidati dallo Spirito di Dio,
e il nostro pizzico di ansietà,
nei nostri cuori, è diventato Pace.




Grazie, Signore!
Per tutta la felicità
che i bambini finora
mi hanno fatto provare,
grazie, Signore!


Per tutta la gioia
che abbiamo condiviso,
grazie, Signore!


Per tutto l’amore
vissuto in équipe,
grazie, Signore!


Per questo nostro desiderio
di ritrovarci presto
pieni di gioia e di amore,
grazie, Signore!


Claudia, catechista




Chiamati ad amare i figli con il cuore di Dio
I vostri bambini sono figli di Dio. Dio Padre li ama di un amore infinito ed eterno. Egli, l'Invisibile, vuole comunicare a loro il suo amore attraverso il vostro amore.

Dio non ha occhi,
ha solo i vostri occhi per contemplare
i vostri bambini e farsi riconoscere da loro.


Dio non ha mani,
ha solo le vostre mani per accarezzarli,
e far sentire a loro il calore della sua tenerezza.


Dio non ha braccia,
ha solo le vostre braccia per stringerli al pettoe far sentire il suo cuore che batte per loro.
Dio non ha labbra,ha solo le vostre labbra per baciarli
e trasmettergli l'infinita dolcezza del suo amore.


Dio non ha bocca,
ha solo la vostra bocca per sorridere
e comunicare la sua gioia.


Dio non ha voce,
ha solo la vostra voce per parlare con loro
e dire quanto è grande il suo amore per loro.


Voi, genitori cristiani, siete chiamati
ad amare i vostri figli con il cuore di Dio.


(da B. Bartolini, Il mio primo libro di preghiera, Elledici).



Caro Dio, io sono qui


Ogni minuto di questa giornata resta con me, Signore!
Ogni giorno di questa settimana, resta con me, Signore!
Ogni settimana di quest’anno, resta con me, Signore!
Ogni anno di questa mia vita, resta con me, Signore!


Così i giorni, le settimane e gli anni della mia vita
siano legati su una corda d’oro.
E tutto proceda in dolce armonia, fino alla tua venuta, Signore!


da "Le preghiere dei bambini e dei ragazzi", Elledici



Coniughiamo la fraternità


IO sono un catechista e mi piace camminare insieme ai ragazzi.
TU sei il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo
in Te troviamo forza e coraggio.


LUI è un bambino che, accanto agli altri, deve trovare sostegno e amicizia.
NOI siamo dei testimoni dell’amore, del perdono e della condivisione.


VOI siete ortodossi o protestanti, ebrei o musulmani
e volete la Pace.


ESSI sono cristiani di ieri e di oggi.


Come loro, anche noi seguiamo le orme di Gesù.
Io, tu, egli, noi, voi, essi… così differenti e tuttavia così vicini,
perché tutti fratelli e figli di Dio.


Tutti insieme preghiamo.


(da sito elledici)





sabato 5 febbraio 2011

Attività della CISV IN COLOMBIA E VENEZUELA

Dalla rivista La CISV informa prendiamo questo articolo, riferito a due nazioni del sud America, Colombia e Venezuela dove i volontari Cisv da qualche anno sono impegnati.



La situazione e le sfide per la CISV


Abbiamo visitato in sequenza Colombia e Venezuela nelle settimane scorse, con un occhio ai contesti socio-politici dei due paesi, e analizzando insieme ai coordinatori locali le prospettive del lavoro CISV.


In Colombia quella della linea dura, che si sta vivendo il primo semestre della Presidenza Santos, succeduto ad


Uribe dopo 2 mandati presidenziali; in questi primi mesi Santos ha inviato segnali di distensione ai Paesi vicini, Ecuador e Venezuela in primis, dopo anni di tensioni. D’altro anto la politica nei confronti della narcoguerrilla continua a essere sicuramente ha dato risultati in termini di sicurezza complessiva del paese; tuttavia la stessa linea politica non sembra portare ad una risoluzione definitiva delle cause profonde del conflitto colombiano, che ancora pare troppo legato ad interessi economici e politici intrecciati con i cartelli del narcotraffico e con i gruppi ex-paramilitari ancora presenti. Il paese ha tuttora 4 milioni di sfollati interni ed in alcune zone le popolazioni rurali, in alcuni casi indigene, subiscono tuttora sulla propria pelle, con morti feriti e minacce, le conseguenze del conflitto militare in corso.


