lunedì 23 agosto 2010

Adorna il tempio, ma non trascurare i poveri

Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità.



Colui che ha detto: "Questo è il mio corpo", confermando il fatto con la parola, ha detto anche: Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare (cfr. Mt 25,42), e: “Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli tra questi, non l'avete fatto neppure a me” (cfr. Mt 25,45).


Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. Infatti l'onore più gradito che possiamo rendere a colui che vogliamo venerare è quello che lui stesso vuole, non quello escogitato da noi. Anche Pietro credeva di onorarlo impedendo a lui di lavargli i piedi. Questo non era onore, ma vera scortesia. Così anche tu rendigli quell'onore che egli ha comandato, fa' che i poveri beneficino delle tue ricchezze.


Dio non ha bisogno di vasi d'oro, ma di anime d'oro. Con questo non intendo certo proibirvi di fare doni alla chiesa. No. Ma vi scongiuro di elargire, con questi e prima di questi, l'elemosina. Dio infatti accetta i doni alla sua casa terrena, ma gradisce molto di più il soccorso dato ai poveri. Nel primo caso ne ricava vantaggio solo chi offre, nel secondo invece anche chi riceve. Là il dono potrebbe essere occasione di ostentazione; qui invece è elemosina e amore.


Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d'oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l'affamato, e solo in seguito orna l'altare con quello che rimane. Gli offrirai un calice d'oro e non gli darai un bicchiere d'acqua? Che bisogno c'è di adornare con veli d'oro il suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario? Che guadagno ne ricava egli?


Dimmi: se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d'oro solo la sua mensa, credi che ti ringrazierebbe o piuttosto non si infurierebbe contro di te? E se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe forse di essere beffeggiato e insultato in modo atroce?


Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto. Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell'edificio sacro. Attacchi catene d'argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere. Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di quello.


Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò mentre adorni l'ambiente del culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questi è un tempio vivo più prezioso di quello.






Dalle "Omelie sul vangelo di Matteo" di san Giovanni Crisostomo, vescovo (Om. 50,3-4; PG 58,508-509).







mercoledì 11 agosto 2010

Matrimoni in crisi: domandiamoci perchè

Sposarsi oggi?

Entrando subito nel tema farsi delle domande mi sembra d’obbligo: come si arriva al matrimonio? Con quale preparazione? Con quali sentimenti? Con quali scopi?
Dovendo infine parlare di matrimonio cristiano: quanto grande è la mia fede e la conoscenza di un matrimonio religioso, cristiano? Quali sono le esperienze che la chiesa nella sua azione pastorale propone oggi? Quanto prevalgono le emozioni e quanto invece il capire effettivamente a cosa si va incontro e cosa comporta un matrimonio nella vita?

Ancora: perché tanti matrimoni durano poco se è vera la statistica che un matrimonio su tre oggi è votato al fallimento? Quanti tra gli sposati sono veramente coscienti di quello che fanno, che un matrimonio è per tutta la vita vissuto in intensità di amore reciproco, di comprensione, di ricerca continua del bene dell’altro? Quanti pensano o sanno che il matrimonio ha anche un valore di carattere sociale che implica un impegno della coppia nella società e nella chiesa?

Per ultimo, ma non meno importante: perché da fidanzati o da semplicemente innamorati, si pensa facilmente ad una stabilità indiscutibile e da sposati spesso si vede il legame come discutibile e ritrattabile?

Sono tutte domande che troveranno una risposta adeguata se non svincolate l’una dall’altra, se si arriva ad una conclusione che dia un giusto posto alla natura umana e alla volontà del Creatore, se riusciamo a dare un’indicazione di valori positivi, di incoraggiamento ad una formazione più profonda non scoraggiata da un moralismo mal compreso.



Amore umano e volontà divina

“ E il Signore Dio disse: Non è bene che l’uomo sia solo: voglio dargli un aiuto che gli corrisponda” (Gen 2,18).
E Dio creò Eva.
La gioia di Adamo per Eva fu grande, “celebra la dimensione del corpo nei segni stessi della femminilità e della mascolinità” (Marciano Vidal in Il matrimonio, tra ideale cristiano e fragilità umana): “Questa volta è osso delle mie ossa, carne della mia carne” (Gen 2,23).
Segue il commento ispirato dello scrittore biblico: “ Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica cosa. Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna” ( Gen 2,24-25).
In questa semplice descrizione la creazione dell’uomo e della donna esprime un loro completamento naturale, i due destinati ad essere una sola carne.
In principio uomo e donna furono “cosa buona”, come il resto del creato: il loro stato di uomo e donna, la loro diversità un aiuto reciproco: “Voglio dargli un aiuto che gli corrisponda”. Non fu un atto creatore circoscritto ad Adamo ed Eva ma un qualcosa di che si sarebbe tramandato nel tempo, come percepito dallo scrittore biblico, proprio della natura umana.
Senza dubbio un commento molto lontano dalla creazione dell’uomo, frutto di ispirazione ma anche delle nuove esperienze umane nella storia in fatto di sessualità: “Non provavano vergogna” per essere nudi.
Dio li benedisse e disse loro:
Siate fecondi e moltiplicatevi
Riempite la terra e soggiogatela” ( Gen 1,24).
Una disposizione, un comando legati alla natura umana, non semplicemente animale, “ un amore tra uomo e donna che non nasce dal volere e dal pensare, ma si impone all’essere umano”, (Benedetto XVI, Deus caritas est), fecondità spirituale e carnale e uso dei beni della terra. E grazie alla differenza sessuale che l’uomo e la donna possono donarsi l’uno all’altro, vivere una vita insieme e programmarla in modo duraturo.

