giovedì 30 dicembre 2010

A richiesta due parole di don Tonino Bello ai bambini

Fate presto bambini perché qui si muore...





Cari bambini di don Tonino Bello



che aspettate a costituire un organismo internazionale che raccolga fondi a favore degli adulti occidentali?


Sì, una specie di UNICEF rovesciato, in cui protagonisti siate voi, e destinatari siano i grandi. Perché, vedete, la televisione ci mostra ogni tanto i corpi denutriti dei bambini di Etiopia. Ci presenta le membra di tanti innocenti disfatte dalla miseria. Pretende di commuoverci con le immagini di innumerevoli creature scarnificate dalla malattia. Ci ferma la digestione con le sequenze di fanciulli devastati dalla fame nel Sudan o nell'Amazzonia, nel Bangladesh o nello Sri Lanka.
Ma se ci fossero gli strumenti adatti per portare sullo schermo le piaghe dell'anima adulta, sono certo che sareste voi a muovervi a pietà. E quegli occhi immensi, l'unica cosa splendida che vi è rimasta sul corpo martoriato, si spalancherebbero ancora di più in un raptus di compassione. Fate presto!.Inventate una specie di UNICEF a favore degli adulti. Finanziate per noi, con una questua di valori umani, un programma di emergenza alimentare, di cui siano companatico la tenerezza e la giustizia. Istituite un fondo internazionale di speranza. Raccogliete gli scampoli superflui della vostra innocenza, i ritagli della vostra limpidezza, gli spezzoni eccedenti della vostra voglia di vivere. Ne avete tanta !Fate una colletta dei vostri sogni impossibili. Raccattate i residui delle vostre illusioni .E inviateci subito il pacco dono della vostra misericordia. A noi adulti è più necessario di quanto non siano necessari a voi i contenitori confezionati delle nostre proteine. Perché voi, bambini del Terzo Mondo, avete bisogno delle nostre calorie. Ma noi grandi, figli dell'opulenza e inquilini di uno squallido Terzo Mondo morale, abbiamo bisogno del vostro calore. Fate presto perché qui si muore.


Don Tonino Bello
 inzu83 in blog life




Con questo messaggio , mentre ringrazio tutti coloro che hanno visitato questo blog, con la speranza che lo abbiate trovato interessante e utile e continuiate a seguire le pubblicazioni,
auguro a tutti quanti

     Un lieto fine 2010    e  un ancora più soddisfacente
                                        

                            A  N  N  O    2  0  1  1  !  !

mercoledì 22 dicembre 2010

SEMPLICEMENTE COSI', di don Tonino Bello

Lettera di Natale




Caro Gesù,


quest’anno voglio scrivere a Te. Per tanti motivi.


Prima di tutto, perché so che tu mi leggerai di sicuro e che la mia lettera non rischierà di finire come le tue. Ce ne hai scritte tante, e sono tutte lettere d’amore, ma noi non le abbiamo neppure aperte. Nel migliore dei casi, le abbiamo scorse frettolosamente e con aria annoiata.
Poi, perché so che Tu vai sempre al nocciolo, o alla radice, e sei imbattibile a leggere sotto le righe. E anche stavolta, ne sono certo, sotto le righe sai scorgere il mio cuore gonfio di paure e di speranze, di preoccupazioni e di tenerezze.

Poi, perché tu rispondi sempre e non passi mai nulla sotto silenzio. Non c’è volta che Tu ti rifiuti di ricambiare il saluto o di accusare ricevuta. Con gli altri, lo sai, non sempre è così. Più che la “ricevuta”, sembra che accusino il “colpo”.


Ma, soprattutto, scrivo direttamente a Te, perché so che a Natale ti incontrerai con tantissime persone che verranno a salutarti. Tu le conosci a una a una. Beato Te, che le puoi chiamare tutte per nome. Io non ci riesco.


Dal momento, però, che passeranno a trovarti, se non nell’eucarestia e nei sacramenti almeno nel presepe, perché non suggerisci loro, discretamente, che non te ne andrai più dalla terra e che, pur trovandoti altrove per i tuoi affari, hai un recapito fisso nella tua Chiesa, dove ti potranno incontrare ogni volta che lo vorranno?
E a proposito di “recapito”, non pensi che la tua Chiesa, il cui grembo hai deciso di abitare per sempre dopo aver abitato per nove mesi quello di tua Madre, abbia bisogno di qualche restauro?
Si tratterà, caro Signore, di restauri costosi, perché da ricca deve diventare povera, da superba deve divenire umile, da troppo sicura deve imparare a condividere le ansie e le incertezze degli uomini, da riserva per gli aristocratici deve divenire fontana per il villaggio.
Chi è profano in certe faccende pensa che sia un restauro quasi senza spese, sotto costo, perché si tratta di ridurre invece di crescere. Io invece so che occorre uno di quegli stanziamenti fortissimi della tua grazia, perché, se no, non se ne farà nulla.
Visto che mi sono messo sulla strada delle “raccomandazioni”, posso approfittare dell’amicizia per fartene qualche altra?
Aiuta me e tutti i miei fratelli sacerdoti a lasciarci condurre dallo Spirito, che è Spirito di servizio e non di potere, Spirito di fratellanza e non di parte.
Dona ai laici della nostra Chiesa la gioia di Te, che fai “nuove” tutte le cose. Ispira in essi i brividi dei cominciamenti, le freschezze del mattino, l’intuito del futuro.
Esorcizza nelle nostre comunità la paura del volto, l’impressione che si campi solo sulle parole, il sospetto che, di ardito, amiamo solo le metafore.


Metti nel cuore di chi sta lontano una profonda nostalgia di Te.
Asciuga le lacrime segrete di tanta gente, che non ha il coraggio di piangere davanti agli altri.
Entra nelle case di chi è solo, di chi non attende nessuno, di chi a Natale non riceverà neppure una cartolina e, a mezzogiorno, non avrà commensali.
Gonfia di speranze il cuore degli uomini, piatto come un otre disseccato al sole….


… Ricordati, Signore, di chi ha tutto, e non sa che farsene; perché gli manchi Tu.


Buon Natale, fratello mio Gesù, che oltre a vivere e regnare per tutti i secoli, muori e sei disprezzato, minuto per minuto, su tutta la faccia della terra, nella vita sfigurata degli ultimi.


Ti stringo al cuore.






Da “Parole d’amore, preghiere” edizioni la meridiana

martedì 21 dicembre 2010

Auguri di Natale di don Tonino Bello

Non obbedirei mai
al mio dovere di vescovo,

se vi dicessi "Buon Natale"
senza darvi disturbo.


Io, invece, vi voglio infastidire.
Non posso, infatti, sopportare l'idea
di dover rivolgere auguri innocui,
formali, imposti dalla "routine" di calendario.


Mi lusinga, addirittura, l'ipotesi che qualcuno
li respinga al mittente come indesiderati.


Tanti auguri scomodi, allora!


Gesù che nasce per amore
vi dia la nausea di una vita egoista,
assurda, senza spinte verticali.


E vi conceda la forza di inventarvi un'esistenza
carica di donazione, di preghiera,
di silenzio, di coraggio.



sabato 18 dicembre 2010

Buon Natale

Buon Natale a tutti gli amici che ci seguono


Buona Natale ad ogni uomo di buona volontà


Buon Natale ad ogni uomo, nessuno escluso perché amato da Dio

Ascolta:

     http://www.youtube.com/watch?v=W7tvF-ABrxc&feature=related

giovedì 16 dicembre 2010

Andiamo fino a Betlemme di don Tonino Bello

Andiamo fino a Betlemme, come i pastori.