In Colombia la CISV continua ad operare con progetti piccoli e medi in sostegno a famiglie
e popolazioni vulnerabili. La novità più significativa di questi due anni è rappresentata
dal lavoro con l’Asociación para el Desarrollo Campesino-ADC nel dipartimento
del Nariño, regione sudoccidentale del paese al confine con l’Ecuador.


Attualmente
con ADC si sta realizzando un progetto co-finanziato dalla Fondazione Cariplo
che realizza alcune attività di sostegno a famiglie contadine, che escono da decenni
di oppressione dovuti alla guerra civile, e che applicano principi di agroecologia, valorizzando le tradizioni, i modi di coltivare, le piante e gli animali locali, con una grande attenzione agli aspetti ambientali ed ai bambini e giovani delle comunità.


ADC esiste da più di 30 anni ed è sempre stata molto attiva sui temi del buen vivir (in
alternativa al concetto limitato di “sviluppo”)e sustentabilidad ambiental, ovvero la sostenibilità ambientale che considera però anche la centralità delle comunità e dell’essere umano che nel territorio vivono. Tale impegno ha portato all’esilio all’estero di alcuni dei soci fondatori, e l’organizzazione a esporsi con posizioni che comportano anche rischi. In un dipartimento come quello del Nariño, in cui la presenza del narcotraffico e
di interessi per lo sfruttamento delle risorse naturali è alta, tali rischi rappresentano ben più di una remota possibilità.


L’associazione dell’ADC (vedere http://www. adc.org.co/), o la minga asociativa, è composta da diverse comunità contadine del territorio e lavora con un approccio integrale e intergenerazionale, senza gerarchizzazione di età, ma riservando invece lo stesso valore di protagonisti tanto a bambini quanto a giovani e adulti delle comunità componenti. Gli attuali leaders di ADC – Martha e Vicente - sono persone squisite con le quali si è instaurata tramite il nostro coordinatore Fernando Tinnirello
- una relazione di amicizia oltre a quella di collaborazione.


Visto il carattere comunitario ed il “clima” respirato con le persone in qualche modo simile a quello CISV, l’impressione è molto positiva e si è valutato che ADC rappresenti un importante partner obiettivo per la strategia CISV in Colombia.
Si è altresì auspicato di poter consolidare una relazione ampia tra le due organizzazioni,
non solo operativa, e di esplorare future opportunità progettuali per dare continuità
al lavoro con loro.


In Colombia la CISV continua ad operare con progetti piccoli e medi in sostegno a
famiglie e popolazioni vulnerabili.
La novità più significativa di questi due anni è rappresentata dal lavoro con
l’Asociación para el Desarrollo Campesino-ADC nel dipartimento del Nariño, regione
sudoccidentale del paese al confine con l’Ecuador.



“In Venezuela, la storia recente del paese –chiamato oggi Repubblica Bolivariana Venezuelana è segnata dall’esperienza politica del presidente Hugo Chavez, iniziata nel 19-98 e tuttora in corso, e dalla ricchezza delle risorse naturali presenti nel proprio territorio, in primis il petrolio, il cui sfruttamento garantisce allo Stato un ingente volume di entrate.


Il modello statale, di ispirazione socialista, promuove molteplici politiche sociali di tipo
principalmente assistenziale rivolte alle fasce più vulnerabili della popolazione, ed è basato sulla nazionalizzazione di molti beni ed imprese, compresa la realizzazione di una politica di espropri.
Il principale limite dell’esperienza chavista, ci sembra, sta nella personalizzazione del modello proposto che, più che apparire come un progetto collettivo di cambiamento sociale, sembra basarsi fondamentalmente sulla visione del suo leader carismatico, con caratteristiche sostanzialmente populiste.


