venerdì 28 maggio 2010

Perdonare si può ancora? Qualcuno lo fa...

Riporto una lettera dell’insegnante napoletana che perde la milza per un calcio che le ha dato uno scolaro. La maestra perdona e spiega perché. Riportato da Panorama N.21 del 20 maggio 2010

In questa triste, dolorosissima storia, pochi si sono accorti che le vittime sono due: ci sono io, e con me la mia famiglia, e c’è Salvatore, il bambino che mi ha colpito con un calcio al fianco mentre tentavo di separarlo da un suo compagno di classe, con il quale si stava azzuffando, nella scuola elementare “Madre Claudia Russo” a Barra, un quartiere della periferia orientale di Napoli.

Sono stata ricoverata in prognosi riservata diversi giorni, perché emorragia interna e l’asportazione della milza, cui mi hanno sottoposto i medici nel tentativo disperato di salvarmi la vita, avevano reso il quadro clinico ancor più precario, visto che soffro di insufficienza renale cronica.

Quando ho riaperto gli occhi e ho incrociato gli occhi con quelli di mio marito Biagio e dei miei due figli, Antonio e Jessica, ho capito di aver rischiato di perderli per sempre. Ma ho capito anche che il perdono, vero, sincero, autentico, per ciò che era accaduto fosse l’unica strada per trasformare questa vicenda di violenza in una occasione di speranza.

Ho perdonato e perdono Salvatore per ciò che ha fatto, perché so che in questo momento ha bisogno, quanto me, e forse più di me, di essere aiutato a guarire.

Io dalle ferite fisiche che chissà per quanto tempo ancora porterò sulla pelle; lui da ferite ancor più profonde, che rischiano di trasformarlo in ciò che, sono sicura, non è. Salvatore deve essere accolto, da tutti, e aiutato a capire che la vita non è sopraffazione, arroganza, aggressività, durezza; al contrario. La vera vita è quella che ti fa sorridere per un gioco condiviso col compagno di banco, che ti riempie il cuore di gioia per una sorpresa inaspettata, come un buon voto, e che ti insegna a riconoscere i propri errori, quando è necessario.

Sono 25 anni che insegno e so quanto possa essere potente la forza dell’esempio. Io desidero, con tutte le mie forze, offrire un esempio diverso a Salvatore e ai bambini napoletani perché il più grave delitto contro se stessi è quello di rinunciare a migliorarsi e vivere un’intera vita con il rimorso e il rimpianto di non aver avuto un possibilità di scelta, o anche soltanto un barlume di alternativa.

Il mio regalo a Salvatore è questo: dimostrargli che non tutto è come, purtroppo gli appare.

Maria Marcello

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