L’importante è muoversi.


E se invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo


nella fragilità di un bambino, non ci venga


il dubbio di aver sbagliato il percorso.


Il volto spaurito degli oppressi, la solitudine


degli infelici, l’amarezza di tutti gli uomini della


Terra, sono il luogo dove Egli continua a vivere


in clandestinità.


A noi il compito di cercarlo.


Mettiamoci in cammino senza paura



DON TONINO BELLO

venerdì 10 dicembre 2010

BAMBINO GESÙ

Preghiera di Natale


Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
accarezza il malato e l'anziano!


Spingi gli uomini a deporre le armi
e a stringersi in un
universale abbraccio di pace!


Invita i popoli, misericordioso Gesù,
ad abbattere i muri creati
dalla miseria e dalla disoccupazione,
dall'ignoranza e dall'indifferenza,
dalla discriminazione e dall'intolleranza.


Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi liberandoci dal peccato.


Sei Tu il vero e unico Salvatore,
che l'umanità spesso cerca a tentoni.


Dio della Pace, dono di pace all'intera umanità,
vieni a vivere nel cuore di ogni uomo
e di ogni famiglia.


Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen.


(Preghiera di Giovanni Paolo II)

Natale , un messia tanto atteso, ma disatteso

Natale, è festa!!, ma per tutti?
Natale è ormai alle porte. Luci, negozi, folla per le vie delle città in cerca di qualcosa che la società propone a tutti per la grande festa, la più attesa dell’anno.


Una festa religiosa che unisce tutti gli uomini, ma quanti festeggiano veramente l’evento del Natale, la nascita di Gesù? e fra questi quanti veramente possono dirsi veramente credenti? E quanti ancora rinunceranno al folclore, al consumismo per celebrare il compleanno di Gesù?


Gesù nasce povero e noi mostriamo gli sfarzi del mondo, il superfluo di cui non avendone bisogno ne abbiamo fatto una necessità, qualcosa da far vedere , mostrare agli altri: ai ricchi di questo mondo e a dispetto della povertà di tanti, che in questo giorno di festa dimentichiamo che esistono.


Gesù nasce povero, ci siamo chiesti perché…Un Dio onnipotente come appare nella storia del popolo ebreo, diventa povero, si mostra povero, sarà povero durante tutta la sua vita terrena. Perché?


Al popolo eletto era stato promesso un Messia: ma è stato atteso come un liberatore, un re potente che con i suoi eserciti lo avrebbe liberato dagli oppressori, almeno questo credevano gli intellettuali di allora, scribi, farisei, sacerdoti, sadducei… Ma i piani di Dio spesso non coincidono con quelli degli uomini. Non con la forza Dio voleva ristabilire la pace che esisteva ai primordi della creazione del mondo e dell’uomo che volle a sua immagine e somiglianza. Doveva sbalordire e mettere a tacere la superbia, l’ingordigia umana, la falsità dei cuori, ribaltare l’ingiustizia, cambiare le spade in aratri, portare la pace, ricondurre l’uomo alla felicità originale. Ma come ?


Si domanda il profeta Isaia, capitolo 53:


“ Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
…Non ha apparenza né bellezza
per attirare i suoi sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevano alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori…
… Egli è stato trafitto per le nostre colpe…


Questo il Messia annunciato, sicuramente un messia così nessuno se lo sarebbe aspettato. Eppure Dio si fa uomo come un povero qualsiasi, e in quella notte solo gli angeli vagano per il mondo a portare la notizia a gente altrettanto povera e semplice: i pastori che vegliavano sui loro greggi, mentre si ode il canto che annuncia “ sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.


Un bambino nasce e fa annunciare pace e amore: sarà la sua missione in mezzo agli uomini. Dal suo stato di povertà porterà a tutti, incominciando dai poveri, pace e amore: la ricchezza di Dio che farà ricchi gli uomini che seguiranno la sua Parola.


In questo periodo che precede la Festa di compleanno di Gesù, abbiano ascoltato le parole di Giovanni Battista, parole di invito alla conversione, invito a cambiare vita , a tralasciare le cattiverie e predisporci ad accogliere questo Dio-Bambino che”battezzerà in Spirito Santo e fuoco” coloro che crederanno in lui.


Ogni bambino che nasce porta allegria, per lui facciamo festa, ci commoviamo dinanzi alla sua semplicità e impotenza, facciamo gli auguri ai genitori che lo hanno atteso per nove mesi nella gioia e forse anche con certo timore.


Gioia e timore si alternano nell’attesa: noi cristiani che ci avviciniamo a questa nascita importante, di cui conosciamo i momenti della nascita e della vita di Gesù, il passaggio dalla morte e il trionfo della risurrezione, ci prepariamo col timore pio di chi venera, adora e con la gioia che deriva dal perdono ricevuto per le nostre debolezze umane.


Ricordiamo che tutti noi siamo tra coloro che sono stati battezzati “ in Spirito Santo e fuoco”, divenuti figli di Dio, di un Padre che ci vuole bene, padre misericordioso, padre che vuole che ardiamo di un fuoco inestinguibile, l’amore divino che ci condurrà alla sua presenza per una eternità beata.


Diamo un senso a questa festa: viviamola nella gioia dando un valore alla vita, un valore alle parole di Gesù, al suo annuncio, al suo progetto per noi, una festa che trovi senso di redenzione, che sia un richiamo alla solidarietà, un invito alla riconciliazione


Questa festa sia anche, come ogni domenica, un’occasione per rinnovare più concretamente quella scelta di vita cristiana che in un momento di entusiasmo ci ha indirizzati verso una Persona dalla quale ci arrivano parole di vita eterna: Gesù, che a natale contempliamo, adoriamo bambino.


Non disattendiamo ancora una volta questo mistero di un Dio che sia fa uomo , uno degli ultimi, venuto per servire, per proporre un genere di vita impregnato d’amore, amore che genera pace, giustizia, che fa di questo mondo un preludio della vita che verrà.









Buon Natale a tutti, inizio di vita nuova !!

giovedì 25 novembre 2010

Lettera ai giovani di don Tonino Bello

Riporto "Lettera ai giovani" di Mons. Tonino Bello  perchè è stata cercata da diversi visitatori, pensando di fare cosa gradita e utile anche per molti altri.

"Vivete la vita che state vivendo con una forte passione!"

Ricordo i miei anni del ginnasio: un mare di dubbi.
Dubitavo perfino della mia capacità di affrontare la vita. Che età difficile! Hai paura di non essere accettato dagli altri, dubiti del tuo charme, della tua capacità d'impatto con gli altri e non ti fai avanti. E poi problemi di crescita, problemi di cuore...


Ma voi non abbiate paura, non preoccupatevi! Se voi lo volete, se avete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete...cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri.


Vivete la vita che state vivendo con una forte passione. Non recintatevi dentro di voi circoscrivendo la vostra vita in piccoli ambiti egoistici, invidiosi, incapaci di aprirsi agli altri. Appassionatevi alla vita perché è dolcissima.


Mordete la vita!
Non accantonate i vostri giorni, le vostre ore, le vostre tristezze con quegli affidi malinconici ai diari. Non coltivate pensieri di afflizione, di chiusura, di precauzioni.Mandate indietro la tentazione di sentirvi incompresi.
Non chiudetevi in voi stessi, ma sprizzate gioia da tutti i pori.


