mercoledì 6 ottobre 2010

Commento al post “Cari sacerdoti, abbiamo bisogno di voi…”

Ho chiesto ad un mio vecchio amico e compagno di collegio, di fare un commento a questo post.Ve lo trasmetto così come mi è arrivato:( il commento si trova anche sul post)






Carissimo Enzo,


Mi chiedi un commento-risposta a quanto hai pubblicato sul tuo blog a proposito del post “Cari sacerdoti, abbiamo bisogno di voi…”: tutte cose legittime e tutto dovuto da chi ha ricevuto il dono del sacerdozio, ma permettimi una domanda:


Pensi che ogni credente la pensi allo stesso modo?
Credo che tutti, sacerdoti e laici cristiani, dobbiamo batterci il petto per un “mea culpa” sincero se condividiamo quanto scritto nel brano.
Ti esprimo i miei vorrei:
- Ho bisogno di laici disposti a collaborare per disegnare un ammino di santità, tracciare strade, sentieri, voli adatti ad ognuno in base alle proprie possibilità e talenti.
- Ho bisogno di credenti che sappiano ascoltare la Parola indipendentemente da chi l’annuncia in modo che il seme cada in terra buona e produca frutti buoni e abbondanti. Io come gli altri ministri abbiamo bisogno di vedere i frutti maturare.
- Ho bisogno di cristiani attenti, disponibili, volenterosi che imparino dal mio insegnamento la bellezza delle virtù per gustare una vera conversione.
- Ho bisogno di fedeli che preghino per conto proprio e assieme alla comunità e che pretendano di essere stimolati.
- Ho bisogno che i fedeli viaggino assieme a me nell’accettazione della croce e nel mistero dell’amore di Dio: tutti abbiamo da imparare dall’altro in questo cammino difficile ma non impossibile.
- Ho bisogno che voi tutti non vi aspettiate di vedermi santo, il vostro aiuto e la vostra preghiera mi aiuteranno a diventarlo per vostro vantaggio.


- Mi chiedete di saper dire ogni giorno “per loro io consacro me stesso”: vi confesso che lo dico ogni giorno. Io ci provo, ricordate sempre che sono anch’io un uomo.
- Vorrei che tutti insieme ci interessassimo della nostra chiesa locale, comunità di credenti. Noi, tutti noi siamo la chiesa, come una famiglia allargata dove il bene di uno è il bene dell’altro; la sofferenza di uno è partecipata dagli altri; la necessità dell’altro viene superata con l’apporto degli altri
- Non mi aspetto gratitudine. Vedere la comunità che vive, cresce, si mantiene unita, prega mi aiuta a vivere meglio il mio sacerdozio, mi sprona a donarmi sempre di più, mi è sollievo nei momenti di solitudine, mi conforta nella preghiera.


- Un’ultima cosa: qualche volta non esitate a cercarmi, non abbiate paura di disturbare, suonate il campanello a qualsiasi ora, non mi fate perdere l’opportunità di incontrarvi, e se qualche ministro di Dio non la pensa come me, porgete voi per primi la mano.


Con affetto di vera amicizia


g………..






Nessun commento:

Posta un commento