E Dio creò l’uomo a sua immagine
A immagine di Dio lo creò:
maschi e femmina li creò” (Gen 1, 27).
L’uomo è divenuto immagine e somiglianza di Dio, fin dall’inizio, soltanto attraverso la propria umanità, attraverso la comunione delle persone. Dio mostrerà l’importanza di questa unione in diversi modi, appropriandosi di questo connubio per mostrare l’unione sua con l’umanità, poi con la Chiesa, sua sposa.

Chi ha imparato ad amare la Chiesa sa quale gioia interiore si prova a stare con Dio e con gli uomini. La famiglia, piccola chiesa domestica, deve vivere nella gioia, nel piacere di essere insieme con i mezzi che Dio ha voluto ha voluto nel suo atto creatore, posti al raggiungimento di un amore duraturo per tutta la vita.



Il sesso diventa peccato

“In epoca patristica si ebbe in generale, un atteggiamento pessimista nei confronti della sessualità umana che ha avuto notevoli ripercussioni nella comprensione teologica e sugli orientamenti pratici circa il matrimonio. Non c’erano dubbi sul fatto che la sessualità fosse in se stessa buona, soprattutto a motivo della sua funzione procreatrice. Ma il piacere legato al sesso venne considerato come conseguenza del peccato originale. Ciò portò a porre il sospetto di una certa peccaminosità l’esperienza del piacere sessuale, compresa quella che si ha nell’ambito del matrimonio e per ottemperare al fine della procreazione” (Marciano Vidal, Il Matrimonio, tra ideale cristiano e fragilità umana” Queriniana).
L’atto coniugale viene considerato un atto lecito, ma non privo di errori, il fine procreativo è giustificato dall’atto coniugale e limitata la vita sessuale: questo atteggiamento pessimista della sessualità ebbe un’influenza negativa nella vita lungo i secoli nella mentalità cristiana e a  tutt’oggi c’è la tendenza a considerare parti del corpo umano con vergogna, come parti di cui spesso non se ne deve nemmeno parlare o mostrare.

I coniugi nella più alta espressione del loro amore trovano l’unione e diventano una cosa sola per volontà divina: pregare e ringraziare Dio per questa unione fisica e spirituale porta all’unione con Dio, datore di ogni bene, gioia e felicità. L’amore diventa esclusivo e contemporaneamente benefico e donatore perché predispone alla disponibilità.

Innamoramento: sentimenti, intelligenza e volontà

“L’amore coniugale nasce dall’innamorarsi e continua nel permanere innamorati” (Marciano Vidal).
Innamorarsi a prima vista, diciamo spesso: è l’altro che attira, i suoi occhi, il suo corpo, il suo fascino: uomo e donna si piacciono! ”Questa volta è osso delle mie ossa, carne della mia carne”. Prevale il fisico, il sentimento, il piacersi l’un l’altro.
Più complicato è il passaggio al permanere innamorati nel mondo, in quel mondo che Dio mette a disposizione per riempirlo e soggiogarlo: ciò che capita spesso è che si rimane soggiogati da esso, da tutto ciò che offre compreso quanto l’uomo ha inserito, costruito, modificato, proposto ai suoi simili, non ultimo un sesso generalizzato e permissivo.

Permanere innamorati per tutta la vita spesso diventa difficile se ci fermiamo all’innamoramento sentimentale, credendo che questo possa bastare, se non pensiamo che l’amore scaturito tra un uomo e una donna oltre che umano deve essere anche spirituale: un amore libero, totalizzante e fecondo per tutti e due impegnando tutti i livelli di comunicazione.

Ci si deve formare a considerare l’amore coniugale come “Massima amicizia” ( San Tommaso): desiderare che l’amico sia e viva, volere il suo bene, fare ciò che per lui è buono.
“L’amore coniugale è una realtà in permanente sviluppo ed evoluzione” (M. Vidal) nella relazione di persone, di amicizia, relazione basata sulla differenza sessuale, relazioni che completano in due innamorati.
“ I valori della comunicazione, dell’amore, della mutua fusione, della fedeltà, della pienezza erotica, della fecondità sono altrettanti segni della capacità umanizzante dell’amore coniugale” (M.Vidal).

L’amore vero: scelte

E Dio creò l’uomo a sua immagine
A immagine di Dio lo creò:
maschi e femmina li creò” (Gen 1, 27).


Con quale preparazione? Con quali sentimenti? Con quali scopi si arriva oggi a sposarsi?
L’uomo creato a immagine di Dio deve avere un comportamento degno di questa immagine, non è solamente parte animale, ha insito nel suo essere una parte di Dio. Dotato di intelligenza partecipa al progresso della creazione: soggiogamento della natura e riempimento della terra con l’atto di fecondità.  Priorità alla famiglia a cui si è stati chiamati in nome della paternità e maternità responsabili, convinti che la carità, l’amore sono dovuti per primo ai più vicini e bisognosi.

Non esiste famiglia isolata. L’uomo e la donna sono chiamati a far parte di una comunità: piccola e circoscritta all’ambiente proprio, grande che abbraccia tutta l’umanità in  modo che prevalga il bene di tutti. Parliamo di una famiglia aperta, disponibile nella giustizia e nella carità, nell’amicizia fonte di convivenza e partecipazione delle altrui necessità.

A grandi linee si è voluto parlare modestamente di questo grande evento, oggi travisato e non compreso, mal interpretato a causa di un mondo che predica il piacere come fine a se stesso, il bene come egoismo.
Per chi volesse approfondire consigliamo il libro di

Marciano Vidal
Il matrimonio, tra ideale cristiano e fragilità umana
Ed. Queriniana