Bruciate...perché quando sarete grandi potrete scaldarvi ai carboni divampati nella vosstra giovinezza.
Incendiate...non immalinconitevi. Perché se voi non avete fiducia gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi.


Coltivate le amicizie, incontrtate la gente.
Voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano.
Coltivate gli interessi della pace, della giustizia, della solidarietà, della salvaguardia dell'ambiente


Il mondo ha bisogno di giovani critici.
Vedete! Gesù Cristo ha disarmato per sempre gli eserciti quando ha detto: "rimetti la spada nel fodero, perché chi di spada ferisce, di spada perisce". Ma noi cristiani non siamo stati capaci di fare entrare nelle coscienze questo insegnamento di Gesù.


Diventate voi la coscienza critica del mondo. Diventate sovversivi. Non fidatevi dei cristiani "autentici" che non incidono la crosta della civiltà. Fidatevi dei cristiani "autentici sovversivi" come San Francesco d'Assisi che ai soldati schierati per le crociate sconsigliava di partire.
Il cristiano autentico è sempre un sovversivo; uno che va contro corrente non per posa ma perché sa che il Vangelo non è omologabile alla mentalità corrente.


E verranno i tempi in cui non ci saranno più né spade e né lance, né tornado e né aviogetti, né missili e né missili-antimissili. Verranno questi tempi. E non saremo più allucinati da questi spettacoli di morte!


Non so se li ricordate, se li avete letti  in qualche vostra antologia quei versi di Neruda in cui egli si chiede cosa sia la vita. Tunnel oscuro,-dice- tra due vaghe chiarità o nastro d'argento su due abissi d'oscurità?
Quando ero parroco li citai durante una messa con i giovani. Poi chiesi: perché la vita non può essere un nastro d'argento tra due vaghe chiarità, tra due splendori?


Non potrebbe essere così la vostra vita?


Vi auguro davvero che voi la vita possiate interpretarla in questo modo bellissimo.


Tratto da  "Senza misura" di don Tonino Bello, ed.la meridiana

giovedì 11 novembre 2010

Preghiera del catechista di Don Tonino Bello

Preghiera del catechista, di Don Tonino Bello
Acrostico del CATECHISTA



Chiamato ad annunciare la tua Parola,
aiutami, Signore, a vivere di te,
e a essere strumento della tua pace.

Assistimi con la tua luce, perché i ragazzi
che la comunità mi ha affidato
trovino in me un testimone credibile del Vangelo.


Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita,
perché le parole, quando veicolano la tua,
non suonino false sulle mie labbra.


Esercita su di me un fascino così potente,
che, prima ancora dei miei ragazzi,
io abbia a pensare come te,
ad amare la gente come te,
a giudicare la storia come te.


Concedimi il gaudio di lavorare in comunione
e inondami di tristezza ogni volta che,
isolandomi dagli altri,
pretendo di fare la mia corsa da solo.

Ho paura, Signore, della mia povertà.
Regalami, perciò, il conforto di veder crescere i miei ragazzi
nella conoscenza e nel servizio di te,
uomo libero e irresistibile amante della vita.


Infondi in me una grande passione per la verità,
e impediscimi di parlare in tuo nome
se prima non ti ho consultato con lo studio e non ho tribolato con la ricerca.


Salvami dalla presunzione di sapere tutto.
Dall'arroganza di chi non ammette dubbi.
Dalla durezza di chi non tollera ritardi.
Dal rigore di chi non perdona debolezze.
Dall'ipocrisia di chi salva i princìpi e uccide le persone.


Trasportami, dal Tabor della contemplazione,
alla pianura dell'impegno quotidiano.
E se l'azione inaridirà la mia vita,
riconducimi sulla montagna del silenzio.
Dalle alture scoprirò i segreti della contemplatività,
e il mio sguardo missionario arriverà più facilmente agli estremi confini della terra.


Affidami a Maria tua Madre.
Dammi la gioia di custodire i miei ragazzi
come lei custodì Giovanni.
E quando, come lei, anch'io sarò provato dal martirio,
fa' che ogni tanto possa trovare riposo
reclinando il capo sulla sua spalla.
Amen.





mercoledì 10 novembre 2010

Dona alla tua Chiesa tenerezza e coraggio di don Tonino Bello

Preghiera
Spirito di Dio, fà della tua chiesa un roveto che arde di amore per gli ultimi. Alimentane il fuoco con il tuo olio, perché l'olio brucia anche.
Dà alla tua chiesa tenerezza e coraggio. Lacrime e sorrisi. Rendila spiaggia dolcissima per chi è solo e triste e povero.
Disperdi la cenere dei suoi peccati. Fà un rogo delle sue cupidige.
E quando, delusa dei suoi amanti, tornerà stanca e pentita a te, coperta di fango e di polvere dopo tanto camminare, credile se ti chiede perdono.
Non la rimproverare. Ma ungi teneramente le membra di questa sposa di Cristo con le fragranze del tuo profumo e con l'olio di letizia.
E poi introducila, divenuta bellissima senza macchie senza rughe, all'incontro con lui perché possa guardarlo negli occhi senza arrossire, e possa dirgli finalmente: sposa mio.
Spirito Santo, dono del Cristo morente, fa' che la Chiesa dimostri di averti ereditato davvero. Trattienila ai piedi di tutte le croci.
Quelle dei singoli e quelle dei popoli. Ispirale parole e silenzi, perché sappia dare significato al dolore degli uomini. Così che ogni povero comprenda che non è vano il suo pianto, e ripeta con il salmo: "le mie lacrime, Signore, nell'otre tuo raccogli".

Rendila protagonista infaticabile di deposizione dal patibolo, perché i corpi schiodati dei sofferenti trovino pace sulle sue ginocchia di madre.
In quei momenti poni sulle sue labbra canzoni di speranza.
E donale di non arrossire mai della Croce, ma di guardare ad essa come all'antenna della sua nave, le cui vele tu gonfi di brezza e spingi con fiducia lontano.

Spirito Santo, torna a parlarci
Spirito Santo, che riempivi di luce i Profeti e accendevi parole di fuoco sulla loro bocca, torna a parlarci con accenti di speranza.
Frantuma la corazza della nostra assuefazione all'esilio. Ridestaci nel cuore nostalgie di patrie perdute.
Dissipa le nostre paure. Scuotici dall'omertà. Liberaci dalla tristezza di non saperci più indignare per i soprusi consumati sui poveri.
E preservaci dalla tragedia di dover riconoscere che le prime officine della violenza e della ingiustizia sono ospitate nei nostri cuori.


Donaci la gioia di capire che tu non parli solo dai microfoni delle nostre Chiese. Che nessuno può menar vanto di possederti.
E che, se i semi del Verbo sono diffusi in tutte le aiuole, è anche vero che i tuoi gemiti si esprimono nelle lacrime dei maomettani e nelle verità dei buddisti, negli amori degli indù e nel sorriso degli idolatri, nelle parole buone dei pagani e nella rettitudine degli atei.





giovedì 4 novembre 2010

Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo!

Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo!

Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo!


Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza.
Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità!
Nulla ho visto al mondo di più oscurantista, più compresso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello.
Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure.
No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te.
E poi, dove andrei?

A costruirne un'altra?
Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò, sarà la mia Chiesa, non più quella di Cristo.
Sono abbastanza vecchio per capire che non sono migliore degli altri.
L'altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale: "Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi, non è più credibile".
Mi fa pena!
O è un sentimentale che non ha esperienza, e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di essere migliore degli altri.
Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra...
La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo.