Inoltre suscitano perplessità alcune leggi e progetti di legge che prevedono un ulteriore
accentramento del potere nelle mani del Presidente e una certa qual limitazione
all’azione delle organizzazioni della società civile.


CISV è attualmente presente in Venezuela – con base a Mérida - come partner in 2 progetti cofinanziati dall' Unione Europea, uno sulla formazione in diritti umani in partenariato con l’associazione Uniandes ed altri partners, e l’altro in partenariato con la Ong Fundación Don Bosco, sul rafforzamento e la messa in rete di esperienze di sostegno all’infanzia in difficoltà di quartieri poveri della città.


In entrambi i casi fornisce un appoggio di tipo tecnico alla gestione ed esecuzione dei
progetti. E’ anche co-promotrice di altre piccole iniziative, promosse dal nostro rappresentante Ignazio Pollini.
Uniandes, diretta dalla leader Rosa Elena, collega di lavoro del nostro Ignazio Pollini,
è una Ong locale che promuove la partecipazione popolare e la formazione nell’ambito
ampio dei diritti umani; il progetto in corso realizza un corso (“diplomado”) in diritti umani
per giovani animatori e formatori in diverse località degli stati occidentali Andini del Venezuela.


Nell’ambito di questa relazione si sta cercando di progettare nuove azioni in particolare
nella problematica zona di frontiera con la Colombia. Per entrambi i paesi è importante
il sostegno popolare alle azioni CISV in quanto per entrambi scarseggiano i finanziamenti
istituzionali.


La CISV è attualmente presente in Venezuela – con base a Mérida -
come partner in 2 progetti cofinanziati dalla Unione Europea, uno sulla formazione in diritti
umani in partenariato con l’associazione Uniandes ed altri, e l’altro in partenariato con la Ong Fundación Don Bosco, sul rafforzamento e la messa in rete di esperienze di sostegno all’infanzia
in difficoltà di quartieri poveri


Anna Avidano e Federico Perotti
Anno XI, Numero 3, gennaio 2011



Un anno di appuntamenti e proposte per i soci CISV


Inizia l’anno, un po’ impigriti dalle feste ci mettiamo tranquilli sul far della sera, di fronte al camino, a spremere le meningi per esprimere
i buoni propositi per il 2011.
È un momento importante quello dei buoni propositi per dare una direzione all’anno che viene,
per caricarci di energia prima che la quotidianità ci travolga con i suoi ritmi serrati.


E quindi, tra il colesterolo da ridurre e la nonna da andare a trovare qualche volta in più,
vi ricordiamo di aggiungere un proposito di sostegno alla raccolta fondi e ai progetti CISV in Africa e in America Latina.

Abbiamo ascoltato le esigenze emerse dal
Campo Base, la voglia di trasformazione dei
giovani, la necessità di coerenza di tutti e
abbiamo elaborato proposte ed appuntamenti
per vivere insieme la CISV, conoscerne
i suoi mille aspetti al di qua e al di là
degli oceani. Nelle prossime settimane vi
forniremo un piccolo strumento - il vademecum
dei soci - su che cosa fare e come sostenere
la CISV in modo facile e divertente
ma soprattutto efficace, attraverso occasioni
di festa, sport, cultura, impegno sociale.


Purtroppo sono anni duri, anni di battaglia
contro un sistema economico non equilibrato,
in cui lottiamo per mantenere la storia
della CISV, il lavoro importante svolto finora
nel mondo, affinché si traduca in realtà il diritto
di ogni essere umano a una vita dignitosa.


Siamo certi di essere in tanti, siamo
certi di avere tanta energia da spendere
e siamo certi che in ciascuno dei nostri elenchi
dei buoni propositi 2011 non mancherà
la voce “CISV”.
Di nuovo chiediamo a gran voce l’impegno di tutti e rimandiamo ai prossimi appuntamenti.


Buon anno, allora, da passare insieme.


Io CISVTO e tu? Ufficio promozione e raccolta fondi CISV

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