Forse che la Chiesa di ieri era migliore di quella di oggi? Forse che la Chiesa di Gerusalemme era più credibile di quella di Roma?
Quando Paolo arrivò a Gerusalemme portando nel cuore la sua sete di universalità, forse che i discorsi di Giacomo sul prepuzio da tagliare o la debolezza di Pietro che si attardava con i ricchi di allora e che dava lo scandalo di pranzare solo con i puri, poterono dargli dei dubbi sulla veridicità della Chiesa, che Cristo aveva fondato fresca fresca, e fargli venire la voglia di andarne a fondare un'altra ad Antiochia o a Tarso?
Forse che a Santa Caterina da Siena, vedendo il Papa che faceva una sporca politica contro la sua città, poteva saltare in capo l'idea di andare sulle colline senesi, trasparenti come il cielo, e fare un'altra Chiesa più trasparente di quella di Roma cosi spessa, così piena di peccati e così politicante?


...La Chiesa ha il potere di darmi la santità ed è fatta tutta quanta, dal primo all'ultimo, di soli peccatori, e che peccatori!
Ha la fede onnipotente e invincibile di rinnovare il mistero eucaristico, ed è composta di uomini deboli che brancolano nel buio e che si battono ogni giorno contro la tentazione di perdere la fede.
Porta un messaggio di pura trasparenza ed è incarnata in una pasta sporca, come è sporco il mondo.
Parla della dolcezza del Maestro, della sua non-violenza, e nella storia ha mandato eserciti a sbudellare infedeli e torturare eresiarchi.
Trasmette un messaggio di evangelica povertà, e non fa' che cercare denaro e alleanze con i potenti.


Coloro che sognano cose diverse da questa realtà non fanno che perdere tempo e ricominciare sempre da capo. E in più dimostrano di non aver capito l'uomo.
Perché quello è l'uomo, proprio come lo vede visibile la Chiesa, nella sua cattiveria e nello stesso tempo nel suo coraggio invincibile che la fede in Cristo gli ha dato e la carità dei Cristo gli fa vivere.
Quando ero giovane non capivo perché Gesù, nonostante il rinnegamento di Pietro, lo volle capo, suo successore, primo Papa- Ora non mi stupisco più e comprendo sempre meglio che avere fondato la Chiesa sulla tomba di un traditore, di un uomo che si spaventa per le chiacchiere di una serva, era un avvertimento continuo per mantenere ognuno di noi nella umiltà e nella coscienza della propria fragilità.


No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una roccia così debole, perché ne fonderei un'altra su una pietra ancora più debole che sono io.
...E se le minacce sono così numerose e la violenza del castigo così grande, più numerose sono le parole d'amore e più grande è la sua misericordia. Direi proprio, pensando alla Chiesa e alla mia povera anima, che Dio è più grande della nostra debolezza


E poi cosa contano le pietre? Ciò che conta è la promessa di Cristo, ciò che conta è il cemento che unisce le pietre, che è lo Spirito Santo. Solo lo Spirito Santo è capace di fare la Chiesa con delle pietre mai tagliate come siamo noi!...
E il mistero sta qui.
Questo impasto di bene e di male, di grandezza e di miseria, di santità e di peccato che è la Chiesa, in fondo sono io...
Ognuno di noi può sentire con tremore e con infinito gaudio che ciò che passa nel rapporto Dio-Chiesa è qualcosa che ci appartiene nell'intimo.


In ciascuno di noi si ripercuotono le minacce e la dolcezza con cui Dio tratta il suo popolo di Israele, la Chiesa. A Ognuno di noi Dio dice come alla Chiesa: "Io ti farò mia sposa per sempre" (Osea 2, 21), ma nello stesso tempo ci ricorda la nostra realtà: "La tua impurità è come la ruggine. Ho cercato di toglierla, fatica sprecata! E' così abbondante che non va via nemmeno col fuoco" (Ezechiele 24, 12).


Ma poi c'è ancora un'altra cosa che forse è più bella. Lo Spirito Santo, che è l'Amore, è capace di vederci santi, immacolati, belli, anche se vestiti da mascalzoni e adulteri.
Il perdono di Dio, quando ci tocca, fa diventare trasparente Zaccheo, il pubblicano, e immacolata la Maddalena, la peccatrice.
E' come se il male non avesse potuto toccare la profondità più intima dell'uomo. E' come se l'Amore avesse impedito di lasciar imputridire l'anima lontana dall'amore.


"Io ho buttato i tuoi peccati dietro le mie spalle", dice Dio a ciascuno di noi nel perdono, e continua: "Ti ho amato di amore eterno; per questo ti ho riservato la mia bontà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine Israele" (Geremia 3 1, 3-4).
Ecco, ci chiama "vergini" anche quando siamo di ritorno dall'ennesima prostituzione nel corpo, nello spirito e nel cuore.

In questo, Dio è veramente Dio, cioè l'unico capace di fare le "cose nuove".
Perché non m'importa che Lui faccia i cieli e la terra nuovi, è più necessario che faccia "nuovi" i nostri cuori.
E questo è il lavoro di Cristo.
E questo è l'ambiente divino della Chiesa...


Carlo Carretto

mercoledì 27 ottobre 2010

L’uomo contemporaneo ascolta più i testimoni che i maestri

Essere testimoni di Cristo nella propria comunità ( seconda parte)
B) Essere testimoni di Cristo risorto, consapevolezza e certezza della sua presenza.

- Testimoni dell’eternità: chi chiede nella preghiera la vita eterna per tutto il mondo?
Spesso siamo abituati a chiedere per noi e per gli altri, cose, aiuti per questa vita terrena. Abbiamo mai pensato che nella preghiera che ci ha insegnato Gesù, il Padre nostro, quel “liberaci dal male” ( malattie, sciagure, beni per i figli, ecc.) è messo come ultima cosa da chiedere? Sperare e chiedere l’eternità è prioritario: ne va della nostra e altrui salvezza.


- Testimoni del sacrificio pronti a “ dare la vita per il Vangelo”, consapevoli che l’eternità diventa presente dal momento che io agisco con e per amore: l’eternità, il Regno dei cieli è già presene in questa terra. Siamo, dobbiamo essere testimoni dell’eternità: vuol dire mettere il sigillo dell’eternità, essere manifestazione vivente della consacrazione della comunità. Ogni iniziativa deve riguardare la comunità, è dare testimonianza dell’amore e dell’eternità,
è speranza dell’eternità.


C) “Da questo sapranno che siete miei discepoli”


- Spiritualità della comunità: Presentando il vero volto di Gesù, creando la comunione, facendo della nostra Chiesa una scuola di comunione, una casa costruita sulla parola di Gesù.

- Avere uno spirito di condivisione perché Gesù è uno, la Chiesa è una: noi siamo, facciamo Chiesa perché siamo tutti di Gesù.


- Compito dei laici è mantenere, fomentare lo spirito di comunione dove non arrivano i ministri. Essere collaboratori che vedono ciò che il ministro non vede o non può vedere. Essere “ buono come buono è il mio padrone" ( Charles de Foucauld.)

- Nessuno si creda navigatore solitario, ogni inviato è voluto da Cristo, è inviato per servire…. consacrati nella verità, devono sentirsi in comunità con la Chiesa, essere e fare comunione: il mandato ricevuto da parte del parroco è una chiamata di servizio per la comunità.

- Il parroco deve demandare ai laici alcune attività che lui da solo non può portare avanti, consapevole che il lavorare insieme rafforza la comunione, dà testimonianza piena, ci unisce tutti a Gesù e al Padre.
“E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e che li ha amati come hai amato me”. (Gv 17,23)
L’impegno dunque non è un vanto, è una missione di responsabilità.

- Lavorare insieme diventa garanzia della presenza dello Spirito Santo che lavora in noi, siamo collaboratori di Dio non protagonisti.

- Insieme nella gioia e nelle difficoltà, ognuno si sente responsabile della riuscita dell’altro e di tutta la comunità. Ognuno deve sentirsi realizzato come frutto, parte dei frutti di un albero, uno di quei tanti nella Chiesa di Dio. Il nostro traguardo non è condizionato dal successo, ma dal condividere la propria esperienza con gli altri.

- Nelle difficoltà con le persone non combattiamo le persone, ma la mentalità, le critiche, il disimpegno…salvaguardiamo sempre l’uomo, perché è sull’uomo che dobbiamo costruire il cristiano

- Consapevoli che esiste la tentazione di abbandonare di fronte alle difficoltà, sentendoci a volte inadeguati, non dimentichiamo di dare valore alla comunione del corpo mistico. Siamo Chiesa in continua crescita, chiesa comunità non perfetta che impara a camminare anche dagli errori….

- Un appoggio sicuro: chiedere il sostegno, l’aiuto degli altri, la preghiera degli ammalati e dei sofferenti della comunità sapendo valutare e riconoscere la fede della loro preghiera. La potenza di Cristo si manifesta nella debolezza.
Gli ammalati sono un grande tesoro della comunità, dono che deve essere visto e apprezzato dalla comunità.

- Nei rapporti con gli altri il cristiano come prima cosa guarda l’uomo nella consapevolezza che senza uomo retto non si può avere il cristiano.

Prima uomini, dopo cristiani e poi ancora divini.

martedì 12 ottobre 2010

CATECHESI E BAMBINI

Dinamismo della personalità e apertura alla vita di fede

Ci sono catechisti che hanno studiato psicologia e forse sanno come parlare ai bambini, nel contesto religioso del programma che devono svolgere. Ma la maggior parte non hanno fatto questo percorso.

Molto spesso l’attività del catechista si esaurisce nell’incontro di catechesi, una volta alla settimana. L’incontro settimanale può bastare? Ma questo incontro può, deve essere l’inizio di ogni altra attività o iniziativa in comunione con gli altri catechisti e nella parrocchia.

Il catechista cercherà di conoscere uno per uno i suoi ragazzi, un po’ alla volta, magari usando un diario dove annotare ogni particolare di ognuno (nome per nome) della sua vita personale: preoccupazioni, compagni, sport preferito, scuola, feste di famiglia, interessi dei genitori…Sarà un modo per accoglierli meglio e meravigliarli del nostro interesse per loro. Un ragazzo accolto male non potrà accogliere nulla. Ogni ragazzo deve sentirsi accolto come persona unica, degna di attenzione.
Il bambino , già a sei anni, incomincia a riflettere, acquista la consapevolezza di saper pensare, a dubitare ( incomincia il periodo che…forse papà non sa proprio tutto!).

Trova poco a poco l’orientamento (9-11 anni) verso il mondo esterno e si apre a nuovi interessi, incomincia a delinearsi la sua identità negli incontri con i genitori e la società, altri educatori o persone significative; incomincia a stabilire un contatto più esteso con i propri coetanei, con gli adulti, maestri, educatori, catechisti.

In questo periodo diventa determinante l’influsso positivo o negativo che i genitori e la società possono avere sul bambino: i suoi atteggiamenti o risposte o reazioni possono essere positive o negative. Certi atteggiamenti impositivi, autoritari possono allontanarlo, mentre esperienze positive di accoglienza e appartenenza ad un gruppo sociale aperto possono indirizzarlo ad una integrazione di valori sociali e religiosi.

Il bambino si apre al religioso mediante l’assimilazione dei valori che l’ambiente familiare e quello sociale gli propongono.
L’operatore di catechesi può trovarsi , come si è notato, di fronte a due categorie di bambini da una parte , e di fronte a due tipi di educatori dall’altra, i genitori e la società. Per conoscere meglio i bambini diventa importante il contatto con in genitori e un occhio alla società.

L’ora di catechesi non è come a scuola. Il luogo d’incontro va curato, i bambini devono sentirsi a loro agio, devono sentire quest’ora diversa dalle solite lezioni, ogni incontro non sarà come il primo, ma ogni volta è bene dedicare qualche minuto ai convenevoli e alle notizie di una settimana trascorsa: è importante che tutti i ragazzi si sentano accolti ogni volta con bontà e senza evidenti preferenze: attenti a non far parlare solo e sempre gli stessi.

Partendo dal presupposto che la religiosità è una disposizione naturale della persona possiamo riscontrare l’incidenza dello sviluppo conoscitivo e affettivo sociale nella religiosità del bambino.
Il bambino tende a rappresentare Dio con tratti umani, in modo antropomorfico ma inizia anche ad avere una certa conoscenza del fatto che Dio è “un altro” rispetto all’uomo. Gli attributi onnipotente, onnisciente, onnipresente sono qualcosa di grande che attribuisce a Dio senza conoscerne il vero significato ( verranno compresi dopo i nove anni).

Pian piano la sua rappresentazione di Dio si distaccherà dal concreto per arrivare, verso gli 11-12 anni, ad una rappresentazione di Dio staccata dagli attributi umani e comprese nella loro espressione simbolica.

E’ importante a questo punto che chi opera nella catechesi, nel rispetto delle diverse età dei ragazzi, adotti un linguaggio adatto, facilmente comprensibile per attirare l’attenzione fin dall’inizio facendo uso anche di cartelloni ben preparati o da preparare con loro, racconti, diapositive, giochi, canti… per avvalorare il messaggio trasmesso o da trasmettere.

Non ultimo si ricordi l’operatore di catechesi che è un testimone delle cose che annuncia e tale deve apparire agli occhi e al cuore dei ragazzi: dopo aver preparato l’aspetto pedagogico e materiale dell’incontro di catechesi dedichi un po’ di tempo a se stesso riflettendo e facendo proprio ciò che deve insegnare e proporre, far scoprire e assimilare.

Ancora tre parole:

La prima: si è parlato dell’ora di catechismo. Un’ora la settimana. In molte parrocchie è proprio un’ora completa tra arrivo, convenevoli e chiusura.
Sarebbe opportuno, ideale, che i bambini, i ragazzi usufruissero di quell’ora inserita nel complesso di attività della parrocchia in modo che l’annuncio della Parola venga a far parte di una vita normale nella chiesa: saluto, incontro, gioco, scherzo, allegria, riflessione, preghiera: un tutt’uno nella vita ecclesiale.


La seconda: I catechisti pretendano la presenza del sacerdote anche di pochi minuti : non trascurate, catechiste/i il valore carismatico di questa presenza. Un sacerdote buono, affabile, amico, sorridente fa molto di più di una lezione di catechismo; sarà ricordato negli anni dal ragazzo molto più facilmente di altre cose o di altre persone.

La terza: I catechisti non dimentichino la preghiera, insegnino a pregare con pazienza e convinzione: dalla recita alla preghiera personale, dalla preghiera del gruppo a quella liturgica di tutta la comunità. Piccoli passi alla volta e con amore.



mercoledì 6 ottobre 2010

Commento al post “Cari sacerdoti, abbiamo bisogno di voi…”

Ho chiesto ad un mio vecchio amico e compagno di collegio, di fare un commento a questo post.Ve lo trasmetto così come mi è arrivato:( il commento si trova anche sul post)






Carissimo Enzo,


Mi chiedi un commento-risposta a quanto hai pubblicato sul tuo blog a proposito del post “Cari sacerdoti, abbiamo bisogno di voi…”: tutte cose legittime e tutto dovuto da chi ha ricevuto il dono del sacerdozio, ma permettimi una domanda:


Pensi che ogni credente la pensi allo stesso modo?
Credo che tutti, sacerdoti e laici cristiani, dobbiamo batterci il petto per un “mea culpa” sincero se condividiamo quanto scritto nel brano.
Ti esprimo i miei vorrei:
- Ho bisogno di laici disposti a collaborare per disegnare un ammino di santità, tracciare strade, sentieri, voli adatti ad ognuno in base alle proprie possibilità e talenti.
- Ho bisogno di credenti che sappiano ascoltare la Parola indipendentemente da chi l’annuncia in modo che il seme cada in terra buona e produca frutti buoni e abbondanti. Io come gli altri ministri abbiamo bisogno di vedere i frutti maturare.
- Ho bisogno di cristiani attenti, disponibili, volenterosi che imparino dal mio insegnamento la bellezza delle virtù per gustare una vera conversione.
- Ho bisogno di fedeli che preghino per conto proprio e assieme alla comunità e che pretendano di essere stimolati.
- Ho bisogno che i fedeli viaggino assieme a me nell’accettazione della croce e nel mistero dell’amore di Dio: tutti abbiamo da imparare dall’altro in questo cammino difficile ma non impossibile.
- Ho bisogno che voi tutti non vi aspettiate di vedermi santo, il vostro aiuto e la vostra preghiera mi aiuteranno a diventarlo per vostro vantaggio.


- Mi chiedete di saper dire ogni giorno “per loro io consacro me stesso”: vi confesso che lo dico ogni giorno. Io ci provo, ricordate sempre che sono anch’io un uomo.
- Vorrei che tutti insieme ci interessassimo della nostra chiesa locale, comunità di credenti. Noi, tutti noi siamo la chiesa, come una famiglia allargata dove il bene di uno è il bene dell’altro; la sofferenza di uno è partecipata dagli altri; la necessità dell’altro viene superata con l’apporto degli altri
- Non mi aspetto gratitudine. Vedere la comunità che vive, cresce, si mantiene unita, prega mi aiuta a vivere meglio il mio sacerdozio, mi sprona a donarmi sempre di più, mi è sollievo nei momenti di solitudine, mi conforta nella preghiera.


- Un’ultima cosa: qualche volta non esitate a cercarmi, non abbiate paura di disturbare, suonate il campanello a qualsiasi ora, non mi fate perdere l’opportunità di incontrarvi, e se qualche ministro di Dio non la pensa come me, porgete voi per primi la mano.


Con affetto di vera amicizia


g………..






lunedì 4 ottobre 2010

Non ho paura

Non ho paura



Signore,
io non ho paura

se tu sei con me.
Ho paura della notte
del tuo silenzio
del buio della fede.


Se tu non parli
io non sento la tua voce
non posso sentirti
anche se tu mi hai detto
che sei sempre con me.

Ho pauta della notte
del tuo silenzio
del buio della fede.
Dammi la forza di chiamarti
di invocarti
anche quando forza non ho.

Ho paura della notte
se non ti sento a me vicino
nel buio della notte.

Sono povero e debole
e tu sei la forza
che manca a me.

Dammi, Signore,la fede
che mi sostiene
per debbelare
il buio della notte.

Tanti, tanti atti di fede
mi terranno a te vicino
la forza per stare con te.

Allora, nel buio della notte
se non ti sento a me vicino
saprò che tu sei




domenica 3 ottobre 2010

Cari Sacerdoti, abbiamo bisogno di voi...

Riporto parte dell'intervento-meditazione di Suor Maria degli Angeli in occasione di un ritiro di sacerdoti della diocesi di Cosenza, novembre 2009.E' un appello, una richiesta di testimonianza:


"Cari Fratelli: vi dicevo all’inizio che tutti vi siamo grati, molto grati per quello che siete e per

quello che fate per noi. Adesso aggiungo che tutti ci aspettiamo tanto da voi.

Abbiamo bisogno dell’esempio della vostra santità di vita, che ci serva di testimonianza e di incoraggiamento in un mondo dove tutti si sforzano di farci pensare che la bellezza di una vita santa non esiste già e non è più possibile nel nostro mondo.

Abbiamo bisogno che voi sappiate trasmetterci fedelmente la Parola di verità che Cristo vi ha
affidato, che ci guidate a pascoli ubertosi, ad acque fresche e cristalline.


Abbiamo bisogno che ci siate maestri di vita spirituale, che ci mostriate la via della conversione e
della pratica delle virtù;

abbiamo bisogno di essere introdotti nelle vie della preghiera e stimolati a progredire verso il perfetto amore a Gesù Cristo.


Ma abbiamo sopratutto bisogno che ci siate di esempio e di testimonianza nell’accettazione della
croce e nell’amore al mistero della Croce. È qui che molti cristiani stiamo venendo meno, e mentre
proclamiamo con la bocca la fede che abbiamo ricevuto, la rinneghiamo con le nostre opere.

Abbiamo bisogno di voi. Non vi chiediamo poco, vi chiediamo tutto; vi chiediamo che, come Gesù, sappiate offrire la vostra vita per noi, perché questo, e non altro, è il prezzo della nostra salvezza.

Che voi sappiate dire, con Gesù, ogni giorno al Padre: “per loro io consacro me stesso”.


Questo esige da voi che accettiate di entrare profondamente nella sapienza della croce, che è
follia per il mondo, e che solo il Cuore sacerdotale di Gesù vi può insegnare.

Curate molto, vi prego, la vostra vita di orazione, di ascolto e meditazione della Parola, di adorazione eucaristica.

Risparmiate tempo dalle altre attività, per quanto necessarie, e dedicatelo a stare con Cristo, perché soltanto in Lui potete trovare la fonte d’acqua che zampilla per la vita eterna".

A loro volta i sacerdoti potrebbero avere qualcosa da chiedere a noi...









 

martedì 28 settembre 2010

Ottimismo e speranza cristiana: la fede

Scritto in due tempi, così per caso


Spesso mi vengono in mente queste parole di Gesù: “Se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile” (Mt 17,20)
Ma come è possibile? Cos’è la fede? Cosa voleva dire Gesù? cosa vuole dirmi oggi?



Se avrai fede…
Eppure spesso chiedo nella mia preghiera questa fede pari a un granellino di senapa. Non è che voglia spostare le montagne ( e qui vedo che quella fede non è in me), mi basterebbe solo quella fede piccola come quel seme ( per farne cosa?), avere la coscienza apposto ( ma con chi?).


 Io dico di credere, di avere fede ( o qualcosa che si avvicina). Sono sicuro che non basta.


Spesso mi do da fare per dimostrare a me stesso e agli altri la mia fede in spirito di condivisione ( subito dopo mi chiedo “a cosa serve?”, sconsolato perché non seguito.


A questo punto torno a chiedermi: cos’è la fede?
Mi è stato insegnato che la fede è un dono da parte di Dio: non dovrebbe essere tutto più facile?
Cos’è che non va?
Da bambino non mi ponevo tante domande, era molto più semplice: perché ora tante complicazioni?


Mi vengono in mente le altre parole di Gesù: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3)


Se non ti converti…se non diventi come un bambino: è qui la chiave ai miei problemi? alla mia fede?...
Cos’è la fede?


E’ conversione, cambiamento di rotta, di pensiero, di mentalità, di modo di vivere?
E’ credere a qualcuno, a qualcosa che prima non conoscevo?…
E’ seguire qualcuno?…
E cambiare, diventare un altro, un bambino, come un bambino?…pur rimanendo adulto! Forse questo diventare bambino sarebbe la misura del mio cambiamento, della mia conversione?…


Sì, penso che la risposta a queste domande mi darà la soluzione. Provo a rispondere.


Mi sono spesso commosso al vedere come un bambino dorma tranquillo in braccio alla mamma, ovvero quando, sempre in braccio alla mamma, si divincola senza paura di cadere, felice…Perché?
Il bambino non capisce, ma sente l’affetto della mamma, avverte che di lei si può fidare, con lei si sente sicuro: cos’è tutto questo se non credere alla mamma, fede nella mamma, fiducia nella mamma, risposta alle cure della mamma? Molto semplice, no?


Sì, forse la fede è sentire vicino Qualcuno, sentire il suo affetto e dimostrargli la propria fiducia…


Faccio due passi, torno e clicco www.pensieridelgufo.it e trovo questa storiella, che mi aiuta a finire questa riflessione.

Un uomo dormiva nella sua capanna, quando improvvisamente una luce illuminò la stanza ed apparve Dio.
Il Signore gli disse che aveva un lavoro per lui e gli indicò una gran roccia di fronte alla capanna.


Gli spiegò che doveva spingere la pietra con tutte le sue forze. L'uomo fece quello che il Signore gli chiese, giorno dopo giorno. Per molti anni, da quando usciva il sole fino al tramonto, l'uomo spingeva la fredda pietra con tutte le sue forze, ma questa non si muoveva.


Tutte le sere, l'uomo ritornava alla sua capanna molto stanco e convinto sempre più che i suoi sforzi erano inutili.
Cominciò cosi a sentirsi frustrato, e Satana ne approfittò insinuandosi subito nella sua mente e mettendogli forti dubbi: "Stai sbagliando tutto! Stai spingendo quella roccia da molto tempo e non si e' mossa di un millimetro!" L'uomo pian piano cominciava a convincersi che il compito che gli era stato affidato era impossibile da realizzare e che lui era un fallito.


Questi pensieri aumentavano sempre più la sua frustrazione e delusione. Satana infierì ancora: "Perché sforzarti tutto il giorno in questo compito impossibile? Fa' solo un minimo sforzo e sarà sufficiente!".


L'uomo pensò di mettere in pratica questo consiglio, in fondo fino ad allora non aveva concluso nulla di buono, ma prima decise di elevare una preghiera al Signore confessandogli i suoi sentimenti: "Signore, ho lavorato duramente per molto tempo al tuo servizio. Ho usato tutta la mia forza per ottenere quello che mi hai chiesto, ma non sono riuscito a smuovere la roccia neanche di un millimetro. Ho lavorato per niente, sono un fallito! E' meglio che mi dia da fare dell'altro!"


Il Signore rispose con molta compassione: "Caro figlio, quando ti chiesi di servirmi e tu accettasti, ti dissi che il tuo compito era di spingere la roccia con tutte le tue forze e l'hai fatto. Mai ti ho chiesto di rimuoverla. Il tuo compito era solo quello di spingerla. Non ti dovevi preoccupare di spostarla, a quello ci avrei pensato io! Ora vieni a me senza forze a dirmi che sei fallito, ma ne sei proprio sicuro? Chi ti ha fatto pensare ad una cosa simile? Hai dato ascolto al demonio? Ricorda che è un bugiardo e un menzognero! Ma invece guardati: le tue braccia sono forti e muscolose, la tua schiena forte e abbronzata, le tue mani callose per la costante pressione, le tue gambe sono diventate dure. Nonostante le avversità sei cresciuto molto ed ora le tue abilità sono maggiori di quelle che avevi prima di fare la mia volontà. Ed ora sei in grado di fare cose che prima non eri in grado di fare! Certo, non hai mosso la roccia, ma la tua missione era ubbidire spingendola, per esercitare la tua fede in me. Io so che tu non sei capace di spostare la roccia. Per questo non te l'ho chiesto. Io non do mai pesi superiori alle forze di ognuno. Tu mi hai obbedito! Sei stato fedele e soprattutto prima di credere al demonio ti sei rivolto a me. Bravo! Ora, caro figlio, io muoverò la roccia!"



Vivere una fede con il compito di smuovere le montagne ma coscienti che è Dio che alla fine riesce a spostarle. E quando tutto ti sembra andar male "spingi" soltanto! E quando ti siedi sfinito e senza forze "spingi" soltanto! Perché chi rimuoverà gli ostacoli sarà Dio...

mercoledì 22 settembre 2010

"Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede"

 
Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Gioventù 2011:

      "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede"
    (cfr Col 2,7)


Di seguito parte del testo del Messaggio che Papa Benedetto XVI invia ai giovani di tutto il mondo in occasione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà celebrata dal 16 al 21 agosto 2011 a Madrid (Spagna).





Cari amici

ripenso spesso alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney del 2008. Là abbiamo vissuto una grande festa della fede, durante la quale lo Spirito di Dio ha agito con forza, creando un’intensa comunione tra i partecipanti, venuti da ogni parte del mondo. Quel raduno, come i precedenti, ha portato frutti abbondanti nella vita di numerosi giovani e della Chiesa intera. Ora, il nostro sguardo si rivolge alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo a Madrid nell’agosto 2011.


In ogni epoca, anche ai nostri giorni, numerosi giovani sentono il profondo desiderio che le relazioni tra le persone siano vissute nella verità e nella solidarietà…


È parte dell’essere giovane desiderare qualcosa di più della quotidianità regolare di un impiego sicuro e sentire l’anelito per ciò che è realmente grande. Si tratta solo di un sogno vuoto che svanisce quando si diventa adulti? No, l’uomo è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Qualsiasi altra cosa è insufficiente…


…Sant’Agostino aveva ragione: il nostro cuore è inquieto sino a quando non riposa in Te. Il desiderio della vita più grande è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo la sua "impronta". Dio è vita, e per questo ogni creatura tende alla vita; in modo unico e speciale la persona umana, fatta ad immagine di Dio, aspira all’amore, alla gioia e alla pace. Allora comprendiamo che è un controsenso pretendere di eliminare Dio per far vivere l’uomo! Dio è la sorgente della vita; eliminarlo equivale a separarsi da questa fonte e, inevitabilmente, privarsi della pienezza e della gioia: "la creatura, infatti, senza il Creatore svanisce" …
…Per questo motivo, cari amici, vi invito a intensificare il vostro cammino di fede in Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Voi siete il futuro della società e della Chiesa! Come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani della città di Colossi, è vitale avere delle radici, della basi solide! E questo è particolarmente vero oggi, quando molti non hanno punti di riferimento stabili per costruire la loro vita, diventando così profondamente insicuri. Il relativismo diffuso, secondo il quale tutto si equivale e non esiste alcuna verità, né alcun punto di riferimento assoluto, non genera la vera libertà, ma instabilità, smarrimento, conformismo alle mode del momento. Voi giovani avete il diritto di ricevere dalle generazioni che vi precedono punti fermi per fare le vostre scelte e costruire la vostra vita, come una giovane pianta ha bisogno di un solido sostegno finché crescono le radici, per diventare, poi, un albero robusto, capace di portare frutto.


Radicati e fondati in Cristo


Per mettere in luce l’importanza della fede nella vita dei credenti, vorrei soffermarmi su ciascuno dei tre termini che san Paolo utilizza in questa sua espressione: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7). Vi possiamo scorgere tre immagini: "radicato" evoca l’albero e le radici che lo alimentano; "fondato" si riferisce alla costruzione di una casa; "saldo" rimanda alla crescita della forza fisica o morale…


…La prima immagine è quella dell’albero, fermamente piantato al suolo tramite le radici, che lo rendono stabile e lo alimentano. Senza radici, sarebbe trascinato via dal vento, e morirebbe. Quali sono le nostre radici? Naturalmente i genitori, la famiglia e la cultura del nostro Paese, che sono una componente molto importante della nostra identità. La Bibbia ne svela un’altra. Il profeta Geremia scrive: "Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti" (Ger 17,7-8). Stendere le radici, per il profeta, significa riporre la propria fiducia in Dio. Da Lui attingiamo la nostra vita; senza di Lui non potremmo vivere veramente. "Dio ci ha donato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio" (1 Gv 5,11). Gesù stesso si presenta come nostra vita (cfr Gv 14,6). Perciò la fede cristiana non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale con Gesù Cristo, è l’incontro con il Figlio di Dio, che dà a tutta l’esistenza un dinamismo nuovo.
…Come le radici dell’albero lo tengono saldamente piantato nel terreno, così le fondamenta danno alla casa una stabilità duratura. Mediante la fede, noi siamo fondati in Cristo (cfr Col 2,7), come una casa è costruita sulle fondamenta. Nella storia sacra abbiamo numerosi esempi di santi che hanno edificato la loro vita sulla Parola di Dio. Il primo è Abramo. Il nostro padre nella fede obbedì a Dio che gli chiedeva di lasciare la casa paterna per incamminarsi verso un Paese sconosciuto. "Abramo credette a Dio e gli fu accreditato come giustizia, ed egli fu chiamato amico di Dio" (Gc 2,23). Essere fondati in Cristo significa rispondere concretamente alla chiamata di Dio, fidandosi di Lui e mettendo in pratica la sua Parola. Gesù stesso ammonisce i suoi discepoli: "Perché mi invocate: «Signore, Signore!» e non fate quello che dico?" (Lc 6,46). E, ricorrendo all’immagine della costruzione della casa, aggiunge: "Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica… è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene" (Lc 6,47-48)…
Saldi nella fede

…Siate "radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7). La Lettera da cui è tratto questo invito, è stata scritta da san Paolo per rispondere a un bisogno preciso dei cristiani della città di Colossi. Quella comunità, infatti, era minacciata dall’influsso di certe tendenze culturali dell’epoca, che distoglievano i fedeli dal Vangelo. Il nostro contesto culturale, cari giovani, ha numerose analogie con quello dei Colossesi di allora. Infatti, c’è una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società, prospettando e tentando di creare un "paradiso" senza di Lui. Ma l’esperienza insegna che il mondo senza Dio diventa un "inferno": prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza. Al contrario, là dove le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano nella verità e ascoltano la sua voce, si costruisce concretamente la civiltà dell’amore, in cui ciascuno viene rispettato nella sua dignità, cresce la comunione, con i frutti che essa porta. Vi sono però dei cristiani che si lasciano sedurre dal modo di pensare laicista, oppure sono attratti da correnti religiose che allontanano dalla fede in Gesù Cristo. Altri, senza aderire a questi richiami, hanno semplicemente lasciato raffreddare la loro fede, con inevitabili conseguenze negative sul piano morale.
Ai fratelli contagiati da idee estranee al Vangelo, l’apostolo Paolo ricorda la potenza di Cristo morto e risorto. Questo mistero è il fondamento della nostra vita, il centro della fede cristiana. Tutte le filosofie che lo ignorano, considerandolo "stoltezza" (1 Cor 1,23), mostrano i loro limiti davanti alle grandi domande che abitano il cuore dell’uomo.


Per questo anch’io, come Successore dell’apostolo Pietro, desidero confermarvi nella fede (cfr Lc 22,32). Noi crediamo fermamente che Gesù Cristo si è offerto sulla Croce per donarci il suo amore; nella sua passione, ha portato le nostre sofferenze, ha preso su di sé i nostri peccati, ci ha ottenuto il perdono e ci ha riconciliati con Dio Padre, aprendoci la via della vita eterna. In questo modo siamo stati liberati da ciò che più intralcia la nostra vita: la schiavitù del peccato, e possiamo amare tutti, persino i nemici, e condividere questo amore con i fratelli più poveri e in difficoltà.


Cari amici, spesso la Croce ci fa paura, perché sembra essere la negazione della vita. In realtà, è il contrario! Essa è il "sì" di Dio all’uomo, l’espressione massima del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Infatti, dal cuore di Gesù aperto sulla croce è sgorgata questa vita divina, sempre disponibile per chi accetta di alzare gli occhi verso il cielo.


Cari giovani,
…Aprite e coltivate un dialogo personale con Gesù Cristo, nella fede. Conoscetelo mediante la lettura dei Vangeli e del Catechismo della Chiesa Cattolica; entrate in colloquio con Lui nella preghiera, dategli la vostra fiducia: non la tradirà mai! …


Verso la Giornata Mondiale di Madrid


…Cari amici, vi rinnovo l’invito a venire alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Con gioia profonda, attendo ciascuno personalmente: Cristo vuole rendervi saldi nella fede mediante la Chiesa. La scelta di credere in Cristo e di seguirlo non è facile; è ostacolata dalle nostre infedeltà personali e da tante voci che indicano vie più facili. Non lasciatevi scoraggiare, cercate piuttosto il sostegno della Comunità cristiana, il sostegno della Chiesa! Nel corso di quest’anno preparatevi intensamente all’appuntamento di Madrid con i vostri Vescovi, i vostri sacerdoti e i responsabili di pastorale giovanile nelle diocesi, nelle comunità parrocchiali, nelle associazioni e nei movimenti. La qualità del nostro incontro dipenderà soprattutto dalla preparazione spirituale, dalla preghiera, dall’ascolto comune della Parola di Dio e dal sostegno reciproco.

Cari giovani, la Chiesa conta su di voi! Ha bisogno della vostra fede viva, della vostra carità creativa e del dinamismo della vostra speranza. La vostra presenza rinnova la Chiesa, la ringiovanisce e le dona nuovo slancio. Per questo le Giornate Mondiali della Gioventù sono una grazia non solo per voi, ma per tutto il Popolo di Dio. La Chiesa in Spagna si sta preparando attivamente per accogliervi e vivere insieme l’esperienza gioiosa della fede. Ringrazio le diocesi, le parrocchie, i santuari, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti ecclesiali, che lavorano con generosità alla preparazione di questo evento. Il Signore non mancherà di benedirli. La Vergine Maria accompagni questo cammino di preparazione. Ella, all’annuncio dell’Angelo, accolse con fede la Parola di Dio; con fede acconsentì all’opera che Dio stava compiendo in lei. Pronunciando il suo "fiat", il suo "sì", ricevette il dono di una carità immensa, che la spinse a donare tutta se stessa a Dio. Interceda per ciascuno e ciascuna di voi, affinché nella prossima Giornata Mondiale possiate crescere nella fede e nell’amore. Vi assicuro il mio paterno ricordo nella preghiera e vi benedico di cuore.


BENEDICTUS PP XVI